Yalta 2 – Che giochi sporchi sul Mar Nero
Cosa veramente accadde a Yalta.
Uno storico risponde
Attorno al tavolo
Churchill, Roosevelt e Stalin
non si spartirono l’Europa.
Che era già spartita.
Proprio come piaceva a Baffone
Yalta 2 – È il nome di una località
sul Mar Nero, in Crimea,
dove si riunirono
il 4 febbraio del 1945
i tre Grandi
della coalizione antinazista,
Stalin, Churchill e Roosevelt.
La Conferenza durò
sino all’11 dello stesso mese.
In essa fu presa una serie
di accordi relativi alla sistemazione
del continente europeo
in previsione
della fine della guerra,
nonché
alle successive mosse
nei confronti del Giappone.
Questo vertice degli alleati,
il penultimo di una lunga serie
che doveva concludersi
di lì a pochi mesi a Potsdam,
è sempre stato al centro
dell’attenzione di storici e giornalisti.
Yalta 2
Tanti anni di analisi e commenti
hanno creato il mito di Yalta;
il nome di questa cittadina balneare
è divenuto una sorta
di affermazione apodittica,
inconfutabile.
Dire Yalta
significa evocare
l’Europa dei blocchi,
la divisione del mondo
in sfere d’influenza,
l’origine della Guerra fredda.
Per altri è ricorrente parlare
degli errori di Yalta,
con riferimento alle presunte
eccessive concessioni,
da parte soprattutto di Roosevelt,
nei confronti di Stalin.
Chi segue sulla stampa
o alla televisione
le vicende di politica estera,
avrà constatato come Yalta
ricorra frequentemente
in quanto simbolo
dello status quo
del Vecchio continente.
***
Yalta 2 – L’argomento
è certo molto complesso,
anche perché
non tutti i verbali
delle diverse sedute
sono stati pubblicati,
specialmente da parte sovietica.
Come per tutti i temi
di questa portata,
è pressoché impossibile
approntare un’unica
risposta esauriente
per le diverse questioni.
Si può semmai
cercare di formulare anzitutto
delle domande precise:
1. Avvenne effettivamente a Yalta
una spartizione dell’Europa?
2. Gli alleati occidentali
abbandonarono al loro destino
le popolazioni dell’Est europeo,
soprattutto la Polonia,
per la quale in definitiva
la Gran Bretagna e la Francia
erano entrate in guerra?
Yalta 2
Al primo quesito si può rispondere
in senso negativo per almeno 1’80%.
Non vi fu in linea generale
spartizione dell’Europa a Yalta,
per il semplice fatto ch’essa
era già avvenuta sul terreno.
Le truppe sovietiche
occupavano Polonia,
Romania, Bulgaria,
combattevano in Ungheria,
si trovavano in Jugoslavia.
Erano penetrate
in Cecoslovacchia
e si apprestavano
a invadere l’Austria.
Le tappe
di questa spartizione di fatto
sono marcate
da episodi drammatici,
che mettono in chiara luce
le intenzioni sovietiche
sin dall’inizio.
La Polonia ad esempio.
***
Yalta 2 – Senza
risalire necessariamente
al tragico episodio
delle fosse di Katyn,
le vicende
dell’insurrezione di Varsavia
sono emblematiche.
Trecentomila fra combattenti
dell’Armata nazionale polacca
e civili trovarono la morte
sotto gli occhi
dell’Armata rossa
che non solo
rimase volontariamente inerte
ma impedì il lancio
di rifornimenti e soccorsi
da parte degli angloamericani.
Pressappoco
nello stesso periodo (agosto 1944),
l’insurrezione della Slovacchia
incontrava la stessa sorte.
Qui i sovietici
furono fermati dai tedeschi,
ma in ogni caso si opposero
all’invio di soccorsi
da parte degli alleati occidentali.
Appare chiara
in entrambi i casi
la volontà di impedire il successo
di insurrezioni locali autonome,
suscettibili di preferire
la protezione angloamericana
a quella sovietica.
Yalta 2
Non meno significative
sono le vicende bulgare.
La Bulgaria non era neppure
in stato di belligeranza
con l’Unione Sovietica.
Il governo di re Boris
aveva dichiarato guerra
soltanto a Stati Uniti
e Gran Bretagna.
Nel settembre del ’44,
mentre l’Armata rossa
raggiungeva il Danubio,
un nuovo governo filoccidentale
tentò di trattare l’armistizio
con Londra e Washington.
Questo non impedì
che l’Unione Sovietica
il 5 settembre
dichiarasse guerra a Sofia
e invadesse il Paese;
il governo legittimo
fu sostituito
da un fronte patriottico
dominato dai comunisti.
***
Yalta 2 – A Yalta quindi
Roosevelt e Churchill
si trovarono in gran parte
di fronte a un fatto compiuto.
Molto vi sarebbe
naturalmente da dire
sulle ragioni che avevano portato
a questo risultato
e sui gravi errori commessi
soprattutto dagli americani;
ma non è questa la sede.
Quello che conta
è che a Yalta gli occidentali
non poterono far altro
che cercare di salvare il salvabile,
soprattutto in rapporto
alla rappresentatività
e democraticità dei governi
dei Paesi interessati.
Il guaio è
che essi lo fecero male,
con ulteriori concessioni
ai sovietici
sia sul piano formale
che sostanziale.
Ad esempio con la «Dichiarazione
per le zone liberate»,
i governi delle tre grandi potenze
si erano impegnati
a garantire
una normalizzazione democratica,
attraverso libere elezioni,
nei Paesi liberati
dal dominio nazista.
Ma la formula prescelta
risultava troppo generica
e permetteva
più di una scappatoia legale
ai sovietici
per non stare ai patti;
Lo si vide due settimane dopo,
quando Stalin mandò il fido Viscynski
a Bucarest per intimare al re Michele
di costituire un governo comunista
(cosa fatta in due ore e cinque minuti).
Yalta 2
A stretto rigore non era ancora
una violazione dei trattati, poiché
secondo le clausole dell’accordo
occorreva il consenso unanime
dei tre alleati
per dichiarare irregolare
e antidemocratica
la situazione di un Paese;
e per Mosca in Romania,
occupata dalle truppe sovietiche,
tutto era regolarissimo.
Naturalmente vi sarebbe
un elenco di violazioni
degli Accordi di Yalta
ben più sfacciati e indiscutibili
anche sul piano
strettamente giuridico,
che qui
sarebbe troppo lungo
elencare.
Basti come esempio
la trappola in cui
le autorità militari sovietiche
attirarono nel marzo del ’45
i capi
dell’Armata nazionale polacca,
dando loro ad intendere
di desiderare una trattativa;
furono tutti arrestati
e processati (tranne uno);
questo nonostante
le garanzie sulla possibilità
di un governo polacco
adeguatamente rappresentativo
di tutte le componenti democratiche
della nazione.
***
Yalta 2 – Resta il fatto
che Roosevelt e Churchill
si prestarono a fornire
copertura politica
all’azione sovietica
soprattutto con altre concessioni
che dovevano costituire
l’inizio di una politica
di accondiscendenza
nei confronti di Mosca.
Lasciamo perdere gli accordi
per l’intervento sovietico
contro il Giappone,
dato che all’epoca
non si avevano ancora
notizie precise
sull’efficacia della bomba atomica
e si paventava
una lunga resistenza giapponese.
Risulta invece incomprensibile
l’assegnazione di tre seggi a Stalin
nella costituenda Onu,
con l’aggiunta all’Urss
propriamente detta
di Ucraina e Bielorussia.
Più gravi ancora
sono le concessioni
da parte americana
che risulteranno sul terreno
durante gli ultimi mesi di guerra.
Yalta 2
Nonostante le rimostranze di Churchill,
che per la verità aveva sempre visto
più chiaro di Roosevelt,
gravemente malato all’epoca di Yalta
e con collaboratori
non sempre all’altezza
o addirittura infidi
(il direttore
degli Affari politici speciali
del dipartimento di Stato,
Alger Hiss,
era una spia filosovietica),
gli Stati Uniti
col nuovo presidente Truman,
non si lasciarono persuadere
ad avanzare sino a Praga,
pur avendone le possibilità
e si ritirarono anche
da molte zone della Germania,
in alcuni casi
per centinaia di chilometri.
Questo nonostante
il premier inglese affermasse
che nessun patto,
a Teheran o a Yalta,
avesse stabilito qualcosa
in proposito;
evidentemente per quello
che lui sapeva.
Non c’è bisogno di sottolineare
che la liberazione
da parte americana
della Cecoslovacchia occidentale
avrebbe potuto avere
conseguenze rilevanti
per tutto lo scacchiere centroeuropeo.
***
Yalta 2 – Con ciò
si può rispondere forse
anche alla seconda domanda
da noi formulata.
Gli alleati occidentali
molto probabilmente
non avrebbero potuto far nulla
per mutare le sorti delle nazioni
dell’Europa orientale,
esclusa la Cecoslovacchia;
ma certo, con la loro
successiva acquiescenza
e politica di concessioni
finirono per rendersi
moralmente complici
(soprattutto gli Stati Uniti)
della sistemazione de facto.
D’altro canto
occorre anche aggiungere
che una nuova guerra
era inimmaginabile
e che l’opinione pubblica statunitense
non avrebbe neppure preso
in considerazione la possibilità
di un acuto stato di tensione
con l’Unione Sovietica,
perlomeno nel 1945.
In realtà
la maggior parte dei giochi
era stata fatta sul campo
prima di Yalta.
Come giustamente ha detto
un insigne commentatore,
raramente (molto raramente)
la diplomazia riesce
a modificare il verdetto delle armi.
Bruno Gallotta, «Che giochi sporchi
sul Mar Nero», in “Il Sabato”,
9 – 15 febbraio 1985, pp. 12-13.
Foto: Winston Churchill
in visita alle truppe inglesi /
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