Venire dal sud del mondo3 – Seconda parte
Le prime critiche
Venire dal sud del mondo3 – Eppure,
trascorse poche settimane,
sono spuntate le prime critiche,
le prime riserve.
E non si trattava solo del commento,
molto superficiale e offensivo,
di quel presule italiano
che riduceva tutto
a «folklore latinoamericano».
Prelati autorevoli,
compreso qualche porporato,
hanno cominciato a parlare
di scarsa preparazione di Francesco
in materia dottrinale.
Era un’accusa molto grave,
molto pesante,
nei confronti di chi
era stato appena incaricato
di guidare la Chiesa universale.
Tanto che il cardinale Angelo Scola,
a quel tempo arcivescovo di Milano,
ha sentito il bisogno di intervenire.
Dicendosi convinto
di come quelle critiche
derivassero da una scarsa conoscenza
– se non, peggio,
da uno snobistico disinteresse –
della cultura,
della teologia e della storia,
che erano dietro
l’esperienza di Bergoglio.
Venire dal sud del mondo3
C’era del vero,
in quel che sosteneva Scola.
Ma a pensarci bene,
e a considerare il modo
in cui si è successivamente
manifestato e allargato
lo schieramento degli oppositori,
c’era sicuramente dell’altro.
C’era che
un po’ tutti gli elementi di novità
della elezione di Bergoglio,
se da una parte comprovavano
una straordinaria evoluzione
nella storia del cattolicesimo,
dall’altra però rappresentavano
altrettanti punti di contrasto
con la visione di Chiesa,
e di missione della Chiesa nel mondo,
che avevano ancora in molti,
sia tra vescovi e preti
si tra gli stessi fedeli laici.
Vediamo concretamente
***
Venire dal sud del mondo3 – L’elezione
di un Papa latinoamericano
dava una completezza alla cattolicità,
alla universalità della Chiesa,
diventata realmente «mondiale».
Era il tramonto definitivo
dell’eurocentrismo ecclesiale.
Con papa Wojtyla
– dopo la bellezza di 456 anni! –
era finito
il monopolio italiano sul papato;
con Bergoglio,
finiva il monopoli europeo.
La Chiesa, in questo modo,
si apriva alla pluralità,
alla varietà dei carismi,
delle esperienze,
delle forme di vita spirituale,
liturgica e missionaria.
***
Venire dal sud del mondo3 – E invece,
ciò che era ricchezza
per la proiezione universale della Chiesa,
si è trasformato in motivo di apprensione
per quanto continuavano a sostenere
la superiorità del «logos» occidentale
quale unico vero interprete
del messaggio cristiano.
E temevano
che la Chiesa latinoamericana
– considerata altezzosamente,
fino a pochi anni prima,
«oggetto» di evangelizzazione –
coltivasse l’ambizione di scavalcare,
se non addirittura di «colonizzare»,
la Chiesa europea,
e diventare così
capofila del cattolicesimo mondiale.
Un fronte tradizionalista
Venire dal sud del mondo3 – Seconda novità.
L’elezione di un Papa,
scelto «quasi alla fine del mondo»,
era la naturale premessa perché la Chiesa,
guardando la realtà da altri orizzonti,
potesse riprendere coscienza
della propria identità,
della propria funzione,
e ridefinire così
le linee e gli obiettivi
dell’azione evangelizzatrice.
Insomma,
una Chiesa più attenta
ai «feriti» dalla vita,
a quanti hanno più bisogno.
Una Chiesa più centrata
sulla dimensione pastorale
dell’esistenza delle persone.
Una Chiesa più collegiale,
più sinodale,
come dire che ogni Chiesa locale
avrebbe potuto realizzarsi
nel proprio tempo
e nel proprio luogo.
***
Venire dal sud del mondo3 – E invece,
ciò che era nuova vitalità,
nuovo modo di vivere
la vocazione cristiana,
è stato visto come una minaccia
da quanti erano ancora legati
al vecchio sistema clericale.
Legati a una Chiesa strutturata
in senso gerarchico, piramidale,
dove l’universalità
viene identificata con il «centro»,
con Roma,
mortificando le periferie
e considerandole semplici «appendici».
Una Chiesa autoreferenziale,
e dove l’attenzione
ai poveri, agli esclusi,
è sostanzialmente
una forma di promozione sociale,
e non il «cuore»
del messaggio di Cristo.
Venire dal sud del mondo3
Inoltre,
cominciava a crescere
il malcontento per un governo
che procedeva
in maniera discontinua,
improvvisata, altalenante.
Tipico di un Papa gesuita,
pragmatico, abituato
a mettere in moto dei «processi»,
ad aspettarne gli sviluppi,
la maturazione, e quindi
a rimandare le decisioni.
Tutto il contrario
del formalismo scolastico
che imperava ancora
negli ambienti della Curia romana.
Tutto il contrario
di una precettistica
mai messa veramente da parte,
e soprattutto il contrario
delle ferree leggi contenute
nel Codice di diritto canonico.
***
Venire dal sud del mondo3 – Un’altra
novità di peso.
L’elezione di un Papa,
rimasto fuori
dai contrasti post-conciliari,
sembrava oggettivamente preludere
al dissolversi del clima di stagnazione
che da qualche tempo aleggiava
sulla comunità cattolica.
E che era la diretta conseguenza
dell’intellettualismo, del bizantinismo,
di molti dibattiti teologici.
E, più ancora,
dalle dispute attorno
al falso dilemma
continuità-discontinuità
(della Chiesa,
plasmata dal Vaticano II,
rispetto alla Chiesa di prima),
dispute
che avevano letteralmente bloccato
l’opera di attuazione del Concilio.
***
Venire dal sud del mondo3 – E invece,
proprio ciò che di nuovo
impersonava il nuovo Papa
– l’impostazione pastorale e missionaria,
il rilancio del Vaticano II
e, in particolare,
di una vera decentralizzazione –
non solo ha messo in allarme
molti degli stessi cardinali
che avevano eletto Bergoglio;
ma, per reazione, ha fatto
uscire allo scoperto l’opposizione
di un fronte tradizionalista,
che si era rafforzato,
volente o no Benedetto XVI,
sul finire
del precedente pontificato.
E che adesso
tirava fuori gli artigli.
Cambio di alleanze
Venire dal sud del mondo3 – Infine,
altra novità,
l’elezione di un Papa
venuto dal Sud del mondo
rappresentava chiaramente
una sorta di riequilibrio
tra le diverse aree del pianeta.
Francesco poteva offrire,
come punto di riferimento morale
ma anche politico,
un di più di credibilità e di garanzia
nell’essere al di sopra delle parti
(com’è stata di recente
la sua mediazione
per rafforzare l’accordo di pace
tra governo
e guerriglia in Colombia).
Non solo,
ma, proprio per la sua provenienza,
papa Bergoglio poteva dare voce,
una voce finalmente ascoltata,
ai popoli dell’emisfero meridionale.
Così come era in grado
di imporre
un approccio ai problemi mondiali
in una visione unitaria,
e nella linea
di una interdipendenza
ormai ineludibile.
***
Venire dal sud del mondo3 – E invece,
proprio ciò che sanzionava
il superamento di una geopolitica
ancora ferma allo scontro fra Nord e Sud,
ha avuto degli esiti singolari,
se non sconcertanti.
La Santa Sede – anche in seguito
a una realpolitik a tutto campo
da parte della diplomazia vaticana –
s’è trovata ad operare
un clamoroso cambio
rispetto alle alleanze tradizionali.
Non più l’Europa
(considerata da Bergoglio
un continente che «ha paura»,
chiuso su se stesso),
non più gli Stati Uniti
(specie dopo l’arrivo di Trump
alla presidenza);
bensì la Russia, la Cina, l’Iran,
come interlocutori più importanti.
Il che
può essere giudicato positivamente
da chi (islam compreso)
identificava da sempre
la Chiesa cattolica con l’Occidente;
ma presenta non pochi rischi
e incognite,
a motivo delle tante ambiguità
dei nuovi partner.
Venire dal sud del mondo3
Appunto.
Sono le contraddizioni
di questo pontificato.
Alle spinte dei rivoluzionari,
che tendono ad accelerare i tempi,
senza fermarsi
davanti a nessun ostacolo,
a nessuna complicazione,
pur di conquistare
sempre nuovi traguardi
e sempre più avanzati;
si scatenano automaticamente
le controspinte,
ossia le resistenze, le opposizioni
di quanti sono contrari
per principio a quelle riforme,
o non riescono
a seguire il percorso
– a volte troppo complicato,
o estemporaneo,
a volte troppo impetuoso,
troppo decisionista,
se non autoritario – dei riformatori.
Contraddizioni, tutte quante,
che pesano indubbiamente
sulla vita
e la missione del cattolicesimo.
Ma che non devono,
non possono oscurare
quel che c’è nel profondo
di questo tentativo epocale
di cambiamento.
Gian Franco Svidercoschi, «Un Papa
che divide? Le inevitabili contraddizioni
di un pontificato rivoluzionario»,
Rubbettino Ed., Soveria Mannelli
(Catanzaro), 2018, pp. 23-27.
Foto: Elezione di Papa Francesco /
ilgiornale.it