Tolstoj Lev
Tolstoj Lev, Il racconto di Koni,
Passigli Editori, L. 12.000
Il Vangelo di Tolstoi,
Quattro Venti Edizioni, L. 14.000
Tolstoj – Sono uscite,
edite da due piccole case editrici,
due opere del Tolstoj maturo,
quello,
per intenderci,
del «tempo virile»,
che Pietro Citati ha definito
«freddo, austero
e moralmente tedioso»,
ma che molto ci dicono
sul tormento interiore
di un uomo
alla ricerca della «verità».
Tolstoj
Il racconto di Koni
è la prima stesura
redatta da Tolstoj
nel 1889-’90,
di Resurrezione,
il romanzo
che richiese all’autore
dieci anni di lavoro.
È il nucleo originale di un’opera
la cui ispirazione fu data a Tolstoj
dal racconto di un suo amico
(A.F. Koni appunto)
che gli narrò la vicenda
di una prostituta
accusata di furto
e riconosciuta da un giurato
come la donna
da lui amata in gioventù.
Il racconto dell’amico lievita
nell’animo del grande scrittore
assume forma compiuta
in questa prima redazione,
non priva di una sua autonomia e
di una ben precisa dimensione poetica.
Come infatti sottolinea
Mario Pomilio nella prefazione,
Il racconto di Koni
«possiede una compattezza
che nel romanzo risulterà diluita;
ed una sicurezza,
una solidità d’impianto
e, per dir tutto, un’unità che…
avrebbero potuto allinearlo
ai grandi racconti
della vecchiaia di Tolstoj».
***
Tolstoj – Gli assoluti protagonisti
di quest’opera
sono il principe Nechljudov
e la giovane Katuska.
Nechljudov è un uomo
perennemente tormentato
dall’incapacità di scegliere
e di decidere la propria vita;
tormentato dalle tentazioni populiste
ammiratore delle opere di Henry George,
si trova a vivere da principe
nella Russia zarista,
con tutte le contraddizioni del caso.
Perennemente rinviata
una scelta degna di tale nome,
egli incontrerà sulla sua strada
Katuska, il personaggio
più poetico di questo racconto;
un personaggio
rispetto al quale
– scrive ancora Pomilio –
«tutto il resto vive di riflesso,
illuminato dalla sua luce,
volta a volta fresca o implacabile».
Tolstoj
Abbandonatala giovanissima
ed innocente,
Nechljudov la ritrova
nelle vesti di una prostituta
accusata di furto ed omicidio.
È a questo punto
che le incertezze di Nechljudov
scompaiono
e la volontà di espiazione,
il pentimento
per la vita trascorsa
con troppa interiore leggerezza
e la scelta populista
si sintetizzano
nel matrimonio con Katuska.
Se questo slancio
è certamente
sin troppo intellettualistico
è facile ritrovare in questa ricerca
di coerenza e di certezza
quella stessa di Tolstoj.
***
Tolstoj – Da essa nasce
Il Vangelo di Tolstoj,
la testimonianza cristallina
di un uomo
a cui la vita chiede
una risposta senza tentennamenti:
«All’età di cinquant’anni
io fui assalito dalla disperazione
e dal desiderio di suicidarmi;
ma rammentando che prima,
quando, durante l’infanzia,
io credevo,
la vita per me aveva un senso…
cominciai a studiare
il cristianesimo.
Fonte della dottrina cristiana
erano i Vangeli,
e nei Vangeli io trovai
la spiegazione del senso
che guidava la vita
di tutti gli uomini
che vivevano di vita autentica».
Tolstoj
Ma attenzione,
il Vangelo di Tolstoj
è tale di nome e di fatto.
Volontariamente privato
d’ogni dimensione metafisica
vuol essere
l’edificante decalogo
della vita terrena:
«Non guardo»
– scrive infatti Tolstoj –
«al cristianesimo né come
ad un’eccezionale rivelazione divina
né come ad un fenomeno storico,
guardo al cristianesimo
come ad una dottrina
che attribuisce
un senso alla vita».
Ne discende così la concezione
soprattutto umana di Cristo;
basterebbe a confermarlo
la conclusione di questo Vangelo
che si arresta
allo spirare terreno di Gesù,
ma tanti altri momenti
confermano questa interpretazione,
come ad esempio
le parole di Cristo
durante l’ultima cena:
«Prima né io né voi
avevamo bisogno di niente.
Voi camminavate
senza borsa
e senza calzari di ricambio;
ed è così
che io vi avevo comandato.
Ma ora
che mi considerano
un trasgressore della legge,
non possiamo più vivere
in questo modo,
anzi dobbiamo munirci di tutto,
munirci persino di coltelli,
affinché non ci facciano perire invano».
***
Tolstoj – Ebbene questo Vangelo
è il grido di un uomo,
Tolstoj, il quale,
tormentato da una ragione
che negava la vita
e da una fede che
– a suo dire –
negava la ragione,
sceglie la via personalissima
di una «fede senza religione».
Nella Risposta
al Sinodo ortodosso,
che l’aveva richiamato
ad una coerenza impossibile,
lo scrittore infatti scrive:
«Ho cominciato
con l’amare la fede ortodossa
più della mia tranquillità,
poi ho amato il cristianesimo
più della mia Chiesa,
ora amo la verità
più di tutto il mondo.
E da allora
la verità coincide per me
con il cristianesimo,
come io l’intendo».
***
Tolstoj – La forza esclusiva,
senza incertezze, di questo «io»
non consente false interpretazioni
e la dice lunga sul perché
Tolstoj sia incapace di cogliere
la dimensione dell’eterno nei Vangeli.
Egli infatti,
non sapendo rinunciare
a quell’io in cui tanto crede,
si chiude automaticamente la via
verso quella salvezza
ch’è innanzitutto
umile accettazione
di un disegno divino
a noi superiore;
proprio per questo
nella ricerca ostinata
di una propria verità
Tolstoj assume
la disperata dimensione
di «un messia nuovo,
grande e tormentato».
Gian Franco Colombo,
«Il Vangelo secondo Leone», in
“Il Sabato”, 3-9 novembre 1984,
p. 27.
Foto: Lev Tolstoj / it.wikipedia.org