Sofonia

Sofonia – Sof 3,14-18a – Domenica III di Avvento – C

Sofonia: «Guai a Gerusalemme, città ribelle e impura, alla città tiranna! Non ha mai dato ascolto all’invito, non ha mai accettato il richiamo! Nel Signore non ha posto fiducia, al suo Dio non si è avvicinata! I suoi capi dentro di lei sono leoni ruggenti; i suoi giudici, lupi alla sera, che non hanno sbranato nulla al mattino; i suoi profeti sono millantatori, uomini bugiardi; i suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge!» (Sof 3, 1-4). Inizia così il terzo capitolo del libro del profeta Sofonia dal quale è tratta la Prima Lettura di oggi.

Siamo in uno dei momenti più difficili della storia di Israele. In Gerusalemme tutti sono corrotti: il re, i sacerdoti, i profeti e i giudici; il popolo ha abbandonato la fede e tradito il suo Dio.

Che fare in una simile situazione? Sofonia non ha alternative: comincia a minacciare catastrofi. Le prime parole che pronuncia, in nome del Signore, sono: «Sì. Sopprimerò tutto dalla faccia della terra! Oracolo del Signore… cancellerò l’uomo dalla faccia della terra» (Sof 1,2-3). Poi continua: «È vicino il gran giorno del Signore, è vicino e arriva in gran fretta!… Giorno di collera, quel giorno, giorno di angustia e di tribolazione; giorno di turbine e tempesta; giorno di tenebre e caligine; giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli e grida di battaglia…» (Sof 1,14-16) e avanti su questo tono fino quasi alla fine del suo libro.

Poi, improvvisamente, ecco la profezia contenuta nella nostra lettura, composta da due minuscole unità:; un invito alla gioia vv. 14-15 e una parola di consolazione vv. 16-18

Rivolto al popolo Sofonia esclama: «Giubila, figlia di Sion, rallegrati, Israele, gioisci ed esulta di tutto cuore, figlia di Gerusalemme» (v. 14)… «In quel giorno si dirà a Gerusalemme: “Non temere, Sion, non ti lasciar cadere le braccia!”» (v. 16).

Il cambiamento di tono è tanto evidente quanto inatteso e di primo acchito inspiegabile.

Come mai dalle minacce Sofonia passa all’invito alla gioia, alla serenità, alla fiducia? Cos’è accaduto, cos’è cambiato in Gerusalemme? Il popolo ha fatto forse penitenza, si è convertito, ha cambiato vita?

No. La ragione è un’altra: il Signore ha revocato la condanna. Gerusalemme non sarà punita, non sarà colta da alcuna sventura. «Il Signore ha cancellato i decreti della tua condanna, ha sviato altrove il tuo nemico» (v. 15). È stata una sposa infedele – è vero – ha tradito il suo Dio, ma egli non la allontanerà da lui per sempre. «Il Signore esulterà di gioia per te, ti rinnoverà per il suo amore» (v. 17) e lei tornerà a essere bella come una giovinetta, diverrà la consolazione del suo sposo che con lei sarà felice: «… danzerà per te giubilando, come nei giorni di festa!» (vv. 17-18).

E i castighi minacciati?

Dal questo oracolo di Sofonia risulta evidente in che consiste il giorno di collera del Signore. Non è il momento in cui egli perde la pazienza, si arrabbia per la malvagità degli uomini e decide di punirli; è il giorno in cui riesce finalmente a far trionfare il suo amore.

La collera di Dio non si scaglia contro il peccatore, ma contro il peccato. Dio compie solo opere di salvezza.

Il profeta Sofonia, vissuto in un tempo in cui il suo popolo era vicino alla rovina, annuncia la vittoria dell’amore di Dio sul peccato e la trasformazione radicale della situazione sociale, politica e religiosa. Ecco la ragione per cui invita a gioire.

Di fronte a certe espressioni della Bibbia che parlano di minacce, castighi di Dio, ci può essere una paura che causa solo angosce e fobie, che introduce in una visione negativa e pessimistica della vita, che porta alla depressione, che fa ripiegare sui rimorsi e fa intravedere un Dio giustiziere che aspetta l’uomo per la resa dei conti. Questa paura è ingiustificata e fa il gioco degli atei e dei miscredenti i quali incitano ad abbandonare questa fede che blocca la crescita, impedisce la realizzazione e la felicità dell’uomo.

La paura può, invece, avere una funzione positiva nella nostra vita: segnala gli effetti pericolosi che derivano da scelte insensate, suggerisce ponderazione e induce alla saggezza. Anche Sofonia è ricorso alle minacce. Lo ha fatto per denunciare la miseria morale del suo popolo e per mettere in guardia dai disastri che ne sarebbero derivati.

Salutare, però, è solo la paura che deriva dalla percezione, chiara e immediata, delle conseguenze negative delle scelte di peccato. Tuttavia, perché possa essere di aiuto, deve essere collocata all’interno del progetto di salvezza di Dio, deve essere affiancata e sostenuta dalla ferma convinzione che l’amore di Dio finirà comunque per prevalere, deve – come suggerisce Sofonia oggi – sfociare sempre nella gioia.

Questo oracolo di Sofonia è importante perché Luca lo utilizza per descrivere l’annunciazione a Maria. Le espressioni: «Rallegrati, non aver paura, il Signore è dentro di te» sono le stesse che l’angelo rivolgerà a Maria. L’evangelista Luca le riprende per dirci che la profezia si è realizzata quando in Maria il Figlio di Dio ha preso la nostra forma mortale.

In Gesù di Nazaret, Dio è realmente venuto ad abitare in mezzo al suo popolo, ha portato la salvezza e con essa la pienezza della gioia.

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