Pio XII e Ribbentrop.
Nel libro di M.L. Napolitano momenti di storia diplomatica vaticana.
La parola alle carte d’archivio.
M.L. Napolitano dimostra,
documentando ogni affermazione,
come la normalizzazione fosse
«desiderata dalla Germania,
e non dal Vaticano;
ed era una falsa normalizzazione,
basata su qualche barocchismo di facciata».
Pio XII e Ribbentrop
«I pochi giorni passati
sono stati emozionanti
da un punto di vista esteriore.
Ho visitato Roma
mentre ancora
si combatteva
per le strade
e ho pronunciato
il Sermone
alla Sinagoga Maggiore
il sabato della Liberazione,
di fronte a un’assemblea
di 4000 persone.
Molti di costoro
erano usciti da grotte,
catacombe
e luoghi segreti
sia del sottosuolo
sia delle chiese.
Il ruolo del Papa
e dei molti monasteri
che hanno nascosto
gli ebrei dai nazisti
e li hanno
occultamente nutriti,
quando
la loro individuazione
avrebbe potuto significare
il sequestro del Vaticano
da parte dei nazisti,
è a mio avviso
un’aggiunta luminosa
alla storia della Cristianità».
Pio XII e Ribbentrop
Sono le parole
di un giovane rabbino
di origini canadesi
al seguito
delle truppe americane,
pubblicate
il 22 giugno 1944.
A scriverle
fu Morris Norman Kertzer
(1910-1983),
padre dello storico
David Kertzer,
autore di libri molto duri
nei confronti
di Papa Pacelli.
***
Pio XII e Ribbentrop
È certamente inconsueto
parlare di un libro
svelandone la fine.
Si conclude così,
con questa citazione,
l’ultima fatica
di Matteo Luigi Napolitano,
docente di Storia
delle Relazioni Internazionali
all’Università del Molise,
il libro Il secolo di Pio XII
(Milano, Luni Editrice, 2023,
pagine 624, euro 28).
Il volume racconta momenti
di storia diplomatica vaticana
del Novecento
e in diciassette capitoli,
grazie alle nuove risultanze
degli Archivi vaticani
sul pontificato pacelliano,
analizza diversi episodi,
dalle pagine
più tragiche della Shoah
alla vicenda del dramma
Il Vicario di Rolf Hochhuth.
Pio XII e Ribbentrop
Abbiamo scelto
di partire dalla fine
perché uno degli argomenti
affrontati dallo studioso
– che unisce rigore scientifico
e capacità di scrivere
facendosi capire
anche dai non addetti ai lavori –
è la cosiddetta
«trattativa segreta»
fra Hitler e Pio XII,
argomento centrale
con notevoli echi mediatici
di un recente saggio
di David Kertzer
pubblicato nel 2022.
Secondo la sua tesi
il pontefice romano
e il dittatore nazista,
fra la metà del 1939
e il marzo del 1940,
intrattennero contatti
“riservatissimi”,
così segreti
«che nemmeno
l’ambasciatore tedesco
presso la Santa Sede
ne era a conoscenza».
L’oggetto della trattativa,
secondo Kertzer,
era la volontà del Vaticano
di normalizzare
i non facili rapporti con Hitler,
puntando a un vero
e proprio accordo
di natura politica
che superasse
il concordato esistente
inaugurando
una nuova era
nelle relazioni
tedesco-vaticane.
Inoltre,
lo studioso ha scritto
che il Vaticano
avrebbe cercato
di mantenere
questo “segreto”
il più a lungo possibile
e che i quattro gesuiti
curatori
dell’imponente opera
di documenti
della Santa Sede
durante la guerra
avrebbero eliminato
«sistematicamente
ogni riferimento
a questi incontri».
***
Pio XII e Ribbentrop
Bisogna essere grati
a Napolitano,
che ancora una volta
dimostra come la storia
non si fa a colpi
di presunti scoop,
attraverso letture
che finiscono
per essere viziate
da parzialità.
Per comprendere
ciò che è accaduto
serve la pazienza
di compulsare gli archivi
senza tesi preconfezionate.
Pio XII e Ribbentrop
Così,
nel quarto capitolo
del suo libro,
lo storico affronta
e approfondisce
la vicenda
del tentato accordo,
delle trattative
che in realtà non erano
affatto sconosciute
agli studiosi
né occultate
da chi compilò la prima
abbondante serie
di documenti vaticani,
dato che
aprendo il primo volume
degli Actes et Documents
du Saint-Siège
rélatifs à la Seconde
Guerre Mondiale,
pubblicato a cura
di quattro benemeriti
storici gesuiti
per volontà di Paolo VI
già nel 1965,
si legge che
«queste
trattative segrete
in effetti esistevano;
si trattava
dei preliminari
della visita»
di Joachim
von Ribbentrop
in Italia.
Nello stesso volume,
poche pagine più avanti
viene reso noto
un appunto
di monsignor
Domenico Tardini
che il 9 marzo 1940
scrive:
«Lunedì 11,
von Ribbentrop
si recherà
dal S. Padre.
L’udienza
è stata preparata
segretamente
da parecchio tempo…».
***
Pio XII e Ribbentrop
Nelle pagine de
Il secolo di Pio XII
Napolitano dimostra,
documentando
ogni affermazione,
come
la normalizzazione fosse
«desiderata dalla Germania,
e non dal Vaticano;
ed era
una falsa normalizzazione,
basata
su qualche barocchismo
di facciata».
Non è poi vero
che fosse così segreta
al punto da essere ignota
all’ambasciatore tedesco
von Bergen,
dato che proprio lui
era stato convocato
fin dalla primavera
del 1939
per stilare
insieme a Ribbentrop
la roadmap
della normalizzazione
dei rapporti con il Vaticano,
voluta da Hitler
per appianare
i rapporti bilaterali
che non erano affatto distesi.
Di fronte
all’apparente volontà
del Terzo Reich
di arrivare
ad una conciliazione
su nuove basi,
il Papa
e i suoi diplomatici
vollero vedere le carte.
In realtà Hitler
era interessato soltanto
a razionalizzare
la situazione religiosa
nei territori
che i tedeschi
avevano annesso,
dall’Austria
alla Cecoslovacchia,
cancellando
i concordati esistenti
per far prevalere
su tutta l’allora
“grande Germania”
la competenza esclusiva
di Berlino
in materia politica
e religiosa.
Pio XII e Ribbentrop
Da parte sua
Pio XII era invece
interessato a cercare
di aiutare la Chiesa
cattolica tedesca,
restituendo ai cattolici
quella libertà religiosa
nel campo
dell’educazione
e della cura dei giovani
di cui non godevano più.
«Non si trattava insomma
– scrive Napolitano –
di un “patto con il diavolo”
ma di trovare
un modus vivendi
con il regime nazista,
mentre questo proponeva
alla Santa Sede
un modus non moriendi».
In dettaglio
– come si evince
dall’appunto
del 3 gennaio 1940
preparato personalmente
da papa Pacelli,
consegnato al principe
Filippo d’Assia
e destinato ad Hitler,
pubblicato
dal nostro autore
nel suo libro –
Pio XII chiedeva
«la sospensione
degli attacchi
contro il Cristianesimo
e contro la Chiesa
negli scritti del Partito
e dello Stato»;
la cessazione degli
«influssi anti-ecclesiastici
sui giovani
in ambito scolastico»
consentendo
«ai membri cattolici
delle organizzazioni
giovanili statali
e di altre
organizzazioni simili
di adempiere
ai loro doveri religiosi»;
il «ripristino
della libertà della Chiesa
di difendersi apertamente
dagli attacchi pubblici»;
l’astensione
«da ulteriori sequestri
di beni della Chiesa».
Si trattava di quello
che papa Pacelli
considerava
il “minimo sindacale”
per la Chiesa in Germania
e che poneva come base
per la visita del ministro
degli Esteri tedesco
von Ribbentrop
in Vaticano,
il quale, a sua volta,
puntava
a un accomodamento
con la Santa Sede
da usare
per fini propagandistici
così da migliorare
la reputazione dell’Asse
in Italia.
***
Pio XII e Ribbentrop
La visita avvenne
l’11 marzo 1940.
Appena terminato
il faccia a faccia
tra il Pontefice
e von Ribbentrop,
Tardini raccolse a caldo
le immediate impressioni
di Pacelli, il quale
descrisse l’interlocutore
«come un uomo giovane,
ma non troppo vigoroso,
che, quando parla,
si accende
come un esaltato».
Nella versione
del colloquio
di fonte tedesca,
Ribbentrop sosteneva
di aver convinto Pio XII
sul fatto che il clero
in Germania
faceva politica
e questo giustificava
le iniziative
contro la Chiesa.
Negli Archivi vaticani
è conservato un verbale
con il resoconto
del colloquio
durato un’ora e dieci,
dal quale si evince
che a parlare fu molto
il ministro tedesco
e poco il Papa
e che le cose
stavano esattamente
al contrario:
Pacelli aveva contestato
le affermazioni
del suo interlocutore
a proposito del ruolo
che il clero esercitava
nella politica in Germania.
Pio XII e Ribbentrop
Fu dunque Hitler
e non il Papa
a desiderare ardentemente
un nuovo accordo
con il Vaticano,
al fine di offrire
un allentamento della morsa
contro la Chiesa tedesca
in cambio dell’accettazione
da parte di Pio XII
della fine dei concordati
di Baviera, Prussia,
Baden, Austria,
e del Reichskonkordat;
e cancellazione
del concordato cecoslovacco.
Offerta che Pacelli rifiutò.
«La visita di Ribbentrop
– conclude Napolitano –
fu un fallimento
e una delusione».
***
Pio XII e Ribbentrop
La tesi di David Kertzer,
che tanto clamore mediatico
aveva avuto due anni orsono,
viene dunque
messa in discussione
dalle carte.
Mentre rimangono,
con tutta
la loro freschezza
e autenticità,
le parole del padre,
il rabbino Morris Norman,
testimone oculare
di quei frammenti di bene,
di quelle fiaccole
nel buio orrendo
della Shoah,
che videro
molti conventi romani
aprirsi per salvare
la vita ai perseguitati.
Un’azione
che seguiva l’invito
del Vescovo di Roma,
attestato
nel noto articolo
non firmato de
«L’Osservatore Romano»
che subito dopo
la razzia del Ghetto,
nell’ottobre 1943,
parlava della
«operosa carità
universalmente paterna
del sommo Pontefice,
la quale non si arresta
davanti ad alcun confine
né di nazionalità,
né di religione, né di stirpe».
Andrea Tornielli, «Pio XII
e la visita di Ribbentrop», in
“L’Osservatore Romano”,
mercoledì31 gennaio 2024,
p. 7
Foto: PioXII /
ilgiornale.it