Patto Alleanza – Es 24,3-8 – Corpus Domini – Anno B
Patto Alleanza. 1. È un bisogno dell’uomo
convalidare con qualche gesto gli impegni che si assume.
Ad esempio, in una tribù africana il patto è ratificato in modo molto semplice:
i due contraenti prendono un lungo stelo d’erba,
lo rompono e ognuno getta dietro le spalle il pezzo che ha in mano
Così dichiarano il reciproco impegno
a gettare lontano da sé ogni divisione, divergenza, conflitto.
Erano solenni e anche assai complicati i riti con cui,
nell’antichità, i grandi sovrani sancivano l’alleanza con i loro vassalli.
La Bibbia ne riferisce alcuni,
impiegati anche dagli israeliti.
Il più cruento consisteva nello squartare in due parti un vitello
e nel far passare i contraenti fra le sue metà,
dichiarando di essere disposti a subire la sorte toccata all’animale
nel caso che avessero infranto il patto (Ger 34,18).
È chiaramente a questo rito che fa riferimento
l’alleanza stipulata da Dio con Abramo (Gn 15 ),
ma tuttavia va notato che, nell’occasione,
è solo il Signore a passare,
in una fiamma ardente, fra gli animali divisi.
L’inviolabilità di un patto poteva essere stabilita
anche attraverso il gesto di consumare insieme pane
e sale o sale soltanto.
Questo accordo era detto «alleanza di sale» (2 Cr 13,5),
perché, come il sale, doveva essere mantenuto incorruttibile.
2. La I Lettura di oggi fa riferimento tuttavia a un altro rito:
quello con cui Israele sigillò il suo patto-alleanza con il Signore.
Il fatto accadde al terzo mese dall’uscita dall’Egitto (Es 19,1).
Il popolo era radunato ai piedi del Sinai
e Mosè, dopo essere ripetutamente salito sul monte
per dialogare con il Signore,
riferì agli israeliti le parole che aveva ascoltato da Dio.
Il popolo non ebbe esitazioni e, convinto e risoluto,
per due volte ripeté il suo impegno:
«Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!» (v. 3.7).
Mosè mise per iscritto le parole di Dio.
Poi preparò l’occorrente per la celebrazione:
costruì un altare e attorno collocò dodici blocchi di pietra.
Quando tutto fu pronto, incaricò alcuni giovani
di offrire animali in sacrificio al Signore (vv. 4-5),
prese il sangue delle vittime
e ne versò metà sopra l’altare,
metà sopra le dodici pietre (vv. 6-8).
Al fine di comprendere questo rito va ricordato che per i semiti
il sangue era la sede della vita (Lv 17,11-14).
Versare il sangue dell’uomo, cioè uccidere,
era del tutto proibito (Gn 9,5-6); quello degli animali spettava a Dio,
signore di ogni vita. Perciò, nei sacrifici cruenti del tempio,
il sangue veniva sparso sull’altare, che rappresentava Dio.
3. Allora diviene chiaro il significato
della celebrazione dell’alleanza ai piedi del Sinai.
Versando il sangue, metà sull’altare e l’altra metà sul popolo,
simboleggiato dalle dodici stele,
Mosè stabilì un intimo legame di comunione fra Israele e il Signore.
Da quel momento, Dio e il popolo
divennero partecipi di una stessa vita,
erano come membra di un unico corpo,
legati da un unico destino.
Le vicissitudini, le sofferenze, le gioie dell’uno
coinvolgevano anche l’altro,
toccare il popolo equivaleva a colpire Dio,
perché, dice il Signore:
«Come la cintura aderisce ai fianchi di un uomo,
così io volli che aderisse a me tutta la casa di Israele
e tutta la casa di Giuda,
perché fossero mio popolo, mia fama,
mia lode e mia gloria» (Ger 13,11).
4. Al fine di essere felice, per rimanere libero,
Israele avrebbe dovuto mantenere la promessa fatta al Sinai,
avrebbe dovuto credere che le Dieci parole
che aveva ascoltato non erano precetti ingiustificati,
ma un dono del Signore che gli indicava il cammino della vita.
Israele al contrario fece l’esperienza che
«l’uomo non è padrone della sua via,
non è in potere di chi cammina il dirigere i suoi passi» (Ger 10,23).
Infranse il patto, tradì gli impegni presi,
ma Dio non si arrese e decise anzi di stringere una nuova alleanza,
non però una riedizione di quella del Sinai,
ma una qualitativamente nuova:
«Ecco verranno giorni – dice il Signore –
nei quali io concluderò un’alleanza nuova.
Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri,
quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto,
un’alleanza che essi hanno violato.
Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore.
Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo» (Ger 31,31-33).
«Vi darò un cuore nuovo,
metterò dentro di voi uno spirito nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra
e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26-27).
Anche al fine di sancire questa alleanza
sarà necessario del sangue,
non però quello degli animali che si è dimostrato inefficace,
ma quello di colui che offrirà se stesso in sacrificio
«per la nuova ed eterna alleanza».
Fernando Armellini, «Ascoltarti è una festa».
Anno B. Le letture domenicali spiegate alla comunità,
Edizioni Messaggero Padova, Padova 2003, pp. 273-275.
Foto: SS. Corpo e Sangue di Cristo / vivoincristo.wordpress.com