Omelie del mattino 2013/0

Omelie del mattino 2013/0
nella cappella della Domus Sanctae Marthae
Introduzione

 

Con la raccolta
e la pubblicazione dei resoconti
delle Omelie del mattino
di Papa Francesco,
apparsi via via ne
L’Osservatore Romano,

è ora possibile,
anche a quanti
non vi erano presenti,
leggerne ampi brani
e così avvertirne e gustarne
tutta la sostanza.

UNO STILE ORIGINALE

Conversazioni familiari

Omelie del mattino 2013/0 – Si tratta
esattamente di “omelie”,

ed è noto che l’omelia
è un genere letterario
tipicamente cristiano,
che ebbe nei Padri
i suoi modelli illustri,

pensiamo, tra gli altri,
a Basilio, a Giovanni Crisostomo,
ad Ambrogio, ad Agostino.

Jean Leclercq
la definisce

«una conversazione familiare
di un pastore d’anime
con il suo popolo
durante un atto liturgico
su di un testo biblico
suggerito dalla liturgia»

(J. Leclercq, La liturgie
et les paradoxes chrétiens,
Cerf, Paris 1963, p. 208).

Omelie del mattino 2013/0

A importare
è senza dubbio
il sugoso contenuto di queste
“conversazioni familiari”
di Papa Francesco,

ma a risaltare subito
e a impressionare
è già l’originalità
del loro stile,

col suo linguaggio
facile e insieme vivace,

ricco di metafore,
immagini plastiche,
capace di coinvolgere
quanti ascoltano,
di interloquire
con loro,

di riportarli
alle vicissitudini concrete
e abituali della loro vita,

che al Papa preme
di illustrare,
nella varietà dei loro risvolti,
alla luce del Vangelo.

Quindi un linguaggio,
che non indugia
agli approfondimenti
teoretici o speculativi
delle verità di fede,

che certo
ne sono la sorgente,
ma alla loro versione pratica.

Potremmo parlare
di dogma applicato,
di ministero cristiano
nel suo diffondersi quotidiano.

Un linguaggio incisivo.
Immagini e metafore

Omelie del mattino 2013/0
Ho accennato al linguaggio
di queste Omelie del mattino,
dove i concetti sono
incisivamente rivestiti
di immagini e di metafore.

Così,
dei discepoli di Emmaus,
si dice che «cucinavano
la lor vita nel succo
delle loro lamentele»
(3 aprile);

dei cristiani che devono
guardare in faccia la realtà,

«pronti, come il portiere
di una squadra di calcio,
a parare il pallone
da qualunque parte arrivi»
(12 aprile).

Vi si parla
del vero Dio della fede
e del «dio diffuso,

un dio-spray,
che è un po’ dappertutto
ma non si sa cosa sia»
(18 aprile);

di «intellettuali
senza talento»
e degli «eticisti
senza bontà»
(19 aprile);

dell’«andare a confessarsi
come andare in tintoria»
(29 aprile);

e, in riferimento al clero,
della «simonia educata»,
che porta a pagare qualcuno
per diventar qualcosa
(21 maggio).

Omelie del mattino 2013/0

Papa Francesco parla
del «sacramento
della dogana pastorale»
(25 maggio),
che invece di aprire
chiude le porte alla gente;

della «scienza della carezza»
(7 giugno);

del «fare una macedonia»,
mettendo insieme
«un po’ di Spirito Santo
e un po’ dello spirito
del mondo» (10 giugno);

e del
«progressismo adolescente»
(12 giungo)
della
«faccia da immaginetta»
(14 giugno)

con cui si nasconde
il proprio essere peccatori;

Infine, della vendetta
«pasto tanto buono
quando si mangia freddo»
(18 giugno).

Ricordando poi
che dobbiamo lasciar qui
i nostri tesori terreni,
osserva:

«Io non ho mai visto
un camion di traslochi
dietro un corteo funebre»
(21 giugno).

Un “Direttorio di vita spirituale”

Omelie del mattino 2013/0 – Ma,
di là da questo loro linguaggio,
che sa dare una felice
forma icastica al pensiero
e sa attirare
immediatamente l’attenzione,

si avverte nelle omelie
di papa Francesco
una sagace «discrezione
degli spiriti» – per usare
una terminologia ignaziana -,

ossia una rara perizia
nella penetrazione interiore
e nello sguardo psicologico
da cui traspare un’abituale,
prolungata, familiarità
con le situazioni umane,

una lucida convivenza
con i problemi, le reazioni,
i sentimenti delle comunità
e della gente in generale.

Infatti,
esse lasciano trapelare
come in filigrana
tutta un’esperienza
e un coinvolgimento,

talora espressamente
e suggestivamente richiamati.

Ecco perché
non esiteremmo a definirle
un prezioso
Direttorio di vita spirituale.

In esso, fedeli e clero,
compresi i vescovi,
possono largamente attingere
e intimamente assorbire

– grazie anche
alla circolarità e alla ripresa
dei temi fondamentali –

sia una molteplicità
di insegnamenti, tradizionali
e insieme segnati
da una nuova carica
di freschezza,

sia una quantità
di ponderati consigli
e di vigorosi
orientamenti ascetici.

UNO SGUARDO AI CONTENUTI

Omelie del mattino 2013/0
Passando ai singoli contenuti:
essi sono ovviamente molteplici,
proprio
per il genere letterario
del discorso omiletico.

Ricoprono, si può dire,
tutta l’area della vita cristiana,

su cui irraggiano
i misteri principali
della fede.

La bellezza di essere perdonati.
La carezza di Dio

Omelie del mattino 2013/0
1. Solo per fare
qualche accenno.
Mi sembra, in particolare,
rilevante e ricorrente
il tema del perdono divino,

proposto in maniera
nuova e originale,
che non ha mancato
di suscitare un’intensa
e diffusa partecipazione.

«Che bello
– egli diceva –
essere santi,
ma anche
quanto è bello
essere perdonati».

Il peccatore
nella sua notte,
non deve perdere
la speranza:

egli
«incontra di nuovo Gesù,
il suo perdono,
la “carezza del Signore”».

Il Papa invita
«ad aprire il cuore
e a gustare la “dolcezza”
di questo perdono»,

«espressa nello sguardo
rivolto da Cristo a Pietro
che lo aveva rinnegato»
(26 marzo).

Omelie del mattino 2013/0

Parlando del confessionale
dirà:
«Il confessionale
non è una “tintoria”,
che smacchia i peccati,

né una “seduta di tortura”,
dove si infliggono bastonate.

La confessione è infatti
l’incontro con Gesù
e si tocca con mano
la sua tenerezza»;

«La confessione
è un incontro con Gesù
che ci aspetta come siamo».
Ne proviamo vergogna,
ma «vergognarsi
è una virtù dell’umile».

Si va dal Signore
«con fiducia,
anche con allegria,
senza truccarci»
(29 aprile).

«L’essere peccatori
non è un problema;
lo è piuttosto
non pentirsi
di aver peccato»;

e il ricordo va ancora
allo sguardo di Gesù a Pietro,
«sguardo tanto bello,
tanto bello!»,
che provoca il pianto:

«una storia degli incontri»
durante i quali
Gesù plasma nell’amore
l’anima dell’apostolo
(17 maggio).

Omelie del mattino 2013/0

2. Papa Francesco ripeterà:
«Il Signore ci ama
con tenerezza.
Sa quella bella scienza
delle carezze.

La tenerezza di Dio:
non ci ama a parole,
Lui si avvicina

e nel suo starci vicino
ci dà il suo amore
con tutta
la tenerezza possibile».

«Vicinanza e tenerezza
sono le due maniere
dell’amore del Signore,

che si fa vicino
e dà tutto il suo amore
anche nelle cose più piccole
con tenerezza»,

che, per altro, rivela
«la forza dell’amore di Dio».

Ma, aggiunge il Papa:
«Può sembrare un’eresia
ma è la verità più grande:
più difficile che amare Dio,
è lasciarsi amare da lui»;

d’altronde,
«È questo il modo
per ridare a lui
tanto amore»:

«Lasciare che lui
si faccia tenero,
accarezzi»:

«Signore
– esclama allora il papa,
in preghiera –
insegnami
la difficile abitudine
di lasciarmi amare da te,

di sentirti vicino
e di sentirti tenero»
(7 giugno).

Dirà in seguito:
«La chiave
di ogni preghiera:
[è] sentirsi amati
da un padre,

un Padre vicinissimo,
che ci abbraccia»
(20 giugno),

che «ti ha generato,
ti ha dato la vita,
a te a me»,

che ci ha «chiamati
al singolare»,
«per nome» (25 giugno),
che «ci ha messo
in cammino» (22 giugno);

non un «Dio cosmico»,
ma che nel «mistero
della [sua] pazienza»,
«cammina al nostro passo»
(28 giugno).

Gesù Salvatore

Omelie del mattino 2013/0
1. Riguardo a Gesù
papa Francesco sottolinea
che lui «solo ci può salvare»,
nessun altro,

e tanto meno
il consulto dei maghi
e i «tarocchi» (5 aprile),

con la precisazione che
«Gesù Cristo
non ci ha salvato
con un’idea,
con un programma
intellettuale.

Ci ha salvato con la carne,
con la concretezza della carne.

Si è abbassato,
e si è fatto uomo,
si è fatto carne
fino alla fine»,

offrendo così
l’autentica immagine
dell’umiltà cristiana,
che porta al riconoscimento
della nostra condizione
di peccatori veri:

«Bisogna riconoscersi
peccatori concretamente»,
dei «vasi di creta»,

e non presentarsi
con «una faccia
da immaginetta»
(14 giugno).

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2. Il pontefice ama
particolarmente
l’immagine della “Porta”
applicata a Gesù:
«C’è una sola porta
per entrare nel Regno di Dio.
E quella porta è Gesù».

«La vera porta,
l’unica porta»,
«una porta bella,
una porta d’amore»,
che non delude mai,

lasciata aperta
nella sua ascesa al Padre.

Gli arrampicatori
«rubano la gloria a Gesù»,
e questo accade «anche
nelle nostre comunità cristiane.

Ci sono
questi arrampicatori, no?
che cercano il loro»,
e che «fanno finta di entrare,
mentre vogliono
la propria gloria» (22 aprile).

Com’è di quelli
che seguono Gesù,
e tra questi ci sono
anche alcuni preti e vescovi,
perché

«così si può far carriera»,
dimenticando
che non è possibile
«togliere la croce
dalla strada di Gesù»
(28 maggio)

e che
«la cultura del benessere»
ci impedisce
«di avvicinare Gesù
nella strada della vita».

***

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3. Il papa torna con insistenza
sul carrierismo,
«che ha fatto
e fa tanto male
alla Chiesa» (26 luglio),

così come
sul trionfalismo mondano
o «fantasie trionfalistiche»
(12 aprile),

che sono un
«cristianesimo senza croce»,
«un cristianesimo a metà»,
o «a metà cammino»
(29 maggio).

E, ancora,
ci porta a riflettere su
l’«idolo della mondanità»
(6 giungo),

su l’amarezza,
su l’invidia
amata dal demonio
e che «arrugginisce
la comunità cristiana»;

sulle
«comunità chiacchierone»,
«chiuse»,
che «non sanno di carezze»
(27 aprile),

e sui
«cristiani chiacchieroni»:
«Quanto si chiacchiera
nella Chiesa!
– osserva papa Francesco -.

Quanto chiacchieriamo
noi cristiani!»,

il che significa
«spellarsi,
farsi male
uno all’altro»;

«Le chiacchiere
sono distruttive
nella Chiesa
sono distruttive.

È un po’
lo spirito di Caino:
ammazzare il fratello,
con la lingua».

E lo si fa
«con maniere buone.
Ma su questa strada
diventiamo cristiani
di buone maniere
e di cattive abitudini!

Cristiani educati,
ma cattivi» (18 maggio).

***

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4. Altri argomenti:
l’ipocrisia, che è
«la lingua dei corrotti»,
che «non amano la verità.

Amano soltanto se stessi
e così cercano di ingannare,
di coinvolgere l’altro
nella loro menzogna,
nella loro bugia.

Hanno il cuore bugiardo;
non possono dire la verità»:
è «lo stesso linguaggio
che ha usato Satana
dopo il digiuno
nel deserto» (4 giugno).

Il papa non esita a parlare
dell’«ipocrisia nella Chiesa»:

«Quanto male ci fa a tutti!»
anche perché «tutti noi abbiamo
la possibilità
di diventare ipocriti»
(19 giungo).

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C’è poi l’invito a non
«rinchiuderci nelle lamentele»,
che «ci fanno male
al cuore» (3 aprile);

a non aver paura
di «fare i ponti»,
a essere pronti
«ad ascoltare tutti»,

dal momento che
«Gesù non ha escluso
nessuno» (8 maggio);

ad essere pazienti,
poiché la pazienza
«rinnova la nostra giovinezza
e ci fa più giovani» (7 maggio);

e a lasciarci prendere dalla
«fretta del messaggio cristiano»,
che è «lo zelo apostolico»,
suscitato da

«una cosa tanto meravigliosa»,
qual è «l’amore di Dio
che ha consegnato suo Figlio
alla morte per me»,

e che «non è un andare avanti
per fare proseliti
e fare statistiche»,
ma «l’annuncio
della riconciliazione»

che cioè
«Cristo si è fatto
peccato per me
e i peccati sono là,
nel suo corpo,
nel suo animo»:

«Questo è da pazzi,
ma è bello: è la verità»,
esclama con incontenibile
e traboccante ammirazione
papa Francesco.

Da qui la considerazione
che «la pace cristiana
è una pace inquieta,
non è una pace tranquilla»
(15 giugno).

***

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5. Gesù è la porta,
ma, salendo al Padre
– nota il papa –
oltre che se stesso
come porta,

ci ha insieme lasciato
le sue piaghe
«Le piaghe di Gesù
sono ancora presenti
sulla terra»,

«piaghe sacerdotali,
di intercessione» -,

sulle quali
con riuscito intreccio
il papa fonda
la teologia della preghiera
e il senso cristologico
della carità.

La preghiera
«è un esodo da noi stessi»,

che si compie
«con l’intercessione
proprio di Gesù,
il quale davanti al Padre
gli fa vedere le sue piaghe»:

«Le sue piaghe
sono precisamente
la sua preghiera
di intercessione».

Devono, anzi, avvenire
«due uscite da noi stessi»:
«verso le piaghe di Gesù»
e «verso le piaghe
dei nostri fratelli e sorelle.

E questa è la strada
che Gesù vuole
nella nostra preghiera»
(11 maggio).

La Chiesa nel cuore del Padre

Omelie del mattino 2013/0
1. Parlando della Chiesa,
papa Francesco richiama
i diversi aspetti
del suo mistero.

Il suo inizio, anzitutto:
«La Chiesa incomincia
nel cuore del Padre»,
dando avvio,
a una «storia d’amore»
non ancora finita.

Essa è spinta avanti
dallo Spirito Santo,
che «ci dà fastidio»,
ci muove,
e ci fa camminare
(16 aprile),

«non cresce
con la forza umana»;
e per questo
non deve vantarsi
della sua “quantità”;

diversamente
«diventa un po’ burocratica»,
«perde
la sua principale sostanza
e corre il pericolo
di trasformarsi in una ong.

E la Chiesa non è una ong.
È una storia d’amore»
(24 aprile).

***

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Lo ripete il papa:
«Quando troviamo apostoli
che vogliono fare
una Chiesa ricca, una Chiesa
senza la gratuità della lode,

essa invecchia,
diventa una ong,
non ha vita» (8 maggio).

In realtà «la Chiesa
non è un’organizzazione
di cultura, di religione,
neanche sociale;
non è ciò».

Essa è la confessione che
«Gesù è il Figlio di Dio
venuto nella carne»
e condannato a morte.

Questo è lo scandalo» e
«il centro della persecuzione».

L’origine del martirio
è il fatto che
non vogliamo essere

«cristiani ragionevoli,
cristiani sociali,
di beneficenza soltanto»,
ma seguaci della croce
(1° giugno).

Il che non genera tristezza;
all’opposto,
grazie allo Spirito Santo,
«autore» e
«creatore della gioia»,

i cristiani
vincono la sfiducia
e ricevono il dono
della vera libertà;

libertà e gioia,
che ci fanno
«uscire da noi stessi»
per «lodare Dio»
e «perdere il tempo
lodando» (31 maggio).

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2. La Chiesa, che ha come
«sua memoria
la Passione del Signore»

– per cui dobbiamo,
a nostra volta,
essere «memoriosi»
(13 maggio) –
è affidata a Gesù Cristo.

«Si può custodire la Chiesa,
o si può curare la Chiesa, no?»
si domanda il papa.

E risponde:
«Dobbiamo farlo
col nostro lavoro.

Ma il più importante
è quello che fa il Signore:
egli è l’unico
che può guardare in faccia
il maligno e vincerlo.

“Viene il principe del mondo,
contro di me non può nulla”:

se vogliamo che il principe
di questo mondo
non prenda la Chiesa
nelle sue mani,

dobbiamo affidarla all’unico
che può vincere il principe
di questo mondo» (30 aprile),

«che non vuole
che siamo salvati»,
e che «ci odia
fa nascere la persecuzione»

con il quale
«non si può dialogare»
(4 maggio).

Oggi non è certo
senza significato
che il papa torni
sul tema del demonio,

praticamente scomparso
dalla teologia
e dalla predicazione.

***

Omelie del mattino 2013/0
E sempre
a proposito della Chiesa:
essa «è madre»,

e noi
«una famiglia nella Chiesa
che è nostra madre»;

madre non «babysitter,
che cura il bambino
per farlo addormentare»
(17 aprile).

Essa deve poi guardarsi
dall’ideologia.

Questa «falsifica il Vangelo
e insidia anche la Chiesa»,
crea «i grandi ideologi»,
i «dottori che rispondono
soltanto con la testa»,

che discutono
sulla Parola di Dio
da «scientifici»,

precludendosi così
per mancanza di umiltà,
«la strada all’amore
e anche alla bellezza»
(19 aprile).

***

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Abbiamo accennato
alla Chiesa;
ma c’è soprattutto
un motivo, un filo d’oro,
che lega queste omelie,

ed è il richiamo
alla Madonna:
«La mamma
che cura la Chiesa»,

che «copre
con il suo manto
il popolo di Dio»
(15 aprile),

che «porta
la gioia nostra più grande,
porta Gesù» (31 maggio),
che sempre a lui
ci conduce (5 aprile),

e alla quale abitualmente
è rivolta la preghiera.

Abbiamo voluto offrire
qualche piccolo assaggio
delle “conversazioni familiari”
di Papa Francesco,
come a farle pregustare.

Resta ora da leggerle
e gustarle per intero.

Inos Biffi, «Introduzione.
Le omelie di Papa Francesco»,
in “Omelie del mattino”.

“Le parole
di Papa Francesco”, vol. 1,
22 marzo 2013 – 6 luglio 2013,
LEV, Città del Vaticano, 2015,
pp. 3-12.

Foto: Copertina
di «Omelie del mattino»
di Papa Francesco, vol. 1,
Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2013 /
foto mia dal cellulare

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