Misericordiae Vultus 6
Bolla di Indizione
del Giubileo Straordinario della Misericordia
VI Parte, capp. 21-23
Misericordiae Vultus 6
21. La misericordia
non è contraria
alla giustizia
ma esprime
il comportamento di Dio
verso il peccatore,
offrendogli
un’ulteriore possibilità
per ravvedersi,
convertirsi e credere.
L’esperienza
del profeta Osea
ci viene in aiuto
per mostrarci
il superamento
della giustizia
nella direzione
della misericordia.
L’epoca
di questo profeta
è tra le più drammatiche
della storia
del popolo ebraico.
Il Regno è vicino
alla distruzione;
il popolo
non è rimasto fedele
all’alleanza,
si è allontanato da Dio
e ha perso la fede
dei Padri.
Secondo
una logica umana,
è giusto che Dio
pensi di rifiutare
il popolo infedele:
non ha osservato
il patto stipulato
e quindi merita
la dovuta pena,
cioè l’esilio.
Le parole del profeta
lo attestano:
«Non ritornerà
al paese d’Egitto,
ma Assur sarà il suo re,
perché non hanno voluto
convertirsi» (Os 11,5).
Eppure,
dopo questa reazione
che si richiama
alla giustizia,
il profeta modifica
radicalmente
il suo linguaggio
e rivela
il vero volto di Dio:
«Il mio cuore
si commuove
dentro di me,
il mio intimo freme
di compassione.
Non darò sfogo
all’ardore
della mia ira,
non tornerò
a distruggere Èfraim,
perché sono Dio
e non uomo;
sono il Santo
in mezzo a te
e non verrò da te
nella mia ira» (11,8-9).
Sant’Agostino,
quasi a commentare
le parole del profeta
dice:
«È più facile che
Dio trattenga l’ira
più che la misericordia». [13]
È proprio così.
L’ira di Dio
dura un istante,
mentre
la sua misericordia
dura in eterno.
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Misericordiae Vultus 6
Se Dio
si fermasse alla giustizia
cesserebbe di essere Dio,
sarebbe
come tutti gli uomini
che invocano
il rispetto della legge.
La giustizia da sola
non basta,
e l’esperienza insegna
che appellarsi
solo ad essa
rischia di distruggerla.
Per questo
Dio va oltre la giustizia
con la misericordia
e il perdono.
Ciò non significa
svalutare la giustizia
o renderla superflua,
al contrario.
Chi sbaglia
dovrà scontare la pena.
Solo che questo
non è il fine,
ma l’inizio
della conversione,
perché si sperimenta
la tenerezza del perdono.
Dio non rifiuta
la giustizia.
Egli la ingloba
e supera
in un evento superiore
dove si sperimenta
l’amore
che è a fondamento
di una vera giustizia.
Dobbiamo prestare
molta attenzione
a quanto scrive Paolo
per non cadere
nello stesso errore
che l’Apostolo
rimproverava ai Giudei
suoi contemporanei:
«Ignorando
la giustizia di Dio
e cercando
di stabilire la propria,
non si sono sottomessi
alla giustizia di Dio.
Ora, il termine della Legge
è Cristo, perché la giustizia
sia data a chiunque crede»
(Rm 10,3-4).
Questa giustizia di Dio
è la misericordia
concessa a tutti
come grazia
in forza della morte
e risurrezione
di Gesù Cristo.
La Croce di Cristo,
dunque,
è il giudizio di Dio
su tutti noi
e sul mondo,
perché ci offre
la certezza dell’amore
e della vita nuova.
Misericordiae Vultus 6
22. Il Giubileo porta con sé
anche il riferimento
all’indulgenza.
Nell’Anno Santo
della Misericordia
essa acquista
un rilievo particolare.
Il perdono di Dio
per i nostri peccati
non conosce confini.
Nella morte
e risurrezione
di Gesù Cristo,
Dio rende evidente
questo suo amore
che giunge
fino a distruggere
il peccato degli uomini.
Lasciarsi
riconciliare con Dio
è possibile attraverso
il mistero pasquale
e la mediazione
della Chiesa.
Dio quindi è sempre
disponibile al perdono
e non si stanca mai
di offrirlo in maniera
sempre nuova
e inaspettata.
Noi tutti,
tuttavia,
facciamo esperienza
del peccato.
Sappiamo
di essere chiamati
alla perfezione
(cfr Mt 5,48),
ma sentiamo forte
il peso del peccato.
Mentre percepiamo
la potenza della grazia
che ci trasforma,
sperimentiamo anche
la forza del peccato
che ci condiziona.
Nonostante il perdono,
nella nostra vita
portiamo le contraddizioni
che sono la conseguenza
dei nostri peccati.
Nel sacramento
della Riconciliazione
Dio perdona i peccati,
che sono davvero
cancellati;
eppure, l’impronta negativa
che i peccati hanno lasciato
nei nostri comportamenti
e nei nostri pensieri
rimane.
La misericordia
di Dio
però
è più forte
anche di questo.
Essa diventa
indulgenza del Padre
che attraverso
la Sposa di Cristo
raggiunge
il peccatore perdonato
e lo libera
da ogni residuo
della conseguenza
del peccato,
abilitandolo
ad agire con carità,
a crescere nell’amore
piuttosto
che ricadere nel peccato.
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Misericordiae Vultus 6
La Chiesa vive
la comunione dei Santi.
Nell’Eucaristia
questa comunione,
che è dono di Dio,
si attua
come unione spirituale
che lega noi credenti
con i Santi e i Beati
il cui numero
è incalcolabile
(cfr Ap 7,4).
La loro santità
viene in aiuto
alla nostra fragilità,
e così la Madre Chiesa
è capace
con la sua preghiera
e la sua vita
di venire incontro
alla debolezza di alcuni
con la santità di altri.
Vivere dunque
l’indulgenza
nell’Anno Santo
significa accostarsi
alla misericordia
del Padre
con la certezza
che il suo perdono
si estende
su tutta la vita
del credente.
Indulgenza
è sperimentare
la santità della Chiesa
che partecipa a tutti
i benefici
della redenzione di Cristo,
perché il perdono
sia esteso fino
alle estreme conseguenze
a cui giunge
l’amore di Dio.
Viviamo intensamente
il Giubileo
chiedendo al Padre
il perdono dei peccati
e l’estensione della sua
indulgenza misericordiosa.
Misericordiae Vultus 6
23. La misericordia
possiede una valenza
che va oltre i confini
della Chiesa.
Essa ci relaziona
all’Ebraismo e all’Islam,
che la considerano
uno degli attributi
più qualificanti di Dio.
Israele per primo
ha ricevuto
questa rivelazione,
che permane
nella storia
come inizio
di una ricchezza
incommensurabile
da offrire
all’intera umanità.
Come abbiamo visto,
le pagine
dell’Antico Testamento
sono intrise
di misericordia,
perché narrano
le opere che il Signore
ha compiuto
a favore del suo popolo
nei momenti più difficili
della sua storia.
L’Islam,
da parte sua,
tra i nomi
attribuiti al Creatore
pone quello
di Misericordioso
e Clemente.
Questa invocazione
è spesso sulle labbra
dei fedeli musulmani,
che si sentono
accompagnati e sostenuti
dalla misericordia
nella loro
quotidiana debolezza.
Anch’essi credono
che nessuno
può limitare
la misericordia divina
perché le sue porte
sono sempre aperte.
Questo Anno Giubilare
vissuto nella misericordia
possa favorire l’incontro
con queste religioni
e con le altre nobili
tradizioni religiose;
ci renda
più aperti al dialogo
per meglio conoscerci
e comprenderci;
elimini
ogni forma di chiusura
e di disprezzo
ed espella
ogni forma di violenza
e di discriminazione.
[13] Enarr. in Ps., 76,11.
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Foto: Copertina di
Misericordiae Vultus
di Papa Francesco/
paolinestore.it