Misericordiae Vultus 5
Bolla di Indizione
del Giubileo Straordinario della Misericordia
V Parte, capp. 18-20
Misericordiae Vultus 5
18. Nella Quaresima
di questo Anno Santo
ho l’intenzione
di inviare i Missionari
della Misericordia.
Saranno un segno della
sollecitudine materna
della Chiesa
per il Popolo di Dio,
perché entri
in profondità
nella ricchezza
di questo mistero
così fondamentale
per la fede.
Saranno sacerdoti
a cui darò l’autorità
di perdonare
anche i peccati
che sono riservati
alla Sede Apostolica,
perché
sia resa evidente
l’ampiezza
del loro mandato.
Saranno, soprattutto,
segno vivo
di come il Padre
accoglie quanti
sono in ricerca
del suo perdono.
Saranno dei missionari
della misericordia
perché si faranno artefici
presso tutti
di un incontro
carico di umanità,
sorgente di liberazione,
ricco di responsabilità
per superare gli ostacoli
e riprendere
la vita nuova
del Battesimo.
Si lasceranno condurre
nella loro missione
dalle parole dell’Apostolo:
«Dio ha rinchiuso tutti
nella disobbedienza,
per essere misericordioso
verso tutti» (Rm 11,32).
Tutti infatti,
nessuno escluso,
sono chiamati a cogliere
l’appello alla misericordia.
I missionari vivano
questa chiamata
sapendo di poter fissare
lo sguardo su Gesù,
«sommo
sacerdote misericordioso
e degno di fede» (Eb 2,17).
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Misericordiae Vultus 5
Chiedo
ai confratelli vescovi
di invitare e di accogliere
questi Missionari,
perché siano anzitutto
predicatori convincenti
della misericordia.
Si organizzino
nelle Diocesi
delle “missioni al popolo”,
in modo che
questi Missionari
siano annunciatori
della gioia del perdono.
Si chieda loro
di celebrare
il sacramento
della Riconciliazione
per il popolo,
perché il tempo di grazia
donato
nell’Anno Giubilare
permetta
a tanti figli lontani
di ritrovare il cammino
verso la casa paterna.
I Pastori,
specialmente durante
il tempo forte
della Quaresima,
siano solleciti
nel richiamare i fedeli
ad accostarsi
«al trono della grazia
per ricevere misericordia
e trovare grazia» (Eb 4,16).
Misericordiae Vultus 5
19. La parola del perdono
possa giungere a tutti
e la chiamata a sperimentare
la misericordia
non lasci nessuno indifferente.
Il mio invito
alla conversione
si rivolge
con ancora più insistenza
verso quelle persone
che si trovano lontane
dalla grazia di Dio
per la loro condotta di vita.
Penso
in modo particolare
agli uomini e alle donne
che appartengono
a un gruppo criminale,
qualunque esso sia.
Per il vostro bene,
vi chiedo
di cambiare vita.
Ve lo chiedo nel nome
del Figlio di Dio che,
pur combattendo
il peccato,
non ha mai rifiutato
nessun peccatore.
Non cadete
nella terribile trappola
di pensare
che la vita dipende
dal denaro
e che di fronte ad esso
tutto il resto diventa
privo di valore
e di dignità.
È solo un’illusione.
Non portiamo
il denaro con noi
nell’al di là.
Il denaro
non ci dà
la vera felicità.
La violenza
usata per ammassare
soldi che grondano sangue
non rende potenti
né immortali.
Per tutti,
presto o tardi,
viene il giudizio di Dio
a cui nessuno
potrà sfuggire.
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Misericordiae Vultus 5
Lo stesso invito
giunga anche
alle persone
fautrici o complici
di corruzione.
Questa piaga putrefatta
della società
è un grave peccato
che grida verso il cielo,
perché mina
fin dalle fondamenta
la vita personale e sociale.
La corruzione
impedisce di guardare
al futuro con speranza,
perché
con la sua prepotenza
e avidità
distrugge i progetti
dei deboli
e schiaccia i più poveri.
È un male che si annida
nei gesti quotidiani
per estendersi poi
negli scandali pubblici.
La corruzione
è un accanimento
nel peccato,
che intende
sostituire Dio
con l’illusione
del denaro
come forma di potenza.
È un’opera delle tenebre,
sostenuta dal sospetto
e dall’intrigo.
Corruptio
optimi pessima,
diceva con ragione
san Gregorio Magno,
per indicare
che nessuno
può sentirsi immune
da questa tentazione.
Per debellarla
dalla vita personale
e sociale
sono necessarie
prudenza, vigilanza,
lealtà, trasparenza,
unite al coraggio
della denuncia.
Se non la si combatte
apertamente,
presto o tardi
rende complici
e distrugge l’esistenza.
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Misericordiae Vultus 5
Questo
è il momento favorevole
per cambiare vita!
Questo è il tempo
di lasciarsi toccare
il cuore.
Davanti
al male commesso,
anche a crimini gravi,
è il momento
di ascoltare il pianto
delle persone innocenti
depredate dei beni,
della dignità, degli affetti,
della stessa vita.
Rimanere
sulla via del male
è solo fonte di illusione
e di tristezza.
La vera vita
è ben altro.
Dio non si stanca
di tendere la mano.
È sempre disposto
ad ascoltare,
e anch’io lo sono,
come i miei fratelli
vescovi e sacerdoti.
È sufficiente solo
accogliere l’invito
alla conversione
e sottoporsi
alla giustizia,
mentre la Chiesa
offre la misericordia.
Misericordiae Vultus 5
20. Non sarà inutile
in questo contesto
richiamare al rapporto
tra giustizia e misericordia.
Non sono due aspetti
in contrasto tra di loro,
ma due dimensioni
di un’unica realtà
che si sviluppa
progressivamente
fino a raggiungere
il suo apice nella pienezza
dell’amore.
La giustizia
è un concetto fondamentale
per la società civile
quando, normalmente,
si fa riferimento
a un ordine giuridico
attraverso il quale
si applica la legge.
Per giustizia
si intende anche
che a ciascuno
deve essere dato
ciò che gli è dovuto.
Nella Bibbia,
molte volte
si fa riferimento
alla giustizia divina
e a Dio come giudice.
La si intende
di solito
come l’osservanza
integrale della Legge
e il comportamento
di ogni buon israelita
conforme
ai comandamenti
dati da Dio
Questa visione,
tuttavia,
ha portato
non poche volte
a cadere nel legalismo,
mistificando
il senso originario
e oscurando
il valore profondo
che la giustizia possiede.
Per superare
la prospettiva legalista,
bisognerebbe ricordare
che nella Sacra Scrittura
la giustizia è concepita
essenzialmente come
un abbandonarsi fiducioso
alla volontà di Dio.
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Misericordiae Vultus 5
Da parte sua,
Gesù parla più volte
dell’importanza
della fede,
piuttosto che
dell’osservanza
della legge.
È in questo senso
che dobbiamo comprendere
le sue parole
quando,
trovandosi a tavola
con Matteo
e altri pubblicani e peccatori,
dice ai farisei
che lo contestavano:
«Andate e imparate
che cosa vuol dire:
Misericordia io voglio
e non sacrifici.
Io non sono venuto
infatti
a chiamare i giusti,
ma i peccatori»
(Mt 9,13).
Davanti alla visione
di una giustizia
come mera osservanza
della legge,
che giudica
dividendo le persone
in giusti e peccatori,
Gesù punta a mostrare
il grande dono
della misericordia
che ricerca i peccatori
per offrire loro
il perdono e la salvezza.
Si comprende perché,
a causa
di questa sua visione
così liberatrice
e fonte di rinnovamento,
Gesù sia stato rifiutato
dai farisei
e dai dottori della legge.
Questi
per essere fedeli alla legge
ponevano solo pesi
sulle spalle delle persone,
vanificando però
la misericordia del Padre.
Il richiamo
all’osservanza della legge
non può ostacolare
l’attenzione
per le necessità
che toccano
la dignità delle persone.
Misericordiae Vultus 5
Il richiamo
che Gesù fa
al testo del profeta Osea
– «voglio l’amore
e non il sacrificio» (6,6) –
è molto significativo
in proposito.
Gesù afferma
che d’ora in avanti
la regola di vita
dei suoi discepoli
dovrà essere quella
che prevede il primato
della misericordia,
come Lui stesso
testimonia,
condividendo il pasto
con i peccatori.
La misericordia,
ancora una volta,
viene rivelata
come dimensione
fondamentale
della missione di Gesù.
Essa è una vera sfida
dinanzi
ai suoi interlocutori
che si fermavano
al rispetto formale
della legge.
Gesù, invece,
va oltre la legge;
la sua condivisione
con quelli che la legge
considerava peccatori
fa comprendere
fin dove arriva
la sua misericordia.
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Misericordiae Vultus 5
Anche l’apostolo Paolo
ha fatto
un percorso simile.
Prima
di incontrare Cristo
sulla via di Damasco,
la sua vita era dedicata
a perseguire
in maniera irreprensibile
la giustizia della legge
(cfr Fil 3,6).
La conversione a Cristo
lo portò a ribaltare
la sua visione,
a tal punto che
nella Lettera ai Galati
afferma:
«Abbiamo creduto
anche noi
in Cristo Gesù
per essere giustificati
per la fede in Cristo
e non per le opere
della Legge» (2,16).
La sua comprensione
della giustizia
cambia radicalmente.
Paolo ora pone
al primo posto
la fede
e non più la legge.
Non è
l’osservanza della legge
che salva,
ma la fede
in Gesù Cristo,
che con la sua morte
e resurrezione
porta la salvezza
con la misericordia
che giustifica.
La giustizia di Dio
diventa adesso
la liberazione
per quanti sono oppressi
dalla schiavitù del peccato
e di tutte
le sue conseguenze.
La giustizia di Dio
è il suo perdono
(cfr Sal 51,11-16).
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Foto: Copertina di
Misericordiae Vultus
di Papa Francesco/
paolinestore.it