Misericordiae Vultus 2

Misericordiae Vultus 2
Bolla di Indizione
del Giubileo Straordinario della Misericordia
II Parte, capp. 6-9

 

Misericordiae Vultus 2
6. «È proprio di Dio
usare misericordia
e specialmente in questo
si manifesta
la sua onnipotenza». [5]

Le parole
di san Tommaso d’Aquino
mostrano quanto
la misericordia divina

non sia affatto
un segno di debolezza,
ma piuttosto la qualità
dell’onnipotenza di Dio.

È per questo
che la liturgia,
in una
delle collette più antiche,
fa pregare dicendo:

«O Dio che riveli
la tua onnipotenza
soprattutto
con la misericordia
e il perdono». [6]

Dio sarà per sempre
nella storia dell’umanità
come Colui
che è presente,
vicino, provvidente,
santo e misericordioso.

“Paziente e misericordioso”
è il binomio
che ricorre spesso
nell’Antico Testamento
per descrivere
la natura di Dio.

Il suo essere misericordioso
trova riscontro concreto
in tante azioni
della storia della salvezza

dove la sua bontà
prevale sulla punizione
e la distruzione.

I Salmi,
in modo particolare,
fanno emergere
questa grandezza
dell’agire divino:

«Egli perdona
tutte le tue colpe,
guarisce
tutte le tue infermità,

salva dalla fossa
la tua vita,
ti circonda di bontà
e misericordia» (103,3-4).

***

Misericordiae Vultus 2
In modo
ancora più esplicito,
un altro Salmo attesta
i segni concreti
della misericordia:

«Il Signore
libera i prigionieri,
il Signore
ridona la vista ai ciechi,
il Signore
rialza chi è caduto,

il Signore
ama i giusti,
il Signore
protegge i forestieri,
egli sostiene
l’orfano e la vedova,

ma sconvolge
le vie dei malvagi»
(146,7-9).

E da ultimo,
ecco altre espressioni
del Salmista:

«[Il Signore]
risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite. …

Il Signore
sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra
i malvagi» (147,3.6).

Insomma,
la misericordia di Dio
non è un’idea astratta,
ma una realtà concreta
con cui Egli rivela
il suo amore

come quello
di un padre e di una madre
che si commuovono
fino dal profondo
delle viscere
per il proprio figlio.

È veramente
il caso di dire
che è un amore “viscerale”.

Proviene dall’intimo
come un sentimento
profondo, naturale,
fatto di tenerezza
e di compassione,
di indulgenza e di perdono.

Misericordiae Vultus 2

7. “Eterna
è la sua misericordia”:

è il ritornello
che viene riportato
ad ogni versetto
del Salmo 136
mentre si narra la storia
della rivelazione di Dio.

In forza della misericordia,
tutte le vicende
dell’antico testamento
sono cariche di un
profondo valore salvifico.

La misericordia
rende la storia
di Dio con Israele
una storia di salvezza.

Ripetere continuamente:
“Eterna è la sua misericordia”,
come fa il Salmo,

sembra voler spezzare
il cerchio dello spazio
e del tempo

per inserire tutto
nel mistero eterno
dell’amore.

È come
se si volesse dire
che non solo nella storia,
ma per l’eternità

l’uomo sarà sempre
sotto
lo sguardo misericordioso
del Padre.

Non è un caso
che il popolo di Israele
abbia voluto inserire
questo Salmo,

il “Grande hallel ”
come viene chiamato,
nelle feste liturgiche
più importanti.

Prima della Passione
Gesù ha pregato
con questo Salmo
della misericordia.

Lo attesta
l’evangelista Matteo
quando dice che
«dopo aver cantato l’inno»
(26,30),

Gesù con i discepoli
uscirono
verso il monte degli ulivi.

Mentre Egli
istituiva l’Eucaristia,
quale memoriale perenne
di Lui e della sua Pasqua,

poneva simbolicamente
questo atto supremo
della Rivelazione
alla luce della misericordia.

Nello stesso orizzonte
della misericordia,
Gesù viveva
la sua passione e morte,

cosciente del grande
mistero di amore
che si sarebbe compiuto
sulla croce.

Sapere che Gesù stesso
ha pregato
con questo Salmo,
lo rende per noi cristiani
ancora più importante

e ci impegna
ad assumerne il ritornello
nella nostra quotidiana
preghiera di lode:
“Eterna
è la sua misericordia”.

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8. Con lo sguardo fisso
su Gesù
e il suo volto misericordioso
possiamo cogliere
l’amore della SS. Trinità.

La missione che Gesù
ha ricevuto dal Padre
è stata quella di rivelare
il mistero dell’amore divino
nella sua pienezza.

«Dio è amore» (1 Gv 4,8.16),
afferma per la prima
e unica volta
in tutta la Sacra Scrittura
l’evangelista Giovanni.

Questo amore
è ormai reso
visibile e tangibile
in tutta la vita di Gesù.

La sua persona
non è altro che amore,
un amore
che si dona gratuitamente.

Le sue relazioni
con le persone
che lo accostano
manifestano qualcosa
di unico e di irripetibile.

I segni che compie,
soprattutto nei confronti
dei peccatori,
delle persone povere,
escluse, malate
e sofferenti,

sono all’insegna
della misericordia.

Tutto in Lui
parla di misericordia.
Nulla in Lui
è privo di compassione.

***

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Gesù,
dinanzi alla moltitudine
di persone che lo seguivano,

vedendo
che erano stanche e sfinite,
smarrite e senza guida,

sentì
fin dal profondo del cuore
una forte compassione
per loro (cfr Mt 9,36).

In forza di questo
amore compassionevole
guarì i malati
che gli venivano presentati
(cfr Mt 14,14),

e con pochi pani e pesci
sfamò grandi folle
(cfr Mt 15,37).

Ciò che muoveva Gesù
in tutte le circostanze
non era altro
che la misericordia,

con la quale leggeva
nel cuore
dei suoi interlocutori
e rispondeva
al loro bisogno più vero.

Quando incontrò
la vedova di Naim
che portava
il suo unico figlio
al sepolcro,

provò grande compassione
per quel dolore immenso
della madre in pianto,
e le riconsegnò il figlio
risuscitandolo dalla morte
(cfr Lc 7,15).

Dopo aver liberato
l’indemoniato di Gerasa,
gli affida questa missione:

«Annuncia ciò che
il Signore ti ha fatto
e la misericordia
che ha avuto per te»
(Mc 5,19).

Anche la vocazione
di Matteo
è inserita nell’orizzonte
della misericordia.

Passando dinanzi
al banco delle imposte
gli occhi di Gesù
fissarono quelli di Matteo.

Era uno sguardo
carico di misericordia
che perdonava i peccati
di quell’uomo e,

vincendo le resistenze
degli altri discepoli,
scelse lui,
il peccatore e pubblicano,
per diventare
uno dei Dodici.

San Beda il Venerabile,
commentando
questa scena del Vangelo,
ha scritto che

Gesù guardò Matteo
con amore misericordioso
e lo scelse:
miserando
atque eligendo. [7]

Mi ha sempre impressionato
questa espressione,
tanto da farla diventare
il mio motto.

Misericordiae Vultus 2

9. Nelle parabole
dedicate alla misericordia,
Gesù rivela
la natura di Dio
come quella di un Padre

che non si dà mai per vinto
fino a quando
non ha dissolto il peccato
e vinto il rifiuto,
con la compassione
e la misericordia.

Conosciamo queste parabole,
tre in particolare:
quelle della pecora smarrita
della moneta perduta,
e quella del padre
e i due figli (cfr Lc 15,1-32).

In queste parabole,
Dio viene sempre presentato
come colmo di gioia,
soprattutto quando perdona.

In esse troviamo
il nucleo del Vangelo
e della nostra fede,

perché la misericordia
è presentata
come la forza che tutto vince,
che riempie il cuore di amore
e che consola con il perdono.

***

Misericordiae Vultus 2
Da un’altra parabola,
inoltre, ricaviamo
un insegnamento
per il nostro stile
di vita cristiano.

Provocato
dalla domanda di Pietro
su quante volte
fosse necessario perdonare,
Gesù rispose:

«Non ti dico
fino a sette volte,
ma fino
a settanta volte sette»
(Mt 18,22),

e raccontò la parabola
del “servo spietato”.

Costui,
chiamato dal padrone
a restituire
una grande somma,

lo supplica in ginocchio
e il padrone
gli condona il debito.

Ma subito dopo
incontra un altro servo
come lui
che gli era debitore
di pochi centesimi,

il quale
lo supplica in ginocchio
di avere pietà,
ma lui si rifiuta
e lo fa imprigionare.

Allora il padrone, venuto
a conoscenza del fatto,
si adira molto
e richiamato quel servo
gli dice:

«Non dovevi anche tu
aver pietà
del tuo compagno,
così come io
ho avuto pietà di te?»
(Mt 18,33).

E Gesù concluse:
«Così anche
il Padre mio celeste
farà con voi

se non perdonerete
di cuore, ciascuno
al proprio fratello»
(Mt 18,35).

***

Misericordiae Vultus 2
La parabola contiene
un profondo insegnamento
per ciascuno di noi.

Gesù afferma
che la misericordia
non è solo
l’agire del Padre,

ma diventa il criterio
per capire chi sono
i suoi veri figli.

Insomma,
siamo chiamati a vivere
di misericordia,
perché a noi per primi
è stata usata misericordia.

Il perdono delle offese
diventa l’espressione
più evidente
dell’amore misericordioso

e per noi cristiani
è un imperativo
da cui non possiamo
prescindere.

Come sembra difficile
tante volte perdonare!

Eppure, il perdono
è lo strumento posto
nelle nostre fragili mani
per raggiungere
la serenità del cuore.

Lasciar cadere
il rancore, la rabbia,
la violenza e la vendetta
sono condizioni necessarie
per vivere felici.

Accogliamo quindi
l’esortazione dell’apostolo:
«Non tramonti il sole
sopra la vostra ira»
(Ef 4,26).

E soprattutto ascoltiamo
la parola di Gesù
che ha posto la misericordia
come un ideale di vita
e come criterio di credibilità
per la nostra fede:

«Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia»
(Mt 5,7)
è la beatitudine a cui ispirarsi
con particolare impegno
in questo Anno Santo.

***

Misericordiae Vultus 2
Come si nota,
la misericordia
nella Sacra Scrittura

è la parola-chiave
per indicare
l’agire di Dio
verso di noi.

Egli non si limita
ad affermare
il suo amore,
ma lo rende
visibile e tangibile.

L’amore,
d’altronde,
non potrebbe mai
essere
una parola astratta.

Per sua stessa natura
è vita concreta:
intenzioni, atteggiamenti,
comportamenti
che si verificano
nell’agire quotidiano.

La misericordia di Dio
è la sua responsabilità
per noi.

Lui si sente responsabile,
cioè desidera
il nostro bene
e vuole vederci felici,
colmi di gioia e sereni.

È sulla stessa
lunghezza d’onda
che si deve orientare
l’amore misericordioso
dei cristiani.

Come ama il Padre
così amano i figli.

Come
è misericordioso Lui,
così siamo chiamati
ad essere
misericordiosi noi,
gli uni verso gli altri.

*** *** *** ***

[5] Tommaso D’aquino,
Summa Theologiae,
II-II, q. 30, a. 4.

[6] XXVI Domenica
del Tempo Ordinario.
Questa colletta appare già,
nell’VIII secolo,
tra i testi eucologici del
Sacramentario Gelasiano
(1198).

[7] Cfr Om. 21:
CCL 122, 149-151.

Foto: Copertina di
«Misericordiae Vultus»
di Papa Francesco /
paolinestore.it

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