Madre di DIo

Madre di Dio. Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio.
LIV Giornata Mondiale della Pace.
Basilica di San Pietro, venerdì, 1° gennaio 2021

A causa di una dolorosa sciatalgia, Papa Francesco non ha potuto presiedere le celebrazioni in programma la sera del 31 dicembre e la mattina successiva all’altare della Cattedra nella basilica Vaticana. A celebrare la messa del 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 54a Giornata mondiale della pace – dedicata quest’anno al tema «La cultura della cura come percorso di pace» – è stato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Pubblichiamo l’omelia preparata dal Pontefice e letta dal porporato.

Nelle Letture della liturgia odierna risaltano tre verbi, che trovano compimento nella Madre di Dio: benedire, nascere e trovare.

Benedire. Nel Libro dei Numeri il Signore chiede che i ministri sacri benedicano il suo popolo: «Benedirete gli Israeliti: direte loro: “Ti benedica il Signore”» (6,23-24). Non è una pia esortazione, è una richiesta precisa. Ed è importante che anche oggi i sacerdoti benedicano il Popolo di Dio, senza stancarsi; e che pure tutti i fedeli siano portatori di benedizione, benedicano. Il Signore sa che abbiamo bisogno di essere benedetti: la prima cosa che ha fatto dopo la creazione è stata dire bene di ogni cosa e dire molto bene di noi. Ma ora, con il Figlio di Dio, non riceviamo solo parole di benedizione, ma la benedizione stessa: Gesù è la benedizione del Padre. In Lui il Padre, dice san Paolo, ci benedice «con ogni benedizione» (Ef 1,3). Ogni volta che apriamo il cuore a Gesù, la benedizione di Dio entra nella nostra vita.

Oggi celebriamo il Figlio di Dio, il Benedetto per natura, che viene a noi attraverso la Madre, la benedetta per grazia. Maria ci porta così la benedizione di Dio. Dove c’è lei arriva Gesù. Perciò abbiamo bisogno di accoglierla, come santa Elisabetta, che la fece entrare nella sua casa e subito riconobbe la benedizione, e disse: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42). Sono le parole che ripetiamo nell’Ave Maria. Facendo posto a Maria veniamo benedetti, ma impariamo pure a benedire. La Madonna, infatti, insegna che la benedizione si riceve per donarla. Lei, la benedetta, è stata benedizione per tutti coloro che ha incontrato: per Elisabetta, per gli sposi a Cana, per gli Apostoli nel Cenacolo… Anche noi siamo chiamati a benedire, a dire bene in nome di Dio. Il mondo è gravemente inquinato dal dire male e dal pensare male degli altri, della società, di sé stessi. Ma la maldicenza corrompe, fa degenerare tutto, mentre la benedizione rigenera, dà forza per ricominciare ogni giorno. Chiediamo alla Madre di Dio la grazia di essere per gli altri portatori gioiosi della benedizione di Dio, come lei lo è per noi.

Nascere è il secondo verbo. San Paolo sottolinea che il Figlio di Dio è «nato da donna» (Gal 4,4). In poche parole ci dice una cosa meravigliosa: che il Signore è nato come noi. Non è apparso adulto, ma bambino; non è venuto al mondo da solo, ma da una donna, dopo nove mesi nel grembo della Madre, dalla quale si è lasciato tessere l’umanità. Il cuore del Signore ha iniziato a palpitare in Maria, il Dio della vita ha preso l’ossigeno da lei. Da allora Maria ci unisce a Dio, perché in lei Dio si è legato alla nostra carne e non l’ha lasciata mai più. Maria – amava dire san Francesco – «ha reso nostro fratello il Signore della Maestà» (San Bonaventura, Legenda major, 9,3). Ella non è solo il ponte tra noi e Dio, è di più: è la strada che Dio ha percorso per giungere a noi ed è la strada che dobbiamo percorrere noi per giungere a Lui. Attraverso Maria incontriamo Dio come Lui vuole: nella tenerezza, nell’intimità, nella carne. Sì, perché Gesù non è un’idea astratta, è concreto, incarnato, è nato da donna ed è cresciuto pazientemente. Le donne conoscono questa concretezza paziente: noi uomini siamo spesso astratti e vogliamo qualcosa subito; le donne sono concrete e sanno tessere con pazienza i fili della vita. Quante donne, quante madri in questo modo fanno nascere e rinascere la vita, dando futuro al mondo!

Non siamo al mondo per morire, ma per generare vita. La santa Madre di Dio ci insegna che il primo passo per dare vita a quanto ci circonda è amarlo dentro di noi. Ella, dice oggi il Vangelo, “custodiva tutto nel cuore” (cfr Lc 2,19). Ed è dal cuore che nasce il bene: quanto è importante tenere pulito il cuore, custodire la vita interiore, praticare la preghiera! Quanto è importante educare il cuore alla cura, ad avere care le persone e le cose. Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato. Non serve conoscere tante persone e tante cose se non ce ne prendiamo cura. Quest’anno, mentre speriamo in una rinascita e in nuove cure, non tralasciamo la cura. Perché, oltre al vaccino per il corpo, serve il vaccino per il cuore: e questo vaccino è la cura. Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri, come fa la Madonna con noi.

E il terzo verbo è trovare. Il Vangelo dice che i pastori «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino» (v. 16). Non trovarono segni prodigiosi e spettacolari, ma una semplice famiglia. Lì, però, trovarono veramente Dio, che è grandezza nella piccolezza, fortezza nella tenerezza. Ma come fecero i pastori a trovare questo segno così poco appariscente? Furono chiamati da un angelo. Anche noi non avremmo trovato Dio se non fossimo stati chiamati per grazia. Non potevamo immaginare un Dio simile, che nasce da donna e rivoluziona la storia con la tenerezza, ma per grazia lo abbiamo trovato. E abbiamo scoperto che il suo perdono fa rinascere, che la sua consolazione accende la speranza, e la sua presenza dona una gioia insopprimibile. Lo abbiamo trovato, ma non dobbiamo perderlo di vista. Il Signore, infatti, non si trova una volta per tutte, ma va trovato ogni giorno. Perciò il Vangelo descrive i pastori sempre in ricerca, in movimento: «Andarono senza indugio, trovarono, riferirono, se ne tornarono glorificando e lodando Dio» (vv. 16-17.20). Non erano passivi, perché per accogliere la grazia bisogna restare attivi.

E noi, che cosa siamo chiamati a trovare all’inizio dell’anno? Sarebbe bello trovare tempo per qualcuno. Il tempo è la ricchezza che tutti abbiamo, ma di cui siamo gelosi, perché vogliamo usarla solo per noi. Va chiesta la grazia di trovare tempo: tempo per Dio e per il prossimo: per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo stupiti e felici, come i pastori. La Madonna, che ha portato Dio nel tempo, ci aiuti a donare il nostro tempo.

Santa Madre di Dio, a te consacriamo il nuovo anno. Tu, che sai custodire nel cuore, prenditi cura di noi. Benedici il nostro tempo e insegnaci a trovare tempo per Dio e per gli altri. Noi con gioia e fiducia ti acclamiamo: Santa Madre di Dio! E così sia.

Foto: Il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin legge l’omelia di Papa Francesco / notizie.tiscali.it

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