La notte di Ronke
E se la fantasia fosse un senso?
La cecità narrata da Jef Aerts
Oltre che di corsa, amicizia e dolori,
«La notte di Ronke» è un romanzo
di suoni e di odori
in cui l’autore si confronta con la perdita.
Che non è però la mancanza della vista,
quanto piuttosto il non essere più autonomi
in quella complessa fase della vita
che è la prima adolescenza
La notte di Ronke
«Nell’astronomia
di fatto non puoi
fidarti sempre
dei tuoi occhi.
Succedono
molte più cose
di quelle che
possiamo vedere».
Vale
per l’osservazione
di stelle e astri,
ma può valere
– forse –
anche per
la vita quotidiana
di tutti noi,
più o meno fragili.
La notte di Ronke
Ronke ama correre.
Preferibilmente
in riva al mare,
con il vento
tra i capelli,
la sabbia
sotto i piedi
e nelle narici
l’odore del sale.
Qualche tempo fa,
però,
sulla spiaggia
si è scontrata
con una bambina
e da allora
sono fioccati
una serie
di divieti,
dolorosissimi
per lei.
***
La notte di Ronke
Ronke
è la protagonista
del nuovo libro
di Jef Aerts,
scrittore
per adulti
che però
nella narrazione
per giovani
e giovanissimi
trova la sua
massima
ispirazione.
Lo avevamo
già apprezzato
su queste pagine
per il meraviglioso
Più grande
di un sogno
che raccontava
il rapporto
tra due fratelli,
separati da
un terribile lutto.
Anche nel recente
La notte di Ronke
(Monselice,
CameloZampa,
2024, euro 15.90,
traduzione di
Anna Patrucco
Becchi,
illustrazioni di
Veronica Truttero)
Aerts si confronta
con la perdita.
Oltre che di corsa,
di amicizia,
di dolori
e di stelle,
La notte di Ronke
è un romanzo
di suoni e di odori
(«Non sapevo
che la brughiera
fosse così bella.
Il ronzio
dei primi insetti,
il profumo
di foglie bagnate
e fiori precoci. […]
dolce, quasi fragile»).
Odori, suoni
e divieto di correre
a perdifiato
perché
la protagonista
è cieca.
La notte d Ronke
Sta anche qui
la particolarità
di questo libro:
la perdita che
(come dicevamo)
lo scrittore
affronta
non è
la mancanza
della vista
(gli altri sensi
compensano,
dimostra Ronke),
quanto piuttosto
il non essere
più autonomi
in quella complessa
fase della vita
che è la prima
adolescenza.
Per Ronke
non poter
più correre
è una rinuncia
sanguinante,
qualcosa che
le toglie troppo.
E così
da quella volta
sulla spiaggia
la ragazzina corre
– tantissimo –
almeno
nella sua testa.
Non le basta,
certo,
ma è la sola via
che ha
per non impazzire.
Qualcosa però,
inaspettatamente,
cambierà
durante
il campo scuola
di osservazione
astronomica
a cui i genitori
la costringono
ad andare.
Qui infatti
conosce Nouri:
nascerà un legame
che trasformerà
per sempre
le vite di entrambi.
***
La notte di Ronke
Aerts racconta
con grande
attenzione
e autenticità
il mondo
di una ragazzina
non vedente,
condizione
che il lettore
scopre piuttosto
in là
nella narrazione.
Perché Aerts
vuole
farci conoscere
Ronke,
non la sua
disabilità;
Ronke che è,
semplicemente,
una ragazzina
con desideri,
passioni,
un’immaginazione
vivissima,
un rapporto
articolato
con gli adulti
e molto coraggio.
Perché
– ancora una volta –
la disabilità
è solo una fragilità
più evidente
rispetto a tante altre:
la storia di Ronke
si intreccia
infatti
con quella di Nouri,
un ragazzino
che non ha mai
conosciuto
suo padre
e che si trova
davanti a una scelta
non facile:
andare o meno
a incontrare
il nonno paterno
(che lo ha
sempre ignorato),
prima che sia
troppo tardi?
L’uomo insiste,
ma Nouri
non vuole cedere.
La notte di Ronke
E così,
messo alle strette
da una decisione
che non vuole prendere,
il ragazzino fugge.
Non da solo
però:
invita Ronke
a scappare
con lui,
con la promessa
di portarla
finalmente
a correre davvero,
dopo tanto,
troppo tempo.
Rifiutare
per lei
è impossibile
– lo dice l’amicizia,
lo conferma
la passione.
Non tutto
andrà liscio,
ma la fuga
si trasformerà
in una corsa
per conoscere
sé stessi,
superare
le paure
e trovare
la forza
per realizzare
i propri desideri.
Ognuno affronta
dentro di sé
le sue salite,
ma grazie
all’aiuto di chi
ci è accanto
gli ostacoli
possono
diventare
un trampolino.
Perché i sogni
possono
essere più forti
delle preoccupazioni
e dei limiti oggettivi,
ma per realizzarsi
serve
l’amicizia vera.
Quella fatta
di fiducia
e di coraggio,
ma anche della
condivisione
quotidiana.
***
La notte di Ronke
La protagonista
dunque
è cieca,
uno stato con cui
il giovane lettore
si rapporta
“dal di dentro”.
«“Anche per te
Ronke
è sempre come se
fosse notte?” (…)
“Naturalmente
nella mia testa
non c’è buio.
È da tutta la vita
che non vedo niente,
ma non è nero
o buio.
Niente è
semplicemente
niente”».
Aerts
quasi sussurra,
introducendoci
nella vita di Ronke.
Un sussurro
insistente
che poi
si fa più chiaro,
rivelandosi
al contempo
lontanissimo
e vicino;
ne scaturisce
un incontro
voluto,
necessario,
indispensabile
con chi
è diverso
da noi.
La notte di Ronke
«In tutta la vita
non ho mai visto
la luna,
un pianeta
o una stella.
Ma tutte le cose
di cui parlate
non sono reali,
solo perché
io non le ho mai
potute vedere? (…)
E anche ammesso…
anche nel caso
fosse tutta
immaginazione,
per questo
è forse meno reale? (…)
Magari
anche la fantasia
è un senso.
L’ennesimo senso
oltre l’udito,
l’olfatto o il gusto».
Silvia Gusmano, «E se
la fantasia fosse un senso?»,
in “L’Osservatore Romano”,
giovedì 2 gennaio 2025, p. 11.
Foto: “La notte di Ronke” /
lachiccaufficiostampa it