Il filosofo Bertrand Russell

Il filosofo Bertrand Russell
L’ultimo sopravvissuto di un’era finita

 

Il filosofo Bertrand Russell – «L’ultimo
sopravvissuto di un’epoca già morta»,
aveva detto di sé Bertrand Russell.
Ma nel 1970,
al momento della scomparsa,
il filosofo gode di una grande popolarità.

Gli addetti ai lavori lo apprezzano
per opere di carattere specialistico,
mentre l’opinione pubblica
lo conosce per il suo impegno politico,
quello, in particolare,
a favore della pace.

E sono anche notissime e discusse
le sue prese di posizione anticonformistiche
in tema di religione e di morale.

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Il filosofo Bertrand Russell – Filosofo,
scienziato, moralista, politico, giornalista,
Russell scrive moltissimo e scrive bene.
Tanto che anche gli avversari
gli riconoscono doti di brillante polemista
e di grande divulgatore.

C’è chi lo paragona a Voltaire,
ma altri osservano
che sarebbe più giusto parlare di
«un Voltaire di formato ridotto».

Quando muore, il «Times» lo ricorda
come «la figura più controversa
della cultura inglese contemporanea»
ed il primo ministro,
il laburista Harold Wilson,
parla di lui come di un uomo
«dalla mente irrequieta».

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Il filosofo Bertrand Russell – Il funerale
è in linea col personaggio.
Si svolge infatti secondo le indicazioni
da lui stesso precisate: «senza funzioni religiose,
senza confusione e senza cerimonie».

Aveva anche detto
che non doveva esserci un prete
«nel raggio di un miglio».

Fra i pochi presenti,
c’è la moglie, la quarta,
«senza velo ed in pelliccia di leopardo»,
come sottolinea un cronista.

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Il filosofo Bertrand Russell – Anche da morto,
Russell continua a dividere l’opinione pubblica.
Nel 1970 c’è chi si sente orfano,
come i tanti giovani
abituati a vederlo al loro fianco
durante le manifestazioni pacifiste,

e c’è chi si domanda per l’ennesima volta
come potessero coesistere,
nella stessa persona,
intuizioni geniali
e vere e propria scempiaggini.

Non mancano commenti ancora più acidi.
Come quelli di chi ricorda che per Russell
la maturità era «sempre rimasta dietro l’angolo».
Come dire, che il filosofo,
pur essendo arrivato vicino
al traguardo del secolo di vita,
era rimasto per certi versi un ragazzo.

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Il filosofo Bertrand Russell – Russell
era nato nel 1872, da una famiglia
che vantava origini aristocratiche
ed un ruolo non indifferente
nella vita politica britannica.

Suo nonno era stato primo ministro
nell’Inghilterra vittoriana
ed i suoi genitori si erano segnalati
per il loro anticonformismo,
specie in campo religioso.

Non a caso,
la catena dell’orologio
che faceva bella mostra di sé
sul panciotto del filosofo,
era quella che Mazzini,
esule a Londra,
aveva regalato a sua madre.

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Il filosofo Bertrand Russell – Scomparsi
prematuramente i genitori,
Bertrand era stato affidato ai nonni,
che avevano idee ed abitudini
totalmente diverse.

Tanto da sottoporlo ad un’educazione
tipicamente vittoriana,
che, come ricorderà egli stesso,
sacrificava tutto, compresa la salute,
a severissime regole di vita.

Non c’è bisogno di scomodare Freud,
per individuare in questo repentino cambiamento
una delle ragioni dell’accanimento
del Russell polemista
contro quelle forme di religione e di morale
che tendono a soffocare gli istinti.

Con il nuovo secolo,
Russell comincia a segnalarsi
sia per la sua capacità di studioso
che per le prese di posizione
anticonformistiche in campo politico.

Durante la prima guerra mondiale,
si batte per l’obiezione di coscienza
e finisce anche in carcere.
Il suo pacifismo è però flessibile
e non rappresenta un valore assoluto.

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Il filosofo Bertand Russell – Nel secondo
conflitto mondiale, infatti,
non avrà difficoltà
a parlare di guerra giusta.

Hitler, per uno come lui
che oscilla fra liberalismo e laburismo,
è un pericoloso tiranno da combattere.

Se contro il Kaiser
si poteva fare a meno
di imbracciare le armi,
con il nazismo,
questa la conclusione,
ci si deve comportare diversamente.

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Il filosofo Bertrand Russell – All’inizio
della guerra fredda, il filosofo mostra
un analogo atteggiamento nei confronti
del comunismo sovietico
e Radio Mosca lo definisce
«un lupo filosofeggiante, che, sotto l’abito da sera,
nasconde tutti gli istinti brutali di una bestia».

Del resto, con i sovietici
il conto era aperto da tempo:
un viaggio in Russia
gli aveva aperto gli occhi:

diversamente da tanti intellettuali progressisti
accecati dalla propaganda e dalla ideologia,
egli aveva criticato
la politica liberticida dei comunisti.

Ma sulle posizioni filo-occidentali,
Russell non si appiattisce.

Il timore di un terzo conflitto mondiale,
che sarebbe stato devastante
per la disponibilità di armi
sempre più distruttive,
lo spinge di nuovo su posizioni pacifiste.

Abbandonato anche il partito laburista,
si fa notare soprattutto
per gli attacchi contro gli Americani.

Anche con loro aveva un conto aperto:
soggiornando negli Stati Uniti,
aveva suscitato scandalo,
tanto da avere problemi con la giustizia,
per le sue idee
in fatto di religione e di morale.

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Il filosofo Bertrand Russell – Negli anni Sessanta,
soprattutto in occasione delle manifestazioni
e delle proteste contro la guerra del Vietnam,
Russell diventa il beniamino
dei giovani contestatori.

Certe sue accuse,
come quelle lanciate contro Kennedy,
da lui giudicato peggiore di Hitler,
si prestano alle strumentalizzazioni.

Non a caso vengono enfatizzate
dagli stessi che non danno
il medesimo risalto ad altre
e non meno decise requisitorie,
come quelle lanciate contro i sovietici
in difesa dei dissidenti russi.

Si spiega anche così il silenzio,
che, dopo tanto clamore,
è calato sul personaggio.

Russell è morto da trent’anni:
i giovani che l’avevano idolatrato
non sono più tali
e quelli di adesso lo ignorano.

I libri di storia della filosofia
gli riservano lo spazio che si merita,
ma quelle battaglie
che lo avevano reso famoso
interessano più la memoria storica
che le contrapposizioni polemiche.

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Il filosofo Bertrand Russell – Questo oblio
appare in parte legato alle mode
(Russell a suo tempo
ne aveva beneficiato),
ma in parte è un segno del suo successo.

Paradossalmente, ma non tanto,
lo si è dimenticato proprio
perché molte delle sue idee
si sono imposte.

Il pacifismo, una morale più aperta,
l’atteggiamento critico
nei confronti della religione,
tanto per citarne alcune,
sono diventate parte
del «politicamente corretto»

e così quello che era anticonformismo,
è divenuto ora conformismo.

Se in vita Russell
si era dimostrato spesso
più avanti del suo tempo, la storia,
in questi ultimi anni,
ha corso così in fretta
da farlo apparire più lontano
di quanto non sia.

Emanuele Luciani, «L’ultimo sopravvissuto
di un’era finita», in “L’Arena”,
domenica 30 aprile 2000, p. 7.

Foto: Bertrand Arthur William Russell /
giornalesentire.it

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