Francesco Omelie 2013/2
Santa Messa nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano
V Domenica di Quaresima, 17 marzo 2013
Francesco Omelie 2013/2 – È bello questo:
prima,
Gesù solo sul monte, pregando.
Pregava solo (cfr Gv 8,1).
Poi, si recò di nuovo nel Tempio,
e tutto il popolo andava da lui (cfr v. 2).
Gesù in mezzo al popolo.
E poi, alla fine,
lo lasciarono solo con la donna
(cfr v. 9).
Quella solitudine di Gesù!
Ma una solitudine feconda:
quella della preghiera con il Padre
e quella, tanto bella,
che è proprio il messaggio
di oggi della Chiesa,
quella della sua misericordia
con questa donna.
Anche c’è una differenza
tra il popolo:
C’era tutto il popolo
che andava da lui;
egli sedette e si mise
ad insegnare loro:
il popolo che voleva sentire
le parole di Gesù,
il popolo di cuore aperto,
bisognoso della Parola di Dio.
C’erano altri,
che non sentivano niente,
non potevano sentire;
e sono quelli
che sono andati
con quella donna:
Senti, Maestro,
questa è una tale,
è una quale …
Dobbiamo fare quello che Mosè
ci ha comandato di fare
con queste donne (cfr vv. 4-5).
Francesco Omelie 2013/2
Anche noi credo che
siamo questo popolo
che, da una parte
vuole sentire Gesù,
ma dall’altra,
a volte,
ci piace bastonare gli altri,
condannare gli altri.
E il messaggio di Gesù
è quello:
la misericordia.
Per me,
lo dico umilmente,
è il messaggio
più forte del Signore:
la misericordia.
Ma Lui stesso l’ha detto:
Io non sono venuto per i giusti;
i giusti si giustificano da soli.
Va’, benedetto Signore,
se tu puoi farlo,
io non posso farlo!
Ma loro credono
di poterlo fare.
Io sono venuto
per i peccatori
(cfr Mc 2,17).
***
Francesco Omelie 2013/2 – Pensate
a quella chiacchiera
dopo la vocazione di Matteo:
Ma questo va con i peccatori!
(cfr Mc 2,16).
E Lui è venuto per noi,
quando noi riconosciamo
che siamo peccatori.
Ma se noi siamo
come quel fariseo,
davanti all’altare:
Ti ringrazio Signore,
perché non sono
come tutti gli altri uomini,
e nemmeno come
quello che è alla porta,
come quel pubblicano
(cfr Lc 18,11-12),
non conosciamo
il cuore del Signore,
e non avremo mai la gioia
di sentire questa misericordia!
***
Francesco Omelie 2013/2 – Non è facile
affidarsi alla misericordia di Dio,
perché quello
è un abisso incomprensibile.
Ma dobbiamo farlo!
“Oh, padre,
se lei conoscesse la mia vita,
non mi parlerebbe così!”.
“Perché?, cosa hai fatto?”.
“Oh, ne ho fatte di grosse!”.
“Meglio! Vai da Gesù:
a Lui piace
se gli racconti queste cose!”.
Lui si dimentica,
Lui ha una capacità
di dimenticarsi,
speciale.
Si dimentica, ti bacia,
ti abbraccia e ti dice soltanto:
“Neanch’io ti condanno;
va’, e d’ora in poi
non peccare più” (Gv 8,11).
Soltanto quel consiglio ti da.
Dopo un mese,
siamo nelle stesse condizioni…
Torniamo al Signore.
Il Signore mai si stanca
di perdonare: mai!
Siamo noi
che ci stanchiamo
di chiedergli perdono.
E chiediamo la grazia
di non stancarci
di chiedere perdono,
perché Lui mai si stanca
di perdonare.
Chiediamo questa grazia.
***
Francesco Omelie 2013/2
A conclusione
della Celebrazione Eucaristica,
il Parroco di Sant’Anna in Vaticano,
P. Bruno Silvestrini, O.S.A.,
e il Vicario Generale
di Sua Santità
per la Città del Vaticano,
Card. Angelo Comastri,
hanno rivolto il loro saluto
a Papa Francesco.
Quindi il Santo Padre
ha concluso con queste parole:
Ci sono alcuni
che non sono parrocchiani:
questi preti argentini,
uno è il mio vescovo ausiliare,
ma per oggi
saranno parrocchiani.
Ma voglio farvi conoscere
un prete che viene da lontano,
è venuto, un prete che da tempo
lavora con i ragazzi di strada,
con i drogati.
Per loro ha aperto una scuola,
ha fatto tante cose
per far conoscere Gesù,
e tutti questi ragazzi
e ragazze di strada
oggi lavorano
con lo studio che hanno compiuto,
hanno capacità di lavoro,
credono e amano Gesù.
Io ti chiedo, Gonzalo,
vieni per salutare la gente:
pregate per lui.
Lui lavora in Uruguay,
è il fondatore del
Liceo Jubilar Juan Pablo II:
lui fa questo lavoro.
Non so come oggi
sia arrivato qua:
lo saprò!
Grazie.
Pregate per lui.
Foto: Papa Francesco si congratula
con don Gonzalo Aemilius
per il suo lavoro
al Liceo Jubilar Juan Pablo II /
repubblica.it