Fenomeno migratorio
Non serve propaganda, ma solidarietà
Fenomeno – Il tema delle migrazioni
è tornato al centro
del dibattito politico-mediatico,
e purtroppo non si tratta di un sussulto
di consapevolezza del ceto politico
nei confronti di una
delle grandi questioni epocali del pianeta.
Vediamo piuttosto
come un fenomeno strutturale di tale portata
continui ciclicamente a essere valutato
e presentato come un’emergenza,
con oscillazioni che dipendono più
dalle esigenze propagandistiche del momento
che dall’andamento reale.
È un fenomeno che ha una prioritaria
e irriducibile dimensione umanitaria,
di cui c’è una chiara eco nelle norme
del Diritto internazionale, e davanti alla quale
dovrebbero finalmente cedere il passo
le strumentalizzazioni
al fine di consenso elettorale.
Quando sono in gioco la vita
e la dignità delle persone,
tanto più se in condizione
di estrema sofferenza e fragilità,
non è possibile invocare motivi
di opportunità politica.
Né è possibile nascondersi
dietro calcoli ragionieristici,
a maggior ragione
se l’interpretazione di questi calcoli
è viziata da occhiali ideologici.
Sulla dimensione quantitativa del fenomeno,
che pure è di enorme complessità
e rifugge dalle semplificazioni,
è possibile tuttavia mettere alcuni punti fermi,
utili a orientarsi almeno nella situazione attuale.
Il nostro Paese – va detto subito –
non sta subendo un’invasione di migranti
e non è il “paradiso” dei richiedenti asilo,
come si vorrebbe far credere.
Le richieste di asilo
presentate in Italia nel 2021
sono meno di un terzo di quelle della Germania
e meno della metà di quelle della Francia.
Lo scorso anno ci ha superato nettamente
anche la Spagna.
Se poi si confrontano i dati
con la popolazione di ciascun Paese,
il nostro è addirittura
al di sotto della media europea,
e non da ora.
L’Italia è invece visibilmente
e più degli altri esposta agli arrivi via mare,
che però sono solo una parte degli ingressi.
E comunque, a dispetto
di certe cronache tendenziose,
le cause di questa situazione non sono riconducibili
al ruolo delle Ong, sulle cui imbarcazioni
è giunta in Italia solo una minoranza di migranti
(il 16% degli sbarchi, dati del Viminale
per l’anno in corso fino all’11 agosto).
La ricerca di un capro espiatorio
è sempre ingiusta e dannosa;
in questo caso, poi,
la mancanza di senso delle proporzioni
è perfino grottesca.
E qui veniamo alla dimensione politica
di un fenomeno
che è per definizione sovranazionale,
e per quanto ci riguarda
chiama in causa direttamente
il ruolo l’Unione europea.
Quello delle politiche migratorie
è uno dei settori in cui l’Ue
si è dimostrata in questi anni più inadeguata
rispetto alle sfide in campo.
Il motivo risiede soprattutto nel fatto
che su questo terreno
le pulsioni nazionalistiche degli Stati
e quelle dentro di essi
si esaltano reciprocamente,
come ha confermato ancora una volta
lo scontro tra Francia e Italia.
Ancora non si è riusciti a capire
(o si fa finta di non averlo capito)
che solo all’interno
di un’autentica solidarietà europea
è oggi possibile tutelare efficacemente
l’interesse nazionale, e ciò non vale soltanto
per la questione dei migranti.
A “mostrare i muscoli”
e a “batterei pugni sul tavolo”
rischiamo tutti di farci del male.
Stefano De Martis, «Non serve propaganda,
ma solidarietà», in “La Voce”,
Settimanale Di Informazione Dell’Umbria,
venerdì 18 novembre 2022, n. 41, p. 1.
Foto: Una famiglia di migranti / lavoce.it