Due anni dopo: «La sfida alla storia»
Cosa raccontano i bollettini di guerra da Mosca e Kyiv
Secondo i dati
diffusi dalle Nazioni Unite,
a novembre 2023
le vittime civili ucraine
provocate dalla guerra
erano 10.000,
mentre i feriti
superavano i 18.500.
Il conflitto ha distrutto il Paese:
le perdite dirette e indirette
vanno da 564 miliardi di dollari
a 600 miliardi di dollari.
La rinascita richiederà almeno un decennio
Due anni dopo – Locale
ma globale,
dalle radici antiche
eppure spiegata troppo spesso
solo con la lente
della contemporaneità,
ambientata nel secondo Stato
più grande d’Europa
così come in quello più martoriato,
fotografata dai più moderni
mezzi di comunicazione
ma combattuta ancora
in bunker e trincee:
due anni fa,
il 24 febbraio 2022,
la Russia ha invaso l’Ucraina.
«Vedere tutto,
sopportare molto,
correggere una cosa alla volta»:
di fronte a una guerra
che non ha mai visto una tregua
né tanto meno la possibilità
di negoziati concreti,
l’approccio cristiano dato
da san Bernardo di Chiaravalle
ricorda come,
specie in tempi di crisi,
la cosa più importante da fare
è dotarsi di metodo
con cui interpretare la realtà.
***
Due anni dopo – Vedere tutto
significa sforzarsi di comprendere
chi sono e cosa vogliono
gli attori in campo,
quali sono le poste in gioco
e i rapporti di forza.
Caratterizzato
da una serie di paradossi
che il generale prussiano
Carl con Clausewitz
avrebbe definito
«il gioco delle interazioni»1,
il conflitto in Ucraina
trae origine
dal grembo della storia2.
Perché alla storia
Russia e Ucraina
vogliono rivolgersi.
Una certa
psicologia collettiva russa
ritiene da secoli
che l’Ucraina
sia parte inalienabile della Russia,
prima con l’Impero Russo
poi con l’Unione Sovietica,
e che pertanto
non debba minacciare
il principio cardine
dell’«imperialismo difensivo»,
secondo cui il pericolo
va allontanato il più possibile
dai propri confini.
Messa sotto attacco,
la comunità ucraina – supportata
dall’aiuto militare
fornito dagli Stati Uniti
e dai suoi alleati – ha dimostrato
enorme spirito di sacrificio,
capacità di sopravvivenza
e attaccamento alla terra
perché innamorata
della propria autonomia,
partorita sotto antiche forme
nella Rus’ di Kyiv.
Se la strategia
è l’arte di usare le battaglie
per vincere la guerra,
allora questa negazione
dell’esistenza dell’altro
trova riscontro
sul campo di combattimento.
Mosca sottostima
i dati sui morti
e neanche Kyiv
li rende pubblici.
Due anni dopo
In realtà,
il bollettino di guerra
sarebbe spaventoso.
Secondo quanto riportato
da funzionari statunitensi
a The New York Times3
lo scorso agosto,
il numero totale
di soldati ucraini e russi
uccisi o feriti
dal 24 febbraio 2022
si avvicinava a 500.000.
Le vittime militari russe
sarebbero quasi 300.000
(120.000 morti
e 170.000 feriti),
mentre quelle ucraine
si aggirano intorno
ai 70.000 morti
e ai 120.000 feriti.
Il dato va contestualizzato:
Kyiv conta circa 500.000 soldati,
tra truppe in servizio attivo,
di riserva e paramilitari;
al contrario
Mosca ne vanta 1.330.000.
In ogni caso,
pesano l’enorme quantità
di munizioni sparate
e la mancanza
di assistenza medica
in prima linea.
***
Due anni dopo – Ecco, allora,
il secondo principio:
«Sopportare molto».
Che non significa
– come spesso accade –
abituarsi
a vedere certe immagini
col rischio
di non provare più
dolore né stupore.
Al contrario, significa
non sottovalutare mai
quella miscela di caso,
necessità e fattori umani
che anima un conflitto.
Sul fronte muoiono
in buona parte
uomini che erano padri,
mariti, figli, nipoti.
Poi ci sono i civili.
A novembre
l’Onu affermava che4
sono morti
circa 10.000 civili ucraini
a causa della guerra
e oltre 18.500
sono rimasti feriti.
Il 2024 non promette
nulla di buono.
A gennaio5 gli attacchi
contro aree densamente popolate
sono aumentati.
In un solo mese
almeno 641 civili
sono stati uccisi
o feriti (un aumento
del 37 per cento
rispetto a novembre 2023).
Missili e mine vaganti
lanciate
ben lontano dal fronte
hanno comportato
un aumento considerevole
del numero dei bambini
uccisi e feriti:
a gennaio sono stati 40,
a novembre erano 18.
Due anni dopo
Molti di coloro
che abitano in Ucraina oggi
sono condannati a vivere
un’esistenza
a dir poco precaria.
L’agenzia ONU
per i rifugiati (Unher),
un mese dopo
l’inizio del conflitto,
aveva stimato6 che
1,4 milioni di ucraini
non hanno più avuto accesso
all’acqua potabile
e 4,6 milioni ne hanno avuto
un accesso limitato.
In tutto il 2023
l’Unher ha distribuito
assistenza economica
a 899.039 famiglie
per coprire i costi di beni
di prima necessità
come cibo, medicinali,
elettricità.
Nel 2024
l’agenzia ONU prevede7 di fornire
assistenza umanitaria immediata
a oltre 2,7 milioni di ucraini.
***
Due anni dopo – Questo
è un Paese distrutto dalla guerra.
Le stime delle perdite
dirette e indirette
vanno da 564 miliardi di dollari
a 600 miliardi di dollari.
La sua rinascita
richiederà almeno un decennio
se non di più8.
Dall’inizio della guerra
su larga scala
sono state combattute
battaglie in regioni
che generavano
fino al 60 per cento
del PIL nazionale,
tradizionalmente creato
dal settore agricolo.
Secondo le Nazioni Unite
6,4 milioni di persone
sono fuggite dall’Ucraina,
a settembre 2023
oltre 900.000 erano tornati
alla loro località d’origine
e 298.000 si sono ritrovati
in un’area diversa dalla loro casa9.
I disoccupati sarebbero
circa cinque milioni.
Secondo la Banca Mondiale
la povertà nel Paese
è aumentata
dal 5,5 per cento al 24,2 per cento
nel 202210.
Due anni dopo
Nonostante le migliaia
di misure sanzionatorie
contro Mosca, il PIL russo
è diminuito del 2,1 per cento
nel 2022
ma tra gennaio e settembre 2023
è cresciuto del 3 per cento11.
Secondo il Fondo
monetario internazionale
nel 2024 l’economia russa
si espanderà più rapidamente12.
Queste prospettive
vanno pur sempre calate
in un’economia di guerra
– dove la crescita dell’occupazione
è al massimo solo in certi settori
e i salari reali non sono alti13 -,
ma dovrebbero sollevare interrogativi
su come vengono applicate le sanzioni.
Se l’ordine internazionale
in cui ci si raccontava di vivere
sembra crollato proprio ora,
non è solo per il ritorno
della guerra in Europa.
Negli ultimi trent’anni
di conflitti ce ne sono stati
eccome: la Jugoslavia,
il Nagorno-Karabakh,
l’Ossezia del Sud,
la Georgia, il Kosovo…
ciò che rende
il conflitto in Ucraina
uno spartiacque
è la decisione di una potenza
come la Russia
di sfidare apertamente
il modello occidentale
e il diritto internazionale.
Inevitabile
come la frammentazione geopolitica
stia provocando un arretramento
nel grado di integrazione economica
fra regioni del mondo14.
***
Due anni dopo – La
crisi alimentare
ha incrementato la fame
nei Paesi africani
e l’inflazione in quelli europei.
Prima della guerra
Ucraina e Russia
esportavano oltre un terzo
(36 per cento)
del grano mondiale.
Nel 2022
quasi 258 milioni di persone
in 58 Paesi
si trovavano in condizioni
di crisi o insicurezza alimentare,
rispetto ai 193 milioni
registrati in 53 territori
nel 2021.
Come riferito
dalla Banca Centrale Europea15,
l’inflazione complessiva
dell’euro zona è aumentata
dal 2,6 per cento del 2021
al’8,4 per cento nel 2022.
La rivoluzione
nell’approvvigionamento energetico
ha creato uno shock d’offerta.
Secondo McKinsey16,
in Europa imprese e famiglie
sono state costrette
a ridurre il consumo di gas,
mentre nel 2022
le forniture di gasdotti dalla Russia
si sono quasi dimezzate.
Il Vecchio Continente ha diversificato
le fonti energetiche, puntando17
sul gas naturale liquefatto
degli Stati Uniti o su petrolio
e gas da Algeria, Azerbaigian,
Kazakistan, Norvegia.
Due anni dopo
In nome della sicurezza nazionale,
il modo in cui gli Stati
– soprattutto quelli occidentali –
pensano, agiscono e investono
sta cambiando.
Si pensi ai tanti stimoli fiscali
o ai piani nazionali intrapresi
per rispondere prima al Covi-19
ora alle guerre,
oppure al reshoring
cioè il rientro a casa delle aziende
che in precedenza
avevano delocalizzato altrove.
Nel settore della difesa
ben undici Paesi Nato
hanno aumentato18 la loro spesa
per il riarmo oltre la soglia
del 2 per cento del PIL,
tra cui spiccano Polonia,
Stati Uniti e Grecia.
Scardinata la storia,
le certezze sono crollate e la
«terza guerra mondiale a pezzi»
si è dilatata.
Focolai regionali
come Gaza e Yemen,
Niger, Congo,
Burkina Faso e Venezuela,
si sono riaperti.
Certo,
queste situazioni
hanno origini lontane
ma oggi,
agli occhi di questi attori,
le grandi potenze
risultano impegnate
in troppi scenari e sembrano
aver perso credibilità.
Perciò è arrivato il momento
di regolare i conti col passato.
Una situazione
che mette a dura prova
la proiezione strategica
di Stati Uniti e Cina.
***
Due anni dopo – Ecco perché
«correggere una cosa alla volta»
è sempre più difficile.
A meno che,
proprio alla luce
di quel processo di osservazione
e sopportazione della realtà,
non si decida di stimolare
un confronto basato
sulle domande.
Ad esempio,
se russi e ucraini
costruiscono fortificazioni
al confine,
una «soluzione coreana»
è plausibile?
Che conseguenze avrebbe
sull’Europa?
E chi ricostruirà
un Paese a pezzi?
Se quella fra Russia e Ucraina
è, sotto uno spettro ben più ampio,
anche guerra a distanza
fra Russia e Stati Uniti,
nell’anno delle elezioni
e dei possibili cambiamenti
quanto durerà
l’aiuto militare dell’Occidente
a Kyiv?
Dalla vera leadership politica
– di cui oggi,
quasi come mai prima,
si accusa la mancanza –
ci si aspetta questo:
stimolare riflessioni
e fornire modelli
non per risolvere,
ma per capire la realtà.
La svolta all’azione
sarà il passo successivo.
NOTE
1 Cfr. Clausewitz C. V.,
«Della Guerra», Mondadori,
Milano 2017.
2 Per approfondire
le cause di questa guerra,
si rimanda a G. Gallone,
«Un centro di instabilità permanente –
le origini del conflitto in Ucraina»,
L’Osservatore Romano, 7/6/2022.
3 Cooper H. et al., «Troop Deaths
and Injuries in Ukraine War
Near 500,000, U.S. Officials Say»,
The New York Times, 17/2/2024.
4 United Nations Press Center,
«Civilian Deaths In Ukraine War
Top 10,000, UN Says»,
21/11/2023.
5 UNHCR, The UN Refugee Agency,
«Ukraine situation
flash update #64», 16/2/2024.
6 UNHCR, The UN Refugee Agency,
«Ukraine situation flash update #9»,
21/4/2022.
7 UNHCR, The UN Refugee Agency,
«Overview of UNHCR’s 2024 plans
and financial requirements»,
16/1/2024.
8 Cfr. Volynski M.,
«The Road to Recovery:
Ukraine’s Economic Challenges
and Opportunities», Center
for Strategic & International Studies,
11/9/2023.
9 UNHCR, The UN Refugee Agency,
«Ukraine refugee situation
population movements, factsheet #1»,
febbraio 2024.
Due anni dopo
10 Cfr. O. Hrynevych et al.,
«The war effect: a macro view
of the economic
and environmental situation
of Ukraine», Applied Economics,
16/3/2023.
11 «Russia’s Q3 GDP growth
confirmed at 5.5% – Rosstat»,
Reuters, 13/12/2023.
12 Fleming S. et al.,
«IMF raises Russia growth
outlook as war boosts economy»,
Financial Times, 30/1/2024.
13 «Russian jobless rate
hits new record low
in strained labour market»,
Reuters, 30/8/2023.
14 Cfr. «Sviluppi economici
e politica monetaria
nell’area dell’euro.
Intervento del Governatore
della Banca d’Italia Fabio Panetta»,
10/2/2024.
15 Arce O. et al.,
«One year since
Russia’s invasion of Ukraine –
the effects on euro area inflation»,
European Central Bank,
24/2/2023.
16 White O. et al.,
«War in Ukraine: Twelve disruptions
changing the world – up date»,
McKinsey & Company, 28/7/2023.
17 Eurostat, «EU imports
of energy products
continued to drop in Q2 2023»,
25/9/2023.
18 Hawkins D.,
«See which NATO countries
spend less than 2%
of their GDP on defense»,
The Washington Post, 12/2/2024.
Guglielmo Gallone, «”La sfida
alla storia”. Due anni dopo:
cosa raccontano i bollettini di guerra
da Mosca e Kyiv», in
“L’Osservatore Romano”,
giovedì 22 febbraio 2024, pp. 2-3.
Foto: Ministero dell’Interno, Ucraina