Diego Giuseppe da Cadice (1743-1801)
Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
5 gennaio
Diego Giuseppe da Cadice
(Diego José de Cádiz),
al secolo José Francisco
López-Caamaño
y García Pérez
nasce a Cádiz
(Cadice, Spagna)
il 30 marzo del 1743
da José Francisco
López-Caamaño
e da Maria de Ocaña
y García Pérez di Rendón,
entrambi nobili decaduti.
A nove anni,
è già orfano di mamma
e quella che ne prende il posto
appartiene alla schiera
delle donne velenose e spietate.
Il padre lo affida
a un sacerdote
affinché apprenda il latino,
ma scarso è il profitto
perché tardo d’ingegno
e balbuziente.
Confidando
nello sviluppo del figlio,
il padre lo manda
a studiare a Ronda
sotto la direzione
dei Frati Predicatori,
ma se lo vede,
con tristezza,
rimandare in famiglia,
per la poca attitudine
che manifesta
allo studio.
Diego Giuseppe,
pur essendo
pio e ubbidiente,
non si sente chiamato
alla vita religiosa.
Esser frate
è l’ultima cosa
che può pensare
o desiderare:
prova ripugnanza
(lo dirà lui stesso)
per la vita religiosa
in genere
e per quella cappuccina
in particolare.
Diego Giuseppe da Cadice
Eppure
la sua adolescenza
comincia
ad essere caratterizzata
da “sussulti”
(lui li chiamerà
proprio così),
che sono delle
autentiche incursioni
di Dio
nella sua vita.
Il primo di questi
lo prova a 13 anni,
nel 1756,
e, quasi
per uno scherzo
del destino,
proprio nella chiesa
del convento cappuccino
di Ubrique, in Spagna,
in cui entra
per consolarsi
di un’interrogazione
di filosofia
andata male.
I frati
stanno cantando
la liturgia delle ore.
***
Diego Giuseppe da Cadice
ha un sussulto,
come scrive
in una sua lettera:
«Mi si riempì l’anima
di una gioia così grande
e di una ammirazione
così insolita
che quasi
uscii fuori di me».
La grande ripugnanza
allo stato religioso,
particolarmente
alla vita cappuccina
provata fino
a questo momento
cede il posto
a una attrazione
e a un ardore
incontenibile.
«Chiesi la vita
di qualche santo
dell’Ordine
– continua
nella succitata lettera –
e mi diedero quella
dei nostri santi Fedele
e Giuseppe da Leonessa,
ambedue missionari,
e poi quella
del venerabile
fra Giuseppe da Carabantes,
soprannominato
l’apostolo della Galizia.
Ciò fece divampare
un fuoco nel mio cuore
che, quantunque
contassi
soltanto tredici anni,
ardevo per la solitudine,
l’unione con Dio,
la mortificazione …».
E ancora:
«Vinto
da questi desideri,
senza consultarmi
con alcuno,
mi cinsi
delle cordicelle alla vita
e alle gambe così forte
che, impedito
di respirare e camminare,
dovetti togliermi l’una
e allentare le altre,
e le portai
per molti giorni».
Il padre Provinciale,
in visita al convento
di Cadice, lo esamina
e, contrariamente al parere
del padre Guardiano,
lo ritiene
sufficientemente istruito
per mandarlo a fare
il noviziato a Siviglia
dove
il 12 novembre 1757,
veste l’abito cappuccino.
Diego Giuseppe da Cadice
Compiuti i 15 anni,
il 31 marzo 1758,
inizia l’anno di noviziato
col nuovo nome di
Diego Giuseppe da Cadice.
«Da allora fu mio
ardente desiderio
essere cappuccino,
missionario e santo
fino ad ambire
di dare il mio sangue
nel martirio».
L’anno seguente,
il 31 marzo 1759,
fa la professione dei voti.
Nei primi anni
di vita religiosa,
dopo il noviziato,
vive piuttosto rilassato,
se crediamo
a quanto egli scrive,
accontentandosi
del minimo necessario
negli studi
più attirato
dalla letteratura
poetica castigliana
che dagli studi
filosofici e teologici.
Ed ecco
un altro “sussulto”,
questa volta decisivo,
che improvvisamente
viene a ravvivare
una lezione di teologia
stancamente seguita:
«Avvertii una notevole
devozione interiore unita
a un grande desiderio
di vedere quelle cose
tanto alte
nel medesimo Signore
con i beati.
Avvertii la necessità
di abbandonare tutto
per conseguire lui,
e mi sentivo
risoluto a farlo».
In Diego Giuseppe
si sveglia un inaspettato
desiderio di conoscere Dio,
e in maniera tale
da poterlo far conoscere
agli altri.
Che non sia fuoco di paglia,
lo dimostra il fatto che
per sei anni si immerge
nello studio della Bibbia
e di libri religiosi:
«Mi impegnai
da allora
nella orazione mentale,
alla quale,
oltre le due ore
di comunità,
destinavo almeno
un’ora della notte».
A 23 anni,
il 24 maggio 1766
è ordinato sacerdote
a Cardona,
***
Diego Giuseppe da Cadice
Di fronte
ai massicci attacchi
dell’illuminismo francese
che sforna molti libri
contro la Chiesa e il papa,
sente che non può
rimanere inattivo,
ma deve rispondere
con tutte le sue forze:
«Incapace di leggere
tali scritti, – racconta
al suo direttore spirituale –
non avevo voglia
di imparare il francese
per l’orrore
che nutrivo
per i libri
che di là venivano
su tali argomenti.
Quale bisogno
di esser santo
per potere,
con la preghiera,
placare Dio e
sostenere la santa Chiesa!
Che desiderio
di uscire in pubblico
per poter far fronte,
a viso scoperto,
ai libertini!
Quale spinta
a predicare
alla gente
colta e istruita!
Che ardore
per spargere
il mio sangue
per la difesa
di quanto fino ad ora
abbiamo creduto!».
Nel 1768, incomincia
a predicare a Ubrique
con grande frutto.
Nel 1773, riesce a portare
la pace fra il popolo
di Estepona,
da quindici anni
turbato da discordie
e liti.
Percorre
tutta la sua Andalusia
per circa un decennio,
predicando missioni,
quaresime, novene.
Diego Giuseppe da Cadice
Nella Quaresima
del 1775
Diego Giuseppe
predica in San Roque,
a Gibraltar.
È un anno fondamentale
nella sua vita
perché si incontra
con il p. Francesco
Javier González,
religioso minimo
di San Francesco di Paola,
che per nove anni sarà
il suo direttore spirituale,
consigliere prudente,
regolatore delle sue
imprese apostoliche.
Gli scriverà, infatti,
il 26 giugno 1778:
«Sì, Dio vuole
servirsi di te,
ignorantissimo,
e ti ha attirato
nell’Ordine cappuccino
e nel ministero
perché, armato
della sua onnipotenza,
sapienza e virtù,
dichiari guerra
al dominante libertinaggio
o oscurissimo illuminismo
di questo secolo tenebroso.
Il mondo contraddice
e cerca con il suo
infernale illuminismo
di distruggere
le massime del Vangelo
e lo spirito del cristianesimo».
Dopo la morte
di p. Francesco Javier,
avvenuta
il 29 febbraio 1784,
Diego Giuseppe sceglierà
come suo nuovo
direttore spirituale
D. Juan José Alcover
y Higueras,
abate
della chiesa collegiale
del Salvatore di Granada.
***
Diego Giuseppe da Cadice
Nel 1776, a 33 anni,
predica una missione
a Siviglia, interrotta
da una grave malattia.
Guarito,
ritorna a Siviglia
e predica in molte chiese
della città.
Diego Giuseppe,
alto di statura
e ben proporzionato,
percorre la Spagna
camminando sempre
a piedi scalzi,
rivestito soltanto
di una ruvida tonaca
di lana.
Amante della povertà,
non porta con sé
alcuna cosa,
per non legare – dice –
le mani
alla Provvidenza.
Non accetta compensi
alle sue fatiche,
ma, quando sale
sul pulpito,
anche le chiese più ampie
sono troppo piccole
per contenere
tutta la gente
che accorre ad ascoltarlo.
Spesso si deve collocare
il pulpito in mezzo
alla piazza, o sopra un’altura,
per dare a tutti modo
di ascoltare
la parola di Dio.
Sovente
è scortato da soldati
per impedire che la gente
lo opprima.
Un eretico, alla domanda
che cosa ne pensa
del frate cappuccino,
risponde:
«Questo frate
preme molto;
è necessario
o non udirlo
o credere».
Diego Giuseppe da Cadice
Restano famosi
i suoi discorsi
contro l’illuminismo ateo
recitati all’Università
di Granada nel 1779,
a Madrid e ad
Alcalá de Henares
nel 1783,
e i sermoni funebri
in onore del suo
direttore spirituale
nel 1784 e di
un celebre carmelitano
nel 1786.
Le sue
zelanti requisitorie
si esprimono
fortemente
anche contro
la cattiva stampa,
le corride,
i balli, le commedie
e commedianti,
allora in auge,
anche se spesso
non ottengono
alcun effetto
per
la frenesia popolare
che accompagna queste
allora considerate
opere d’arte.
***
Diego Giuseppe da Cadice
pensa ai poveri,
come quando
nel 1778 parla
al consiglio comunale
di Écija:
«Mi sbalordii
della costosissima casa
delle commedie,
quando qui
mancano un ospedale
per gli infermi,
un ospizio per le orfane
e caserme sufficienti
per i soldati».
Nella missione
di Antequera,
racconta ancora
il beato Diego,
«come frutto
della predicazione
i principali signori
decisero di formare
una congregazione
per assistere
i poveri carcerati che,
per mancanza di aiuti,
morivano di fame».
Nel 1789 a Toledo
nella tenuta reale
di Aranjuez
commuove tutti.
L’anno seguente
passa a Madrid
e ad Alcalá de Henares.
Si fa un sacco di nemici,
anche in ambito ecclesiastico,
perché nel denunciare il male
e nel richiamare a conversione
non guarda in faccia nessuno,
siano pure i ricchi preti
che hanno il coraggio
di defraudare i poveracci.
Alcuni delatori, dopo
una fervente predica
nella cattedrale di Siviglia,
il venerdì santo del 1784,
a favore
dei poveri defraudati
da ricchi ecclesiastici,
riescono a farlo esiliare
per molti mesi dalla città.
Diego Giuseppe da Cadice
Nell’inverno del 1786
predica per un mese
una missione a Cuenca.
A Saragozza
denuncia all’Inquisizione
varie proposizioni
di un velenoso libro
contro i voti religiosi
aprendo uno spinoso processo.
Dal 1787
molte città della Spagna,
Albalate, Alcañiz, Caspe,
Barcellona, Valenza,
Alicante, Cartagena,
Totana, Motril
lo ascoltano ammirate.
Interviene anche con libri
di notevole valore
apologetico e spirituale.
Le sue opere
saranno poi pubblicate
in cinque tomi a Madrid
negli anni 1796-1799.
***
Diego Giuseppe da Cadice
Gli avversari, nel frattempo,
lo costringono a un silenzio
quasi completo
per diversi anni,
confinato nel convento
di Casares fino al 1792,
quando riprende
la sua itineranza apostolica
in Andalusia.
Due anni dopo,
nell’autunno del 1794
predica in Portogallo,
poi di nuovo in Spagna
a Pontevedra
Coruña e Lugo,
Oviedo, León, Astorga,
Zamora e Salamanca.
Propagatore delle devozione
alla Santissima Trinità
e alla Madonna,
particolarmente
sotto il titolo di Madre
del Divin Pastore,
è eletto consultore
e teologo di varie diocesi,
canonico onorario
in molti capitoli cattedrali,
socio di università
e istituti culturali.
Papa Pio VI, informato
del bene immenso
compiuto da fra Diego,
con motu proprio
gli dà facoltà
di concedere indulgenze
parziali e plenarie
a suo giudizio,
e lo nomina
consultore straordinario
del Supremo Consiglio
di santa romana Chiesa
esistente in Bologna.
L’esempio del Papa
è imitato anche
da vescovi spagnoli.
Il cardinale Delgado,
arcivescovo di Siviglia,
suggerisce al re Carlo III
di farlo nominare vescovo
di una diocesi
ma il sovrano gli risponde:
«Lasciamolo
nel suo ministero,
così, invece
di circoscrivere
la sua missione
a una diocesi,
lo avremo vescovo
di tutto il regno».
Più tardi, in seguito
a tante insistenze,
gli offre il vescovato
di Ceuta,
ma fra Diego Giuseppe
lo rifiuta, limitandosi
a suggerirgli
la persona più adatta
per quella sede.
Diego Giuseppe da Cadice
La sua salute
è indebolita sempre più
dalle fatiche dei viaggi
e dai dispiaceri patiti.
Dopo un’ennesima
missione popolare
a Malaga,
nel 1799 attraversa
lo stretto per portarsi
a Ceuta.
dove
27 anni prima
aveva iniziato
i suoi primi corsi
di predicazione.
Presso
una devota famiglia
di Ronda (diocesi di Malaga)
trascorre gli ultimi mesi,
fuori convento,
dove è solito ritirarsi
dopo le sue stressanti fatiche,
e da dove ha scritto
la maggior parte
del suo prezioso epistolario.
Ed è qui
che prematuramente,
a 58 anni si spegne
il martedì 24 marzo 1801
al primo mattino.
e vi riposa
nel santuario
della Madonna
della Pace.
***
Diego Giuseppe da Cadice
La causa di canonizzazione
è introdotta il 15 gennaio 1863.
Il 10 febbraio 1884
papa Leone XIII
ne decreta le virtù eroiche
dichiarandolo venerabile,
e il 22 aprile 1894
lo proclama beato,
suscitando una reazione
di insofferenza
tra gli increduli e i liberali,
sia in Spagna sia in Italia.
Il suo ricordo
disturba ancora
il sonno
(e la coscienza)
dei suoi nemici
di un tempo.
Nella liturgia
è ricordato
il 5 gennaio.
Foto: Diego Giuseppe
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