Cireneo. Quinta stazione. Confusione di croci
Via Crucis del malato – Cammino di speranza
Cireneo. C’è indubbiamente qualcosa che mi disturba in questo episodio
che ha quale protagonista il Cireneo.
I vangeli dicono che «lo costrinsero», «lo requisirono».
Dunque, non si è offerto spontaneamente.
È allora un forzato della croce.
Ha svolto quel compito,
perché non poteva rifiutare.
Questo, almeno, come punto di partenza.
Poi, chissà,
magari ci ha messo anche un pizzico di compassione,
piano piano si è stabilito tra lui e il Condannato
un rapporto di amicizia.
Lungo la strada in effetti possono succedere tante cose…
Certo,
io vorrei che tutti coloro che si occupano di me,
lasciassero almeno intuire
che sono mossi da qualcos’altro
oltre che dal dovere, dai soldi, dal mestiere,
dalla curiosità, dall’interesse scientifico.
È il qualcos’altro che soprattutto conta per me.
Desidero infatti che mi vedano,
innanzitutto.
Ossia,
che non si limitino a vedere la mia malattia,
ma si accorgano anche di me,
dei miei problemi, delle mie difficoltà, della mia situazione concreta.
Desidero inoltre
che non si accontentino di leggere la mia cartella clinica,
i risultati degli esami di laboratorio,
il percorso della febbre, il livello della pressione, il programma terapeutico.
Insomma,
gradirei che si occupassero anche di una persona,
non solo di un caso clinico.
Conseguentemente, leggessero il mio animo,
i miei pensieri,
non solo le carte.
Desidero infine che si rendessero conto
che c’è una parte di me
che per lo più non viene fotografata dalle radiografie;
e neppure che il mio essere
non può venire «affettato» da nessuna Tac;
che la mia anima
sfugge alle indagini del microscopio elettronico più sofisticato.
Insisto dunque a credere
che il camice bianco non giustifica la fretta,
l’impassibilità,
il distacco,
la freddezza,
il fastidio,
la durezza.
Arrivo anche a sostenere
che l’esame del cuore non dovrebbe riguardare solo il paziente.
Apprezzo, certo, l’abilità tecnica,
la preparazione professionale.
Ma mi aspetto innanzitutto anche l’umanità,
il coinvolgimento personale,
la sensibilità.
Proprio vero
che i sentimenti non c’entrano almeno un poco?
E neppure le emozioni?
Ecco,
ciascuno di noi è tentato di disegnare
il ritratto del Cireneo ideale.
E, da parte sua,
il Cireneo in camice bianco
tiene in testa l’immagine del paziente ideale:
non ingombrante,
non fastidioso,
che non pone domande,
non fa perdere tempo,
accetta tutto,
si accontenta,
non fa storie,
se ne sta buono,
non si lamenta di niente…
Comunque, devo convincermi
che anch’io devo aiutare il Cireneo,
dargli una mano
nella sua non sempre gradevole incombenza,
non rendergli eccessivamente gravoso il compito,
ma comprendere anche le sue difficoltà,
indovinare i suoi guai.
Si tratta quindi di non fissare rigidamente le parti:
chi deve soltanto dare,
e chi è in diritto esclusivamente di ricevere.
Legge dello scambio, insomma;
o, se preferiamo,
mescolamento delle croci.
Mettere leggerezza nella propria,
e togliere un po’ di peso a quella altrui.
Preghiera
Oggi ho capito
che non posso aspettare semplicemente il Cireneo di turno
lungo la mia strada dolorosa.
Pure io devo farmi Cireneo di qualcuno,
uscendo fuori dal bozzolo dei miei malanni.
Non importa che già la mia croce sia tanto pesante.
Devo accorgermi di qualcuno,
come me,
che non ce la fa più.
Quando io mi accollo il peso degli altri,
mi accorgo che il mio è diventato più lieve.
Miracolo provocato dallo…
scambio di croci.
Allorché sono a corto di speranza,
sarà bene provveda ad alimentare la speranza di un altro.
Quando la mia fiammella è sul punto di spegnersi,
devo accorrere a ravvivare quella altrui.
E sia benedetta… la confusione di croci.
Amen.
Alessandro Pronzato, Via Crucis della Speranza. Tre itinerari,
Gribaudi Editore, Milano 1995, pp. 27-29.
Foto: Disegno a matita di Salomoni Fausto