Castello di Aymavilles

Castello di Aymavilles

Dove si trova

Castello di Aymavilles
si trova ad Aymavilles,
un comune
a 646 metri di altitudine
in provincia di Aosta.

Siamo quindi in Valle d’Aosta,
nell’area occidentale
della regione,
sulla destra della Dora Baltea,
all’imbocco della Valle di Cogne.

Il nome Aymavilles
probabilmente proviene
da Caius Avillius Caimus,
originario di Padova,

promotore e proprietario
del ponte-acquedotto romano
Pont d’Ael,
costruito nel 3 a.C.
e situato a pochi chilometri
di distanza.

Il castello si trova
al culmine
di una collina morenica
che scende dolcemente
verso il fiume Dora Baltea,

circondata da campi
coltivati a vigneto.

Castello di Aymavilles
Facciata del castello che si rispecchia nella fontana / facebook.com

Descrizione

Castello di Aymavilles
si presenta oggi
come un massiccio edificio
caratterizzato da quattro torri
a pianta circolare,

collocate agli angoli
di un corpo centrale
a pianta quadrata.

L’esterno è ingentilito
dalla presenza
di un vasto parco
con fontana.

L’ingresso del castello
consiste
in una doppia scala
che permette l’accesso
ad un loggiato,
sormontato da un balcone.

Si tratta di un castello
unico nel suo genere,
che concentra,
nel suo aspetto esteriore,
fasi medievali e barocche,

frutto
delle iniziative architettoniche
dei diversi membri
della famiglia Challant,

i quali,
nel corso dei secoli,
adattano l’edificio
alle esigenze e al gusto
dell’epoca.

La pianta originale
risale al XIII secolo,
forse addirittura al XII,
sebbene allo stato attuale
si discosti
parecchio da essa.

Al suo interno,
ospita due storie di
collezionismo ottocentesco

quella di Vittorio Cacherano
Osasco della Rocca,
ultimo discendente
della nobile famiglia Challant,

e quella,
nata quasi in contemporanea,
dell’Accademia di Sant’Anselmo,
société savante
con a cuore
le memorie storiche locali.

Castello di Aymavilles / lorenzotaccioli.it

Storia ed evoluzione architettonica

1. Le origini (XIII secolo)

Castello di Aymavilles
Il primitivo castello,
costituito solo
da un mastio centrale,
il torrione o donjon

è attestato già,
come appartenente
ai beni dei canonici
di Saint Gilles,
da una Bolla papale
del 1207

(si tratta della “Bolla”
di papa Innocenzo III,
emessa in Laterano
il 12 maggio 1207

e conservata
nell’Archivio Mauriziano
di Torino).

Dall’edificio, costruito
su una collina morenica
in una posizione strategica,
è possibile controllare

sia il passaggio
nella valle centrale
dove si sviluppa
la via delle Gallie
che collega Mediolanum
(Milano) a Lugdunum (Lione),

sia sorvegliare
l’accesso alla val di Cogne,
nella cui direzione
si trova l’antica cava
sfruttata per l’estrazione
di marmo bardiglio.

Castello di Aymavilles

Gli scavi archeologici
portano alla luce
i resti di un “donjon”
che potrebbe corrispondere
alla “turre” citata
nella Bolla del 1207.

All’epoca l’edificio
è dotato di una cappella,

segno che
la fortificazione primitiva
è già evoluta
verso una tipologia
più complessa.

I primi signori conosciuti
sono i De Amavilla.

Della torre duecentesca
esistono ancora oggi
le grosse murature d’ambito,
caratterizzate dall’essere
fortemente scarpate,

ed un muro di spina
che la divide,
per tutta l’altezza,
in due ambienti.

Castello di Aymavilles
Litografia del castello di Enrico Gonin pubblicata a metà Ottocento / commons.wikimedia.org

2. Il periodo degli Challant (1354-1804)

Castello di Aymavilles
Nel 1354, Amedeo VI
dei conti di Savoia

affida l’edificio a un ramo
della famiglia Challant,
nella persona di
Aimone di Challant.

Tale ramo
sarà denominato in seguito
“Challant-Aymavilles”.

Questa famiglia occupa
il castello di Aymavilles
per quasi cinque secoli,
e ai suoi membri si devono
i tre aspetti caratteristi
del maniero:

medievale
per le quattro torri,
barocco
per le bianche facciate
e ottocentesco
negli eleganti interni.

Castello di Aymavilles

Nel 1357,
Aimone di Challant.
già proprietario
del Castello di Fenis,

dà il via ad opere
di rinforzo difensivo
della struttura,

probabilmente
ritenuta troppo vulnerabile
soprattutto per via
dell’andamento pianeggiante
del terreno circostante.

Il torrione, o donjon,
che rappresenta
la parte meglio difesa
dell’edificio,
è notevolmente
ampliato verso ovest,

e risulta avere
tre piani fuori terra
e un piano interrato.

Attuale facciata del castello / facebook.com

Castello di Aymavilles

Come indicato
da Aimone di Challant
nel suo testamento del 1377,
alla sua morte, intorno al 1387,

il feudo di Aymavilles
passa al suo secondogenito
Amedeo di Challant
(? – 1423).

Questi, agli inizi del ‘400,
con un intervento
dispendiosissimo
e col cospicuo contributo
anche del fratello
cardinale Antonio,

fa erigere
le 4 torri agli angoli
del corpo centrale.

Viene costruita anche
una cinta muraria doppia
dotata di fossato
e ponte levatoio.

Le quattro torri angolari
diseguali tra loro
per diametro ed altezza,
hanno pianta circolare

e sono corredate
di logge e gallerie
per muoversi tra le stesse
senza la necessità
di scendere.

Gli interventi vengono
iniziati e portati a termine
in occasione delle nozze
di Amedeo di Challant
con Louise de Miolans,
avvenute proprio nel 1411,

e seguite
dall’ingresso degli sposi
al castello due anni dopo,
nel 1413.

3. Il conflitto con Caterina di Challant

Castello di Aymavilles
Francesco di Challant,

nominato dai Savoia
Conte di Challant
divenendo così il primo
Conte della casata,

muore
il 28 aprile 1442,
senza lasciare
eredi maschi.

Nel testamento
designa come eredi
le figlie Margherita
e Caterina.

Margherita, nel 1445,
cede alla sorella
la sua quota
di eredità paterna.

La successione, però,
è osteggiata
dai parenti maschi
di Caterina,

ed in particolare
dal cugino
Giacomo di Challant,

che reclamano
i feudi per sé,
in virtù della Legge Salica
che impedisce alle donne
la successione nel feudo.

Caterina è determinata
a difendere con la forza
le sue terre,
grazie anche all’aiuto
di Pierre Sarriod d’Introd,

che, intorno al 1450,
diviene
il suo secondo marito.

Il 30 giugno 1456,
Giacomo è nominato,
a Ginevra, vero erede
di Francesco di Challant
e unico Conte di Challant.

Prende quindi d’assedio
i castelli di Châtillon
e di Verrès,
dove Caterina
si è rifugiata.

Nel dicembre 1456,
Caterina si arrende
e cede tutte le sue terre
al cugino Giacomo,
che diventa così
il 2° Conte di Challant.

Castello di Aymavilles

Giacomo di Challant
modifica il maniero:

sopraeleva di un piano
l’intero complesso;
le torri vengono alzate
e concluse
da una copertura lignea
di forma conica,

e impreziosite
con beccatelli, caditoie
e merli.

Castello di Aymavilles
Sottotetto del castello di Aymavilles /facebook.com

Fa realizzare, inoltre,
le strabilianti strutture lignee
del sottotetto, progettate
da abili maestranze artigiane
dell’epoca.

Le quattro torri angolari
sono realizzate
in blocchi di tufo
e di bardiglio,

e sono caratterizzate
dall’ampio spessore
della muratura.

Si differenziano
per un curioso particolare
alle loro sommità:
le merlature:

due sono a merli guelfi
(hanno la sommità squadrata)
e due a ghibellini (hanno
la caratteristica forma
a coda di rondine).

Almeno due delle torri,
in origine, contengono
delle scale in pietra
di cui effettivamente
rimane qualche traccia.

Le torri,
leggermente diseguali
nelle dimensioni,
sono collegate tra loro
da un sistema
di gallerie e logge,

e sono dotate
di torrette di difesa
poste sulle mura di cinta.

Nel contempo
nella torre quadrangolare
le finestre sono incorniciate
in pietra e dotate di sedili,
sempre in pietra.

Facciata del castello vista dal viale d’ingresso nel 2018, dopo i lavori di restauro. Foto di Betti 1955 / commons.wikimedia.org

Castello di Aymavilles

Dopo Giacomo di Challant
il feudo di Aymavilles
passa al figlio, Luigi
(1454 – 1487);

a Filiberto de Challant
(? – 1517), figlio di Luigi;

e, infine
a Renato di Challant
(1502 – 1565),
figlio di Filiberto.

Questi, nel 1553,
in occasione dell’invasione
della Savoia e del Piemonte
da parte della Francia,

è fatto prigioniero a Vercelli
e rinchiuso nel castello
del Valentino a Torino.

Invano tenta di liberarsi
dalla prigionia
e, nel 1555, è costretto,
per pagare il pesante riscatto
di 30.000 scudi,

a impegnare le signorie
di Ussel e Saint-Marcel,
e a prendere accordi
con il capitano
Paolo Madruzzo,

per il matrimonio
tra la propria figlia
Filiberta e Giovanni
Federico Madruzzo.

Quest’ultimo, conte di Avio,
appartiene alla famiglia
dei principi vescovi
di Trento, ed è fratello
del capitano
Paolo Madruzzo.

Ma alla vigilia delle nozze,
Filiberta fugge
con un palafreniere,
rubando parte
del tesoro di famiglia.

D’accordo con i Madruzzo,
Renato riesce
ad evitare lo scandalo

sostituendo
nel contratto nuziale
Filiberta
con la sorella Isabella.

Il 1° ottobre 1557,
Isabella di Challant
sposa Giovanni
Federico Madruzzo.

***

Castello di Aymavilles
Nel 1565,
alla morte di Renato,
privo di discendenza
diretta maschile,

titoli e signorie
passano per sua volontà
al genero, Giovanni
Federico Madruzzo,

contro il quale
ricorrono gli esponenti
dei rami collaterali
della famiglia.

Si rivive così,
a un secolo di distanza,

la stessa situazione
creata alla morte
del Conte Francesco
di Challant (1442)
dalla successione “anomala”
della figlia Caterina.

Ma mentre quella vicenda
si è risolta nel volgere
di poco più di un decennio,

la causa Challant-Madruzzo
si protrarrà per 130 anni,
concludendosi nel 1696
a favore dei discendenti
dei cugini maschi
di Renato di Challant,

ai quali i marchesi
Del Carretto di Balestrino
– successori
degli Challant-Madruzzo,
nel frattempo estintisi –

dovranno restituire
quanto ereditato indebitamente
dal loro antenato nel 1565.

Successione dei
Challant-Madruzzo
e dei Lenoncourt

Castello di Aymavilles
Per tutto questo periodo,
i beni di Renato di Challant
e il titolo di conte
rimangono ad ogni modo

agli eredi di Isabella
e Giovanni Federico
Madruzzo:

Emanuele Renato
Madruzzo-Challant
(1540 – 1594),
figlio di Isabella
e Giovanni Federico;

Carlo Emanuele
Madruzzo-Challant
(1599 – 1658),
figlio di Emanuele Renato;

Enrico Lenoncourt,
discendente da uno
degli altri figli di Isabella
e Giovanni Federico;

e Carlo Maria
Giuseppe Lenoncourt,
figlio di Enrico.

Dopo la morte
di quest’ultimo,
avvenuta nel 1695,

nel 1696,
il castello di Aymavilles
ritorna a far parte
del patrimonio
dei Challant.

Castello di Aymavilles
Particolare dell’interno del castello / facebook.com

Castello di Aymavilles

Per quanto riguarda
l’evoluzione architettonica
del castello di Aymavilles

dopo le modifiche apportate
da Giacomo di Challant,
2° Conte di Challant,
nel 1456,

il castello non subisce
alcuna modifica strutturale
per un periodo di circa
tre secoli e mezzo.

Si deve infatti arrivare
al 1713 per trovare
il barone Giuseppe Felice
di Challant impegnato
a trasformare il maniero
in residenza signorile,

essendo ormai venute meno
le esigenze difensive
che giustificavano
la struttura fortificata.

Questi interventi
terminano nel 1728,
come testimonia
la data incisa
nell’intonaco
del sottotetto.

***

Castello di Aymavilles
Tra il 1713 e il 1728,
Giuseppe Felice di Challant
intraprende una grande
campagna ricostruttiva.

Nel 1715 è raso al suolo
un fabbricato semicircolare
definito nei documenti
planum castrum,
ed edificato agli inizi
del Quattrocento.

Sebbene
non si possiedano
indizi archeologici
né sulla sua localizzazione
né sulla sua
qualità architettonica,

è verosimile
che fu costruito
immediatamente all’interno
della cinta muraria,
a poca distanza
dalla cappella di san Nicola,

demolita anch’essa
nella medesima occasione.

Le mura difensive abbattute
vengono utilizzate
per realizzare
un parco a terrazzamenti.

Castello di Aymavilles

La struttura esterna
del castello
viene restaurata
e gli interni vengono
drasticamente rinnovati.

Gli spazi compresi
tra le quattro torri angolari
sono uniti da ampi loggiati
nascondendo così alla vista
la primitiva
torre quadrangolare.

Queste nuove strutture
sono abbellite
da aperture ovali,

e da decorazioni
a stucco bianco
ad opera del luganese
Stefano De Giorgi,

dando luogo
ad un particolare contrasto
con la muratura
di tufo e travertino
delle torri angolari.

Il loggiato a ovest
viene chiuso
con tre ampi finestroni,
inquadrati da pilastri
in marmo locale,

creando
un ambiente suggestivo
detto Galerie.

La realizzazione delle gallerie
nella parte centrale ha
come conseguenza diretta
la sopraelevazione del tetto,

per cui si rende
poi necessario procedere
a rialzare anche le torri,
perché non vengano schiacciate.

Il sopralzo viene effettuato
sfruttando
i triplici beccatelli trecenteschi,
ma la nuova merlatura
viene realizzata
in maniera poco ortodossa

e le torri,
precedentemente concluse
dal tetto conico,
vengono lasciate
senza copertura.

Viene realizzato
un viale d’accesso
sulla facciata
esposta a sud est,

Una scalinata a due rampe
conduce ad un loggiato,
con funzione di portico,
sormontato da un balcone.

Le scuderie, oggi biglietteria. Foto di Patafisik e user Elena Tartaglione / commons.wikimedia.org
Particolare delle scuderie / facebook.com

Castello di Aymavilles

Il castello è circondato
da un vasto parco
a terrazzamenti
– circa otto ettari -,

comprende al suo interno
due corpi di fabbrica
di epoche diverse:

un edificio
con tetto tradizionale
in pietra: le scuderie,
oggi sede della biglietteria,
e un edificio più piccolo:
la grandze o “fattoria”.

Tali interventi contribuiscono
a dare al castello
l’aspetto di una moderna
residenza signorile,

mentre si perde
completamente
quello della fortezza
difensiva medioevale.

***

Castello di Aymavilles
Maurizio Filippo di Challant,
perso, uno dopo l’altro,
nel 1770,
il fratello primogenito
Carlo Francesco,

suo figlio
e quindi per lui nipote
Francesco Maurizio
nel 1796,

ed infine
il piccolo pronipote
Giulio Giacinto,
nel 1802,
a soli sette anni.

Essendo pertanto
senza eredi maschi,
alla sua morte,
il 18 ottobre del 1804,

lascia i propri averi
alla nipote Maria Teresa,
sposata Cacherano Osasco
della Rocca d’Arazzo ( 1837).

Castello di Aymavilles
Marina di ispirazione veneziana. Sovrapporta della sala Bombrini / facebook.com

Castello di Aymavilles

Suo figlio Vittorio
Cacherano Osasco
della Rocca-Challant,
all’inizio degli anni Quaranta
del XIX secolo,

dà l’avvio a una grande
campagna decorativa
all’interno del castello.

optando
per un abbellimento interno
con velari sulle porte
e decorazioni raffiguranti
castelli, animali,
personaggi e paesaggi.

Inoltre, trasforma il castello
in un piccolo museo privato
per le sue collezioni di arte
e di antichità:
quadri, monete, libri
e oggetti preziosi.

Sia Maria Teresa,
sia suo figlio Vittorio
muoiono nel castello
di Aymavilles:
lei nel 1837,
lui nel 1857,

chiudendo così
la lunghissima storia
della famiglia Challant.

Una sala del castello. Foto di Ambra75 / commons.wikimedia.org

I passaggi di proprietà nel XIX secolo

Castello di Aymavilles
Nel corso dei secoli,
il castello subisce
diversi danni e guasti,
anche a causa
di conflitti militari.

Nel XVI secolo,
è danneggiato dal fuoco,
mentre nel XVII secolo
subisce i danni
causati
dall’invasione francese.

Nel XVIII secolo,
è utilizzato
come prigione.

Nel XIX secolo,
comincia a essere
progressivamente venduto
ad uno svariato numero
di acquirenti privati.

Tra i primi si ricordano
il conte Clemente
Verasis Asinai di Castiglione
nel 1870,

il quale, indebitato
e senza discendenti,

Castello di Aymavilles
Famiglia Bombrini / facebook.com

il 29 maggio 1895,
rivende il castello
all’industriale genovese
Raffaele Bombrini
al prezzo di 45.000 lire.

Castello di Aymavilles
Tavola rappresentante la Madonna / lovevda.it

Risale a questo periodo
il ritrovamento,
nelle soffitte del castello,
di due tavole
rappresentanti la Madonna
e l’Arcangelo Gabriele.

La famiglia Bombrini
trasforma il castello
in dimora di villeggiatura
e ne è proprietaria
fino al 1970.

Il castello come museo (dal XX secolo ad oggi)

Castello di Aymavilles
Nel 1970, il castello
è acquistato dallo Stato

che, in data imprecisata,
ne cede la proprietà
alla Regione Autonoma
Valle D’Aosta.

Quest’ultima si adopera,
a partire dal 2004,
alla progettazione
di una serie di lavori
di restauro,

mirati alla conservazione
del sito nelle parti storiche
e al contempo ad una
sua riconversione d’uso
come percorso museale.

Tali lavori tuttavia,
poiché particolarmente
dispendiosi e complessi,
sono costantemente
rimandati,

ed iniziano ufficialmente
solo nel 2013
per concludersi
al termine del 2021,
costati alla regione
13 milioni di euro.

L’effettiva inaugurazione
del castello di Aymavilles
avviene il 14 maggio 2022.

La difficoltà principale
è costituita
dal recupero dell’intero
complesso architettonico,
suddiviso in quattro parti:

l’edificio principale
(costituito dal castello
vero e proprio),
un edificio
più piccolo e rurale
(denominato grandze),

un altro
fabbricato di servizio
adibito originariamente
a scuderia
(attualmente a biglietteria),

e il vasto parco, creato
sullo sperone roccioso
mediante la costruzione
di diversi livelli
di terrazzamenti.

Castello di Aymavilles

Le collezioni di arte
e di antichità di Vittorio
Cacherano Osasco
della Rocca-Challant
purtroppo è andata dispersa.

La Soprintendenza regionale
ha voluto evocare
questo museo personale
collocando una parte
dell’imponente collezione
dell’Académie Saint-Anselme

che precedentemente
risultava priva di una sede
e quindi non osservabile
da parte del pubblico.

L’Académie, la più antica
Società accademica della regione,
dal 1885 aveva raccolto
opere d’arte,
reperti archeologici,

oreficerie sacre
e corredi liturgici,
fossili
e altri oggetti curiosi.

Tra gli oggetti
di maggior pregio figura
lo splendido altorilievo
in alabastro gessoso,
raffigurante
Santa Caterina di Alessandria,

Castello di Aymavilles
Inganno dell’orologio barocco / facebook.com

Curiosità del castello

Castello di Aymavilles
Sulla facciata del castello
colpisce un orologio
dipinto a “trompe-l’oeil”,

un orologio barocco
la cui lancette
segnano un’ora
che non cambierà mai:
le 11,10.

Castello di Aymavilles
Scritta in tedesco / facebook.com

All’ingresso del castello
si può scorgere
una strana scritta in tedesco,
dipinta a caratteri gotici
che tradotta, recita:

«Questo castello
appartiene a me
e a quelli che vengono
dopo di me».

La scritta risale
presumibilmente
all’inizio dell’Ottocento,
quando il castello divenne
un piccolo museo privato

per la collezione d’arte di
Vittorio Cacherano Osasco
della Rocca-Challant.

***

Castello di Aymavilles
Al piano terreno
le sale illustrano
le vicende delle casate
Challant e Bombrini.

Castello di Aymavilles
Sala Bombrini / facebook.com

A piano terra una stanza
è dedicata
alla famiglia Bombrini
e ospita mobili originali
adornati
con delicati motivi floreali

realizzati da Emma Bombrini,
la secondogenita
di Raffaele Bombrini
e Carina Gamba
che possedettero il castello
dal 1895 al 1970.

In questa sala,
si può ammirare una ricca
quadreria di fotografie
provenienti
dall’archivio privato
della famiglia

che immortalano i Bombrini
in vari momenti
della loro vita quotidiana.

Emma Bombrini intenta a dipingere delle rose bianche / facebook.com

Tra queste,
una suggestiva immagine
risalente al 1899

ritrae Emma mentre dipinge
delle rose bianche
su un elegante paracamino
in legno sagomato.

Castello di Aymavilles
Aymavilles, Sala dei Challant / lovevda.it

Castello di Aymavilles

Un’altra sala
è dedicata agli esponenti
della famiglia Challant.

Sovrapporta / facebook.com

È possibile scorgere
una sovrapporta risalente
alle trasformazioni
settecentesche dell’edificio,

dipinta con una scena
di vita popolare
ambientata in una
non meglio identificata
piazza di un villaggio.

Da notare anche la particolare
decorazione della porta,
riconducibile
alla committenza ottocentesca
del conte Vittorio:

nella specchiatura superiore
è possibile osservare
la riproduzione di una veduta
della residenza di Longwood,
dimora di Napoleone
in esilio a Sant’Elena;

mentre in quella inferiore
è raffigurato un personaggio
in divisa napoleonica:
evidenti allusioni
alla carriera militare del conte
e alle sue simpatie bonapartiste.

Ritratto del conte Vittorio Cacherano, eseguito dal pittore JeanLauren Grange / facebook.com

***

Castello di Aymavilles
Sul soffitto
del piccolo bagno
si trova il ritratto
del conte Vittorio Cacherano,

eseguito dal pittore
Jean Laurent Grange.

Un’immagine beffarda,
forse un gioco di parole
sul cognome del conte

che ben descrive
il legame che intercorreva
fra il nobile astigiano
e il pittore valdostano.

Certamente uno stimato
rapporto professionale,
ma anche e soprattutto
un profondo
rapporto di amicizia,

che qualche volta
non ha mancato di esprimersi
con omaggi… impertinenti!

***

Castello di Aymavilles
Un’altra sala,
in un documento del 1842
è denominata
“Chambre de Prince”,

verosimilmente
riferendosi al principe
Ferdinando di Savoia,
duca di Genova,

che ha soggiornato
nel castello di Aymavilles
nel luglio 1841.

La sala apre
il percorso di visita
alla raccolta d’arte
e antichità dell’Académie
Saint-Anselme.

Il salone di accoglienza Foto di Ambra75 / commons.wikimedia.org
Castello di Aymavilles
Lampadario del salone di accoglienza / facebook.com

Castello di Aymavilles

Al primo piano la sala principale
è illuminata da Chandelier,
lo scenografico lampadario
di Fontana Arte disegnato
da David Chipperfield.

La torre di nord-ovest ospita
la Sala della Monete
e delle Medaglie
con la raccolta numismatica
dell’Académie Saint-Anselme
costituita da 2.300 esemplari.

Il monetiere
al centro della sala
ospita monete di ambito
celtico, greco e romano,
medaglie e sigilli,

mentre alle pareti
sono esposte monete
con notizie
sul luogo del rinvenimento.

A proposito di questa
collezione numismatica,
significativa la lettera
di Jean-Antoine Gal
al torinese Domenico Promis
del 1834:

“Quanto alle monete
greche o romane,
io non acquisto che quelle
che si rinvengono
nel Ducato di Aosta

e m’informo sempre
del luogo in cui
sono state trovate;

cosa che offre
un piccolo chiarimento
a una branca
della storia patria”.

***

Castello di Aymavilles
Nella torre sud-ovest,
raffigurata sul soffitto
della Sala “Naturalia
e terre lontane”,

Lunetta, appartenente al ciclo delle Quattro Stagioni / facebook.com

c’è una suggestiva lunetta
appartenente al ciclo
delle “Quattro Stagioni”.

Questo ciclo di affreschi,
realizzato durante
gli interventi pittorici
dell’Ottocento,

adorna una sala
che oggi celebra
il collezionismo scientifico
e la passione
per il curioso e l’esotico.

Le opere esposte provengono
da Africa, Egitto e Cina
e fanno parte della collezione
dell’Académie Saint-Anselme.

Camera di Madama Giovane / facebook.com
Castello di Aymavilles
Interno della camera di Madama Giovane / facebook.com

Castello di Aymavilles

Al secondo piano
si trovano la stanza privata
di Madama Giovane,
nata Joséphine Allegroni
nel 1805.

Rimane presto vedova
di Giuseppe Giovine
(per questo è chiamata
Madama Giovine
o Giovane).

Dama di compagnia
di Teresa di Challant,
alla sua morte,
ne sposa il figlio,
il conte Vittorio.

Sullo stesso piano
è collocata la collezione
che cerca di rimettere insieme
la collezione di Vittorio
Cacherano Osasco
della Rocca-Challant.

Sottotetto / facebook.com

***

Castello di Aymavilles
Al terzo piano
è presente una sala dove,
grazie ad alcuni plastici
e pannelli illustrativi murali,

si evidenziano
le fasi evolutive del castello.

Alzando gli occhi,
il tetto quattrocentesco,
in lastre di pietrame
è un vero e proprio
gioco d’incastri.

L’orditura regolare
posta in opera
tra il 1454 e il 1456,
si compone di 367 elementi,
connessi tra loro

a formare una copertura
a quattro falde,
con un’inclinazione di circa 30°,
poggiante
sui quattro muri perimetrali.

Costituito
da tre essenze resinose
(larice, pino e abete)
ed esteso in totale per oltre
270 metri quadri di superficie,

il tetto
è un’opera ingegneristica
di notevole complessità.

Castello di Aymavilles
Bottega di Stefano Mossettaz, Santa Caterina d’Alessandria, 1440 circa. Altorilievo in alabastro gessoso proveniente da Introd (© RAVA, foto Gonella) / academiestanselme.eu/it/collezione

Altre curiosità

Castello di Aymavilles
Nel castello trova
una degna sede espositiva
una splendida e delicata
Santa Caterina di Alessandria,

capolavoro in alabastro gessoso
del XV secolo, attribuito
alla bottega di Stefano Mossettaz.

L’elegante figura della santa,
incorniciata
da un pregevole sfondo
a motivi vegetali, esprime
una soave femminilità

esaltata da un abito impreziosito
da ricercati accessori

e da un’alta corona
le cui gemme
sembrano proseguire
nella retrostante aureola
tempestata
di castoni e perle.

La scultura rientra
nel lascito dell’Académie
de Saint-Anselme,
donato nel 1931 dal canonico
Dominique Noussan.

All’interno del castello
c’è una sala che racconta,
più di altre, aneddoti
di vita quotidiana
di chi ha vissuto qui.

Camera “Sans Compliment” / facebook.com

È la sala “Sans Compliment”,
una stanza in cui
si lasciavano fuori
le formalità
e ci si abbandonava al piacere
di un appuntamento galante.

Castello di Aymavilles
Profumo “Rose di Aymavilles” / facebook.com

Castello di Aymavilles

Un’altra curiosità del castello
è “Rose d’Aymavilles”,
una fragranza studiata e creata
da Tonatto Profumi.

Prestigio, eleganza
e identità del castello
si percepiscono
dalle morbide note
di ambra grigia, fava tonka
e patchouli

La preziosa essenza
si diffonde attraverso
la trama leggera
di un ventaglio di carta.

Un’ultima curiosità
è rappresentata
dal parere negativo,

espresso
e da William Brockedon
nel suo Journal
of excursion of the Alps
(1833)

che cita quasi distrattamente
il castello, definendolo un
“edificio di cattivo gusto”;

e dalla viaggiatrice inglese
Elisa Robinson Cole,

che nel suo
A Lady’s Tour
round Monte Rosa
(1859) lo definisce
“francamente brutto”.

Foto di apertura: Castello
e borgo di Aymavilles
dall’alto, nel 2023.
Foto di Hagai Agmon-Snir /
commons.wikimedia.org

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