Benedetto XVI visto da Tremonti:
“Profetico nell’indicare il lato giusto della storia”
Sulla globalizzazione i colloqui con Ratzinger:
«Un intellettuale
che aveva la chiarezza come cifra stilistica,
era una figura superiore
Non si fece strumentalizzare»
Benedetto XVI visto da Tremonti – Giulio Tremonti
rilegge appunti di conferenze
tenute sul magistero di Benedetto XVI
e sfoglia foto che lo ritraggono con lui.
Il 265° successore di Pietro
alla guida della Chiesa cattolica
ha lasciato un segno profondo
anche nell’ex ministro del Tesoro,
oggi presidente
della commissione Esteri della Camera,
che conferma di aver intrattenuto
con l’allora Pontefice incontri
e uno scambio di scritti
sulla globalizzazione:
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Benedetto XVI visto da Tremonti – «L’aspetto
che impressionava tutti di Ratzinger
– racconta – erano i suoi occhi chiari:
di una profondità
e limpidezza impressionanti.
Una limpidezza che ritrovavi poi
nella sua cifra stilistica.
Sa qual è il criterio primo
con cui valutare
un grande intellettuale,
e io qualcuno ne ho conosciuto
in giro nel mondo?
È la struttura del linguaggio:
in Ratzinger è tutto chiarissimo,
lo sono anche i temi più complessi,
mentre altri
inseguono il pensiero con le parole
facendo spesso un po’ di confusione,
si ha difficoltà a capirne il senso.
È stato una personalità
outstanding, eccezionale».
Ed è una simpatia umana,
quella di Tremonti,
rafforzata da un dettaglio campanilistico:
le vacanze estive fatte dal Papa
nel 2007 a Lorenzago, nel Cadore,
dove anche l’ex ministro ha una casa.
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Benedetto XVI visto da Tremonti – Ricorda
quando lo conobbe la prima volta?
«Le racconto invece un’altra prima volta:
quella con lui già Papa. Era il 4 ottobre 2008,
giorno della visita al Quirinale
dal presidente Napolitano.
Noi del governo eravamo in fila,
io stavo dietro a Gianfranco Fini.
Lui si scosta all’improvviso
e mi trovo di fronte il Papa.
Ricordo la sua figura minuta,
gli dico emozionato
due-tre cose convenzionali,
di circostanza,
manifestando la più grande ammirazione
per la sua attività intellettuale,
e lui mi sorprende
ricordandomi in risposta
che avevamo partecipato insieme
a diversi seminari a Cernobbio.
Era vero:
veniva a bordo di una Golf bianca,
indossava un mantello nero
e la sera si passeggiava
lungo il lago discorrendo».
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Benedetto XVI visto da Tremonti – Di cosa parlavate?
«C’era una base di ragionamenti
sulla globalizzazione in atto,
il cui avvio può essere identificato
nella conferenza del 1994
di Marrakech, in Marocco,
dove si gettarono le basi per il Wto,
l’Organizzazione mondiale del commercio.
Si discuteva quindi
sui suoi effetti sociali,
economici e geopolitici,
temi sui quali
possiedo dei documenti autografi
che ebbi l’onore di ricevere da Ratzinger
e di cui ebbi modo di riparlare con lui
in alcuni incontri personali in Vaticano,
che s’intensificarono a partire dal 2008
con la crisi dei debiti sovrani.
Nell’enciclica “Caritas in veritate”
globalizzazione è non a caso
una parola citata ben 18 volte,
oltre alle varianti di “interconnessione”
e “interdipendenza”.
Quel testo era concepito
come un’evoluzione
rispetto alla “Populorum progressio”
di Paolo VI nel 1967,
quando il mondo era solo internazionale
e c’erano ancora le grandi dottrine ideologiche.
La “Caritas in veritate” affronta
quel salto di civiltà e le conseguenze
per un uomo nuovo
in un mondo diventato quasi di colpo,
in pochi anni, globale».
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Benedetto XVI visto da Tremonti – Benedetto colse
il senso di quella svolta della storia?
«Assolutamente sì.
Come, anni dopo,
ne colse lo spirito Barack Obama quando,
nel suo discorso inaugurale da presidente,
formalizza l’opposto dicendo:
«Non abbiamo il passato,
abbiamo solo il futuro».
Ma davanti all’avanzare
dei nuovi crematisti
– quelli che creano denaro
pensando che sia un valore assoluto,
fino agli eccessi di sostituire
il capitale con il debito -,
Ratzinger seppe analizzare
l’alternativa fra questi due mondi,
facendo intendere
che non esisteva un mercato
“sicut deus” (come un dio, ndr),
cioè il mondo unificato
da una nuova ideologia mercantile
ritenuta la sola capace
di far sviluppare nel mondo
pace e progresso».
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Benedetto XVI visto da Tremonti – Sono temi
al centro anche della visione dell’Europa oggi?
«È così.
Sto rileggendo in queste ore
“La vera Europa, identità e missione”,
raccolta di testi di Joseph Ratzinger
in cui tratteggia benissimo
il pensiero morale e sociale
dei padri fondatori dell’Europa,
che non è certo quella di Eliogabalo:
al centro vi è la figura umana naturale,
non quella fluida e variabile.
Come centrali
sono l’autonomia dal mercato
e l’ancoraggio ai valori morali,
non quelli monetari.
Per capire l’evoluzione che ha preso l’Europa
basta vedere delle foto dei padri fondatori
– De Gasperi, Schuman, Adenauer –
e quelle dei leader di oggi che,
al confronto, sembrano quasi
un gruppo aziendale in gita-premio.
Come ho detto in altre occasioni,
le immagini del 2019 a Francoforte,
con tutti i capi di Stato
ad applaudire il passaggio di consegne
alla Bce fra Draghi e Lagarde,
indicano che l’asse del potere
è ruotato dai popoli al denaro.
Ratzinger ci ha ricordato
con forza profetica
quale fosse il lato giusto della storia».
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Benedetto XVI visto da Tremonti – È il lascito maggiore
che ci lascia papa Benedetto?
«Per me,
che non sono un teologo,
lo è.
L’indicazione
che ci può essere davvero una luce
che illumina l’Europa.
Era così al tempo
di un altro immenso intellettuale
come Albert Camus
e della sua lezione
tenuta ad Atene nel 1955:
“Le ferite della guerra così recente
sono ancora troppo aperte,
troppo dolorose
perché si possa sperare
che le collettività nazionali
facciano lo sforzo
di cui solo gli individui superiori
sono capaci”.
Ecco,
Ratzinger era uno
di questi individui superiori».
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Benedetto XVI visto da Tremonti – Si può affermare
che papa Benedetto XVI fu anche, non volendo,
l’oggetto di un confronto politico
di cui si appropriò all’epoca
una parte del centrodestra,
con i cosiddetti “teocon”?
«Direi assolutamente di no,
era troppo al di sopra,
aveva una autorevolezza superiore.
E non si prestava
a nessun tipo di strumentalizzazione».
Eugenio Fatigante, «Tremonti: profetico
nell’indicare il lato giusto della storia», in
“Avvenire”, martedì 3 gennaio 2023, p. 10.
Foto: Benedetto XVI
(Joseph Aloisius Ratzinger) /
insiemenews.it