Benedetto XVI visto da Schönborn

Benedetto XVI visto da Schönborn
Il padre del Catechismo della Chiesa cattolica

 

Benedetto XVI visto da Schönborn – Tra i grandi lasciti
di Papa Benedetto XVI c’è indubbiamente
il Catechismo della Chiesa cattolica.

A questo proposito sono grato di poter riportare
ricordi anche molto personali di lui.

È noto che il Vaticano II,
diversamente dal concilio di Trento,
non decise di pubblicare
un catechismo proprio del concilio.

In un certo senso, i documenti conciliari
erano considerati essi stessi
il grande catechismo della Chiesa.

Venti anni dopo il concilio,
molti vedevano la cosa in maniera diversa.

Il Sinodo dei vescovi del 1985,
tra le sue propositiones, ne presentò una
che chiedeva insistentemente al Papa
di disporre la realizzazione
di un catechismo del Vaticano II.
Si parlava di un compendio.

La parola catechismo veniva evitata.
Non era ben formulata.

Fu il disorientamento del periodo post-conciliare,
diffusamente percepibile,
a determinare le richieste dei padri sinodali.

Un ruolo importante a tale riguardo
lo aveva svolto una conferenza
tenuta dal cardinale Ratzinger
nel 1983 a Lione e a Parigi su
«La crisi della catechesi».

Quella conferenza aveva avuto
un’eco a livello mondiale.

Benedetto XVI visto da Schönborn

Benedetto XVI visto da Schönborn – Il cardinale Ratzinger
non solo aveva affrontato la crisi dell’annuncio della fede,
ma aveva anche presentato un programma
di come la catechesi della Chiesa poteva rinnovarsi.

A tale riguardo, aveva fatto riferimento
al Catechismus Romanus del 1566
e alla sua preoccupazione
di spiegare la fede della Chiesa
senza polemiche nella sua bellezza.

Di fatto, è sorprendente che
in un tempo pregno di controversie teologiche,
la Chiesa abbia proposto
una spiegazione della sua fede
che rinuncia totalmente alla polemica
e si affida completamente alla forza di irraggiamento
della rappresentazione positiva della fede.

La conferenza di Ratzinger a Lione e Parigi
fu senz’altro un forte impulso
che incoraggiò i padri sinodali
a chiedere a Giovanni Paolo II
di contemplare qualcosa di analogo
per il nostro tempo.

Nel 1986 Papa Wojtyła iniziò
a dare forma concreta alla richiesta del Sinodo.

Non c’è da stupirsi che affidò al cardinale Ratzinger
il compito di guidare il progetto.
Non serve che io ripercorra le tappe di quel cammino
che durò sei anni.

Fu creata una commissione
composta da dodici cardinali e vescovi,
guidata dal cardinale Ratzinger.
Fu istituito un comitato redazionale
di sette vescovi diocesani,
del quale io, all’epoca docente a Friburgo,
fui il segretario.

Benedetto XVI visto da Schönborn

Benedetto XVI visto da Schönborn – Mi sembra
importante sottolineare soprattutto
il contributo del cardinale Ratzinger a quel lavoro.
La sua guida, il suo spirito,
la sua ispirazione furono decisivi.

La prima cosa,
e anche quella più importante,
è che ha davvero creduto in questo progetto.

Sin dal primo giorno
vi furono aspre polemiche
sul senso che poteva avere
e sulla possibilità di realizzare
un compendio della fede
valido per tutto il mondo.

La pluralizzazione delle culture, dei modi della fede
sembravano contrastare nettamente con quell’idea.

Egli credette con coraggio e fiducia a quella possibilità.
L’unità della fede rende possibile
anche un’espressione comune di tale unità.
Con questa premessa a guidarlo, iniziò il lavoro.

Vi fu un secondo contributo
con cui accompagnò il lavoro: la convinzione
che i quattro pilastri classici della catechesi
ancora oggi sono portanti.

Indicò anche l’ordine:

il Credo è la base sin dai primordi della Chiesa;
i Sacramenti sono le porte
attraverso le quali la grazia entra nella nostra vita;
i Dieci Comandamenti sono i segnavia certi
di una vita riuscita;
il Padre Nostro è la misura e la forma originale
di tutta la nostra preghiera.

Ed ecco così la struttura del libro sulla fede.

Benedetto XVI visto da Schönborn

Benedetto XVI visto da Schönborn – La terza indicazione
fu decisiva per lo stile dell’opera.
Essa non doveva ripetere
e proseguire dibattiti teologici.

Doveva illustrare in modo semplice e chiaro
solo la dottrina della fede.
Il Catechismo non doveva prendere posizione
tra scuole teologiche,
bensì offrire tutto ciò che precede la teologia
e che è alla base di tutta la teologia:
il depositum fidei.

Per il cardinale Ratzinger
era particolarmente importante
vedere la dottrina della fede
come insieme organico,

tenere conto del nexus mysteriorum,
del nesso intimo
tra tutti gli insegnamenti della fede,
della loro sinfonia.

Il Catechismo non doveva essere
una struttura dottrinale arida e astratta,
ma far percepire un po’ della bellezza della fede.

Sotto la sua guida,
il suo incoraggiamento costante
e la sua paternità spirituale,
il lavoro crebbe
fino a essere quello che diventò infine
dopo la promulgazione
da parte di Giovanni Paolo II:

una misura e un orientamento certo
per la fede nel nostro tempo.

Il Catechismo rimane una grande testimonianza
della forza determinante
del teologo Joseph Ratzinger / Papa Benedetto.

Card. Christoph Schönborn, «Il padre del Catechismo
della Chiesa cattolica», in “L’Osservatore Romano”,
Edizione straordinaria, 31 dicembre 2022, p. 13.

Foto: Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger) /
insiemenews.it

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