Benedetto XVI Discorso 2005/2

Benedetto XVI Discorso 2005/2
Ai Cardinali presenti in Roma
Sala Clementina, venerdì 22 aprile 2005

 

Benedetto XVI Discorso 2005/2
Venerati Fratelli Cardinali!

1. Vi incontro
anche quest’oggi
e vorrei farvi parte,

in maniera
semplice e fraterna,

dello stato d’animo
che sto vivendo
in questi giorni.

Alle intense emozioni
provate in occasione
della morte del mio
venerato predecessore
Giovanni Paolo II

e poi
durante il Conclave
e soprattutto
al suo epilogo

si assommano
un intimo bisogno
di silenzio
e due sentimenti
tra loro complementari:

un vivo
desiderio del cuore
di ringraziare

e un senso
di umana impotenza
dinanzi
all’alto compito
che mi attende.

Benedetto XVI Discorso 2005/2

Innanzitutto
la gratitudine.

Sento,
in primo luogo,
di dover
rendere grazie a Dio,

che mi ha voluto,
nonostante
la mia umana fragilità,
quale Successore
dell’apostolo Pietro,

e mi ha affidato
il compito
di reggere
e guidare
la Chiesa,

perché sia nel mondo
sacramento di unità
per l’intero
genere umano
(cfr Lumen gentium, 1).

Ne siamo certi,
è l’eterno Pastore
a condurre
con la forza
del suo Spirito
il suo gregge,

ad esso assicurando,
in ogni tempo,
Pastori da Lui scelti.

In questi giorni
si è levata
corale la preghiera
del popolo cristiano
per il nuovo Pontefice

e davvero emozionante
è stato
il primo incontro
con i fedeli,
l’altro ieri sera,
in Piazza San Pietro:

a tutti,
Vescovi, sacerdoti,
religiosi e religiose,
giovani e anziani

giunga
il mio più sentito
ringraziamento
per questa
loro spirituale
solidarietà.

***

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2. Un vivo ringraziamento
sento di dover rivolgere
a ciascuno di voi,
venerati Fratelli,

cominciando
dal Signor Cardinale
Angelo Sodano che,
facendosi interprete
dei comuni sentimenti,

mi ha indirizzato
poc’anzi
affettuose espressioni
e cordiali voti augurali.

Con lui ringrazio
il Signor
Cardinale Camerlengo
Eduardo Martínez Somalo,

per il servizio
generosamente reso
in questa delicata
fase di passaggio.

Desidero poi
estendere la mia sincera
riconoscenza
a tutti i membri
del Collegio Cardinalizio

per l’attiva collaborazione
da essi prestata
alla gestione
della Chiesa
durante la Sede Vacante.

Con particolare affetto
vorrei salutare
i Cardinali che,

a motivo della loro età
o per malattia,

non hanno
preso parte
al Conclave.

A ciascuno sono grato
per l’esempio
che hanno dato
di disponibilità
e di comunione fraterna,

come pure
per la loro
intensa preghiera,

espressioni entrambi
di amore fedele
alla Chiesa,
sposa di Cristo.

Un grazie sentito
non posso,
inoltre,
non rivolgere
a quanti,

con diverse mansioni,
hanno cooperato
all’organizzazione
e allo svolgimento
del Conclave,

aiutando
in molti modi
i Cardinali
a trascorrere

nel modo più sicuro
e tranquillo
queste giornate
cariche
di responsabilità.

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3. Venerati Fratelli,
a voi il mio più
personale ringraziamento
per la fiducia
che avete riposto in me

eleggendomi
Vescovo di Roma
e Pastore
della Chiesa universale.

È un atto di fiducia
che costituisce
un incoraggiamento
a intraprendere
questa nuova missione
con più serenità,

perché sono persuaso
di poter contare,

oltre che
sull’indispensabile
aiuto di Dio,

anche sulla vostra
generosa collaborazione.

Vi prego,
non fatemi
mai mancare
questo vostro sostegno!

Se da una parte
mi sono presenti
i limiti
della mia persona
e delle mie capacità,

dall’altra
so bene
qual è la natura
della missione
che mi è affidata

e che mi accingo
a svolgere
con atteggiamento
di interiore dedizione.

Non si tratta qui
di onori,
bensì di servizio
da svolgere
con semplicità
e disponibilità,

imitando il nostro
Maestro e Signore,
che non venne
per essere servito
ma per servire
(cfr Mt 20,28),

e nell’Ultima Cena
lavò i piedi
degli apostoli
comandando loro
di fare altrettanto
(cfr Gv 13,13-14).

Non resta pertanto,
a me
e a tutti noi insieme,
che accettare
dalla Provvidenza
la volontà di Dio

e fare
del nostro meglio
per corrispondervi,

aiutandoci
gli uni gli altri
nell’adempimento
dei rispettivi compiti
a servizio della Chiesa.

***

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4. Mi è caro
in questo momento
riandare col pensiero
ai venerati
miei Predecessori,

il beato Giovanni XXIII,
i servi di Dio Paolo VI
e Giovanni Paolo I
e specialmente
Giovanni Paolo II,

la cui testimonianza
nei giorni scorsi,
più che mai,
ci ha sostenuto

e la cui presenza
continuiamo
ad avvertire
sempre viva.

Il doloroso evento
della sua morte,
dopo un periodo
di grandi
prove e sofferenze,

si è rivelato
in realtà
con caratteristiche
pasquali,

come egli
aveva auspicato
nel suo Testamento
(24.II – 1.III.1980).

La luce e la forza
di Cristo risorto
sono state
irradiate nella Chiesa
da quella sorta
di “ultima Messa”

che egli ha celebrato
nella sua agonia,
culminata
nell’“Amen”
di una vita
interamente offerta,

per mezzo
del Cuore Immacolato
di Maria,
per la salvezza
del mondo.

***

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5. Venerati Fratelli!
Ciascuno tornerà ora
nella rispettiva Sede
per riprendere
il suo lavoro,

ma spiritualmente
resteremo uniti
nella fede
e nell’amore
del Signore,

nel vincolo della
celebrazione eucaristica,
nella preghiera insistente
e nella condivisione
del quotidiano
ministero apostolico.

La vostra
spirituale vicinanza,
i vostri
illuminati consigli
e la vostra
fattiva cooperazione

saranno per me
un dono del quale
vi sarò sempre
riconoscente

e uno stimolo
a portare
a compimento
il mandato
affidatomi

con totale fedeltà
e dedizione.

Alla Vergine
Madre di Dio,

che ha accompagnato
con la sua
silenziosa presenza
i passi
della Chiesa nascente

e ha confortato
la fede degli Apostoli,

affido tutti noi
e le attese,
le speranze
e le preoccupazioni
dell’intera comunità
dei cristiani.

Sotto
la materna protezione
di Maria,
Mater Ecclesiae,

vi invito a camminare
docili e obbedienti
alla voce
del suo divin Figlio
e nostro Signore
Gesù Cristo.

Invocandone
il costante patrocinio,

imparto di cuore
la Benedizione Apostolica
a ognuno di voi

e a quanti
la Provvidenza divina
affida
alle vostre cure pastorali.

Foto: Benedetto XVI /
tempi.it

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