Augusto Del Noce

Augusto Del Noce
Filosofo fuori squadra
e profeta inascoltato

 

Un saggio
sul «pensiero inattuale»
di Augusto Del Noce

Augusto Del Noce
«La nuova società
sarà caratterizzata
da un’assolutizzazione
dell’economico,

che assorbirà
ogni altro valore.

Sarà la fine della lotta
tra le concezioni del mondo
e anzi
nella nuova società
si avrà la loro scomparsa (…)

Se il marxismo,
che si presentava
come l’acme della modernità,
ha concluso nel totalitarismo,

il post moderno occidentalista
ha il destino di cadere
nel suo opposto,
nell’alimento del sentimento
del nulla».

Così, Augusto Del Noce
in uno dei suoi ultimi scritti.

È il 14 novembre 1989,
meno di una settimana prima,
il 9 novembre,
la caduta del Muro di Berlino

– in Italia il 12 novembre
la svolta della Bolognina
per il Pci
di Achille Occhetto –
che darà il la alla decomposizione
del blocco sovietico,

e l’anziano filosofo
studioso della politica
esprime giudizi
più che preoccupati
sulla globalizzazione

che, con l’esaurirsi
della guerra fredda,
si profila all’orizzonte.

E i cui effetti purtroppo
non potrà più osservare.

Augusto Del Noce

Morirà, infatti,
poco più di un mese dopo,
settantanovenne,
il penultimo giorno di un anno
– l’89 –

divenuto plastico spartiacque
della storia contemporanea.

La fine
del “secolo breve”,
si dirà.
Per qualcuno
sic et simpliciter
la “fine della storia”;

la storia stessa, tuttavia,
si è drammaticamente
incaricata di smentire
quella previsione,

gravida
della non irrilevante appendice
di un “nuovo ordine mondiale”.

***

Augusto Del Noce
A ogni modo,
il lavoro di Del Noce
si arrestò sulla soglia
di un gigantesco
cambio di passo della storia.

E, oltre al completamento
dell’opera su Giovanni Gentile,
pubblicata postuma nel 1990,

rimase incompiuta anche
la sua riflessione storica
relativa al dissolvimento
del comunismo.

In una mattina
d’inizio gennaio,
i funerali furono celebrati
nella cappella
de La Sapienza,

università
che per anni
lo aveva visto docente
di filosofia della politica

e divenire
punto di riferimento
per tanti studenti
post-sessantottini.

Presenti alti rappresentanti
delle istituzioni
e del mondo accademico,

a officiare il rito fu
don Giacomo Tantardini,
sacerdote lombardo
ma incardinato a Roma,
morto nel 2012,

e all’epoca
padre spirituale
della Cl capitolina

nonché
carismatico animatore
di due riviste
che videro Del Noce
illustre collaboratore.

Augusto Del Noce

Pubblicazioni battagliere,
«Il Sabato» e «30Giorni»,
che in quegli anni,
nel bene e nel male,

segnarono
in maniera non banale
il dibattito culturale
e politico non meno
di quello ecclesiale.

Proprio
al significativo rapporto che,
a partire dagli anni Settanta,
il filosofo studioso
della modernità
ebbe con il mondo cattolico

e in particolare
con i giovani studenti
discepoli di don Giussani

sono dedicati
i passaggi centrali
del denso saggio
di Luciano Lanna

Attraversare la modernità.
Il pensiero inattuale
di Augusto Del Noce
(Siena, Cantagalli, 2024,
pagine 495, euro 28).

Pagine che,
innestando l’acribia
della ricerca
con il ritmo giornalistico,
a partire da uno specifico
punto di vista

ricostruiscono il clima
non raramente esacerbato
che ha attraversato
la comunità dei fedeli italiana

in quella delicata fase
che va
dall’immediata ricezione
del Vaticano II,
con il Sessantotto,

la successiva dilaniante
campagna referendaria
sul divorzio
e gli “anni di piombo”,

fino al tentativo
di ricomposizione
nel primo decennio
di pontificato wojtyłiano.

***

Augusto Del Noce
A 35 anni
dalla scomparsa di Del Noce
e a 60 dalla pubblicazione
di una delle sue opere più note
Il problema dell’ateismo

il saggio di Lanna si pone
dichiaratamente l’obiettivo
di far uscire
la memoria del filosofo
da quel cono d’ombra
nel quale è stata relegata.

Non si tratta,
spiega l’autore,
di un «filosofo tradizionalista»

ma di «un pensatore che,
come Gilson,
ha ipotizzato una filosofia
attraverso la storia

e che si è ricollegato
a una tradizione di pensiero
che da Agostino,
passava per Vico,
per transitare
attraverso Rosmini».

Per Giacomo Marramao,
che del volume
firma la prefazione,

Del Noce è stato
un filosofo «fuori squadra»,
«decentrato nell’accademia
come in politica».

Augusto Del Noce

Ma appunto
anche per questo

«libero di attraversare
aspetti e tendenze
del proprio tempo
mantenendo
un’irriducibile originalità».

Una voce libera,
«inattuale»
come suggerisce
il titolo del volume.

O forse anche
un «profeta inascoltato»
che può essere accostato,
sostiene l’autore,
ad altre figure
a lui contemporanee:

Sciascia, Baget Bozzo,
Zolla, Silone, Chiaromonte,
Testori, Pasolini.

In particolare,
proprio con un autore
“scomodo” come
Pier Paolo Pasolini

– i cui testi peraltro
furono spesso valorizzati
anche da don Giussani –

vi era piena sintonia
nel denunciare l’affermarsi
di un nuovo potere
e il rischio totalitarista.

«Del Noce – annota Lanna –
aveva sempre riconosciuto
nello scrittore e regista
il lucido diagnostico
di una fenomenologia
sociale e antropologica

ben narrata con la metafora
della “scomparsa
delle lucciole”
e con il concetto
di “genocidio culturale”».

***

Augusto Del Noce
Scrive infatti Del Noce
nel febbraio 1975:

«Le cose
che Pasolini diceva
erano veramente giuste:

l’emergere dopo il ’60
di un potere reale
e la relativa sconfitta
dei politici.

Comincia il totalitarismo (…)
quel totalitarismo
che il fascismo
non riuscì a realizzare
perché trovò davanti
la vecchia Chiesa».

Augusto Del Noce

Una sintonia,
per intenderci,
non con il Pasolini
che guardava
con nostalgia
al mondo preindustriale

ma con l’autore
degli Scritti corsari

laddove sottolineava
come la Chiesa
e il cristianesimo
dovessero temere
il nuovo potere avanzante.

In questo ambito
si inseriscono
gli interventi e i dibattiti

– in particolare se ne ricorda
uno molto significativo
organizzato alla Sapienza
dal centro culturale
Massimiliano Kolbe

con la partecipazione
di Massimo Cacciari,
allora deputato del Pci,

con a tema il bilancio del marxismo
a cento anni dalla morte
del filosofo di Treviri –

in cui Del Noce attacca
«la nuova egemonia
tecnocratico-azionista

che aveva preso
il sopravvento a sinistra
dopo lo scacco del marxismo

e che aveva finito
per egemonizzare
anche la leadership
del partito cattolico».

Insomma,
questo l’allarme,
si era di fronte ad un
«superpartito trasversale,
laicista e neolibertino».

***

Augusto Del Noce
A impreziosire il volume
un testo inedito del 1961,
nel quale emergono già
i tratti salienti
della ricerca di Del Noce:

la vocazione “metapolitica”,
l’interpretazione
della modernità,
la critica al marxismo,

una messa in discussione
del determinismo nella storia
e nella storia della filosofia

che fa propria
la lezione dell’ucronia
teorizzata dal pensatore francese
Charles Renouvier.

***

Augusto Del Noce
Per Del Noce,
sintetizza Lanna,

il «tempo storico»
è «simile a un albero
dalle innumerevoli
ramificazioni virtuali:
in potenza tutte possibili».

Una visione che rifiuta
il tracciato determinato
di un corso storico,
quasi fosse
una «freccia inarrestabile».

Lasciando sempre
una finestra aperta
e liberante
allo sguardo della fede.

Non a caso,
in occasione dei funerali
venne sottolineato come
il maggiore insegnamento
lasciato da Del Noce

fosse proprio quello
di aver compreso
che la fede
«dona uno sguardo
senza il quale,
ogni umanesimo,

pur se mosso da nobili ideali,
è destinato al fallimento»
(cfr. «L’Osservatore Romano»,
2-3 gennaio 1990).

Una lezione da non dimenticare.

Fabrizio Contessa, «Filosofo
fuori squadra e profeta inascoltato»,
in “L’Osservatore Romano”,
mercoledì, 13 novembre 2024,
p. 6.

Foto: Augusto Del Noce /
repubblica.it

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