Acqua viva

Acqua viva

 

Acqua viva – «Gesù e la Samaritana».
Così normalmente titoliamo
il racconto che apre
il quarto capitolo
del Vangelo secondo Giovanni.

In effetti, questo capitolo
è dedicato quasi interamente
a Gesù
e a una donna di Samaria.

Sottolineiamo subito
che il racconto lo si trova solo
nel Vangelo secondo Giovanni.
Non si sono paralleli
nel Vangeli sinottici.
Rappresenta certamente
una ricchezza letteraria, poetica,
teologica e spirituale.
Come tale si tratta
di una delle pagine indimenticabili
di Giovanni.

Il nostro approccio
riguarda precisamente i versetti
dal 4 al 30.
Non si vuole proporre
un commento esegetico,
ma semplicemente
degli elementi di meditazione,
in vista di un incontro
più intimo con Gesù.

Dal realismo della scena
al realismo dell’Incarnazione

Acqua viva – Ciò che soprattutto
attira l’attenzione in questo racconto
è il realismo della scena.
Gesù, affaticato per il viaggio,
siede presso il pozzo.
È circa mezzogiorno.
Giunge una donna samaritana
ad attingere acqua.

Dopo una lunga marcia
sotto il sole,
Gesù è stanco, spossato,
attanagliato dalla sete.
Raggiunto il punto d’acqua
rappresentato dal pozzo,
non può fare a meno
di fermarsi per dissetarsi
e rimettersi in forze.
Purtroppo
non c’è nessuno al pozzo
che possa dargli da bere,
e lui, Gesù,
non ha alcun recipiente
per attingere.
Decide allora di sedersi là,
in attesa dell’arrivo provvidenziale
del primo venuto.

Ed ecco! Giunge una donna
portando una brocca sulla testa,
secondo gli usi orientali.

È una samaritana.
Gesù non le domanda il nome.
Nemmeno l’evangelista
ce lo indica.
Però ci svela qual è
la condizione di questa donna.

Acqua viva

Si tratta evidentemente
di una donna
considerata di bassa condizione,
una donna socialmente disprezzata.
Viene sola al pozzo,
a mezzogiorno,
all’ora in cui
non dovrebbe esserci nessuno.
Cerca così
di evitare gli sguardi di biasimo
e le prese in giro dei compaesani.

Non è libera;
e si individuano facilmente
le molteplici ferite del suo cuore
consumato
nella vana ricerca dell’amore
di una mezza dozzina di uomini.

Nel percepire questa situazione,
Gesù non esita ad esprimere
il suo desiderio:
«Dammi da bere», le dice.

***

Acqua viva – Vediamo come
la scena attorno a Gesù
è concreta, reale
e perfino ordinaria.

La fatica è un’esperienza
comune a tutti gli uomini.
Allo stesso modo la sete.

Gesù non sfugge
a queste realtà
che rivelano la finitezza
della condizione umana.
È stanco e assetato
come succede a tutte le persone.

Ammiriamo la semplicità
e l’onestà dell’evangelista
che non ha voluto espressamente
abbellire o nobilitare
l’immagine di Gesù.
Non ha timore di presentare Gesù
nel bisogno, vittima della fatica,
della sete e della fame.
Non si fa scrupolo di mostrarlo
mentre chiede da bere a una donna,
tanto più a questa donna di Samaria.
Qui abbiamo un segno eloquente
del mistero dell’Incarnazione.

Acqua viva

Di fatto il realismo della scena
ci conduce al realismo
dell’Incarnazione.
Gesù è realmente uomo,
vero uomo.
«Ha condiviso in tutto,
eccetto il peccato,
la nostra condizione umana»
(Preghiera eucaristica 4).

Ha davvero assunto
la natura umana,
«rimanendo Dio»
(Catechismo della
Chiesa Cattolica, n 464).

Egli dunque
conosce le nostre pene
e le nostre gioie;
conosce quindi anche
i nostri bisogni
per quanto riguarda
l’acqua e il pane.

Perciò abbiamo diritto
di avere fiducia
e di vivere nella speranza.
Lui,
nostro Signore e Creatore,
ci è vicino.
Non è solamente
in questo o quel luogo,
sulla montagna
o a Gerusalemme.
È dappertutto
sulle nostre strade
e ci sta venendo incontro.
Non ignora la realtà
della nostra umanità.
Sente i nostri appelli
e viene in nostro soccorso
con la sovrabbondanza
delle sue grazie.
Egli ci promette
e ci dà l’acqua viva.

L’acqua viva

Acqua viva – Fa un certo effetto
constatare che, alla fine,
Gesù non ha neanche bevuto.
Alla donna,
meravigliata per il fatto
che un giudeo
le domandi da bere,
egli si presenta,
contro ogni attesa,
come qualcuno
che possiede dell’acqua:
«Se tu conoscessi il dono di Dio
e chi è colui che ti dice:
“Dammi da bere”,
tu avresti chiesto a lui
ed egli ti avrebbe dato
acqua viva».

A questo punto
è la donna che si trova
nella situazione dell’assetato.
Un vero colpo di scena!
Dalla situazione
di colui che domanda,
Gesù si trova
in quella di chi possiede
e che dà.
Dice di avere dell’acqua viva.

***

Acqua viva – È evidente
come l’acqua sia un tema biblico
estremamente ricco.
Nell’Antico Testamento
riveste un ruolo importante
nelle prospettive di rinnovamento
del popolo di Dio.

È sufficiente qui richiamare
alcune delle promesse profetiche.

Dopo la riunificazione
e il ritorno dei figli di Israele
alla loro terra,
il Signore li aspergerà
con acqua pura
per purificarli
e dare loro un cuore nuovo
(cfr. Ez 36,24-27).

«Non avranno né fame né sete
e non li colpirà
né l’arsura né il sole,
perché colui che
ha misericordia di loro
li guiderà, li condurrà
alle sorgenti d’acqua» (Is 49,10).

Ricordiamo anche l’episodio
dell’acqua scaturita dalla roccia
per placare la sete del popolo,
nel corso della sua marcia
nel deserto (Es 17,1-7).

Dio ha promesso
di rinnovare questo prodigio
e di trasformare il deserto
in un generoso frutteto
(cfr. Is 41,17-20)
e il suolo riarso
in sorgenti d’acqua (cfr. Is 35,6 s.).

Acqua viva

Presentandosi come colui
che dà l’acqua viva,
Gesù si manifesta chiaramente
come sia lui a dare compimento
alle promesse fatte dai profeti.
Inoltre si rivela
come il vero profeta,
il Messia atteso.

La Samaritana
perviene a questa rivelazione
solo un po’ alla volta.
All’inizio
non vede in Gesù che
un uomo giudeo,
poi scopre
che egli è qualcosa di più.
«Signore,
vedo che tu sei un profeta»,
confessa.

E Gesù dichiara infine:
il Messia… «sono io,
che parlo con te».

La donna è dunque
di fronte al Messia,
l’inviato di Dio,
il Salvatore promesso!
Si trova alla fonte
dell’acqua viva,
l’acqua viva che sgorga
in vita eterna.
Può esultare
ed essere nella gioia,
perché è stata ricolmata.
Non avrà mai più sete.

***

Acqua viva – In tutto il mondo
vivono numerose popolazioni,
soprattutto tra i Paesi del Sud,
che non hanno accesso
all’acqua potabile.
Ciò rappresenta senza dubbio
un grave scandalo.

In questo ventunesimo secolo
non mancano certo
i mezzi materiali e finanziari
capaci di offrire
dell’acqua potabile
a tutti coloro
che ne hanno bisogno.
Lo sviluppo
scientifico e tecnico
è sufficientemente prodigioso
in questo campo.
Ciò che è carente
sono lo spirito di solidarietà
e la volontà politica.

Mentre il numero
delle persone vulnerabili
non cessa di crescere,
a seguito della moltiplicazione
dei focolai di tensione
e di conflitti interminabili,
oppure a causa
delle grandi catastrofi naturali,
è urgente che le nazioni
si uniscano
in uno sforzo di solidarietà
per condurre la lotta
contro la sete nel mondo.
Lo esigono la giustizia e la carità.

Certo, l’umanità ha sete,
sete di acqua potabile,
e non conviene che
questa situazione perduri.
Si dice che
l’acqua è la vita.

Pertanto la parola di Gesù
conserva tutta la sua verità:
«Chiunque beve di quest’acqua
avrà di nuovo sete;
ma chi berrà dell’acqua
che io gli darò,
non avrà più sete in eterno».

L’umanità ha dunque
una sete più profonda,
quella dell’acqua viva
che dà Gesù.

L’acqua viva naturalmente
è un simbolo.
Ci rinvia alla fede,
che è un dono di Dio.
Ci rinvia ugualmente
allo Spirito Santo,
che vivifica e santifica.

L’acqua viva

Dobbiamo cercarla,
quest’acqua viva.
Molto spesso
ci accontentiamo
dell’acqua che non disseta,
che non soddisfa,
e continuiamo sempre
a correre verso i pozzi
di un benessere illusorio.

Non lo si dirà mai abbastanza:
i beni materiali,
per quanto necessari essi siano,
non potranno mai riempire
il cuore dell’uomo.
Il piacere di possedere,
di dominare o di regnare
non sarà mai appagato.

Solo l’acqua viva,
ovvero l’adesione
alla proposta di Gesù Cristo,
l’incontro
e l’intima unione con lui
riempiono veramente
il desiderio di felicità
del cuore umano.

Notiamo come la Samaritana,
dopo aver incontrato
e ascoltato Gesù,
abbia abbandonato la sua brocca
per correre al villaggio
a chiamare altra gente.

In realtà ora non sa più
che farsene dell’anfora
e del pozzo.
La sua vita è già piena.
Il suo cuore ha trovato
un luogo sicuro,
il luogo della pace.

La sua sete è placata
e questo benessere
non lo può
tenere tutto per sé.
Ecco perché corre al villaggio.
Ormai è diventata un apostolo,
un testimone di Gesù.
Non è più quella
che tutti biasimavano a causa
della sua condizione di donna
dai molti mariti.
Ora è colei che ha trovato Gesù
e che conduce gli altri a Gesù.

***

Acqua viva – Sì, con Gesù,
una nuova vita è possibile,
una vita di libertà, d’amore.
Gesù ha il potere di riscattare
dalla morte del peccato
e di far vivere in eterno.

Andiamo dunque a lui
e lasciamo che ci trasformi
attraverso il suo Spirito.
Con la Samaritana,
non cessiamo mai di domandare:
«Signore,
dammi quest’acqua,
perché io non abbia più sete
e non continui a venire qui
ad attingere acqua».

Joachim Ouédraogo, «Acqua viva»,
in Paolo Bill Valente (a cura di), «Al pozzo
di Giacobbe. Il dialogo rivoluzionario
tra Gesù e la Samaritana», Casa editrice
Il Margine, Trento, 2013, pp. 41-46.

Foto: Gesù e la Samaritana
al pozzo di Giacobbe, Piatti dipinti
con scene evangeliche, Manifattura Ginori,
Doccia (Firenze) / anticoantico.com

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