A ciascuno il suo
Suum cuique tribuere
A ciascuno il suo
è sostanzialmente un principio
di giustizia universale
e significa anzitutto
che il compito fondamentale del diritto
è di dare a ciascuno ciò che gli spetta.
Esso è chiaramente la traduzione
del latino suum cuique tribuere;
inoltre – con honeste vivere e alterum non laedere –
appartiene peraltro alla triade fondamentale
dei precetti del diritto romano,
attribuita dapprima ad Ulpiano (Digesto 1,10,1)
e successivamente ribadita
nelle Institutiones di Giustiniano (1,1,3).
In queste ultime (1, tit. I,1), per la verità
è detto chiaramente:
«Iustitia est…
voluntas ius suum cuique tribuens»
(“La giustizia è…
il voler dare a ciascuno il suo diritto”).
Suum cuique tribuere è però più antico:
ad esempio Gellio (13,24,1) riporta
un frammento oratorio di Catone (73,2 Jordan)
in cui compare precisamente:
«Suum cuique per me uti atque frui licet»
(“Per quanto mi riguarda,
ciascuno può usare e godere di ciò che è suo”)
inoltre Cicerone (De legibus, 1,6,19),
a proposito dell’etimologia del greco νόμος «legge»
da νέμω «distribuire», afferma pertanto
che il termine deriva
da «a suum cuique tribuendo».
Lo stesso Cicerone, inoltre,
nel De officiis (1,5,15),
delimita tuttavia l’ambito del diritto
– fra l’altro – in… «tribuendoque suum cuique»,
e successivamente riprende
frequentemente questa definizione
dei compiti della giustizia (cf. ad esempio
De natura deorum 3,15,38; De inventione, 2,16;
inoltre De finibus, 5,65.67;
e anche De republica, 3,18).
Il concetto peraltro è chiaramente platonico
(cf Repubblica, 1,331e,;
inoltre le spurie Definitiones, 411d);
eppure aristotelico (fr 85 Rose),
e compare poi in vari autori successivi
(a questo proposito, cf. A. Stanley Pease,
M. Tulli Ciceronis, De natura deorum,I-II,
Cambridge Mass. 1955-1958, 1039).
Inoltre, va considerato che
una sentenza medievale (cf. Walther H.,
Lateinische Sprichwörter
und Sentenzen des Mittelalters
in alphabetischer Anordnung, I-V,
Göttingen 1963-1967, 30942c)
recita esplicitamente
«Suum cuique tribuere
tota est aequitas»
(“Dare a ciascuno il suo
è giustizia totale”).
La fama di suum cuique perdurò poi a lungo:
il motto è citato, ad esempio
da Shakespeare (Andronico, 1,2)
esplicitamente come desunto dal diritto romano;
in seguito fu assai caro a Federico I di Prussia,
il quale oltretutto lo fece incidere
su molte medaglie e monete
e volle soprattutto che fosse l’impresa
dell’ordine dell’Aquila nera
(da qui di conseguenza
deriva la sua grande diffusione
nella cultura prussiana e tedesca).
Il cuique suum è citato inoltre
anche nella variante unicuique suum
ed in questa formulazione
costituisce esplicitamente
uno dei due motti
de «L’Osservatore Romano».
Infine, va considerato che
A ciascuno il suo è in italiano
un modo di dire di uso assai comune,
ed è, tra l’altro,
il titolo di un celebre romanzo
di Leonardo Sciascia,
che prende chiaramente le mosse
dalla prima pagina del quotidiano della Santa Sede.
Foto: Cartolina dal mondo / archiportale.com