Misericordiae Vultus 4
Bolla di Indizione
del Giubileo Straordinario della Misericordia
IV Parte, capp. 15-17
Misericordiae Vultus 4
15. In questo Anno Santo,
potremo fare l’esperienza
di aprire il cuore
a quanti vivono
nelle più disparate
periferie esistenziali,
che spesso
il mondo moderno crea
in maniera drammatica.
Quante situazioni
di precarietà e sofferenza
sono presenti
nel mondo di oggi!
Quante ferite
sono impresse
nella carne di tanti
che non hanno più voce
perché il loro grido
si è affievolito e spento
a causa dell’indifferenza
dei popoli ricchi.
In questo Giubileo
ancora di più
la Chiesa sarà chiamata
a curare queste ferite,
a lenirle con l’olio
della consolazione,
fasciarle
con la misericordia
e curarle
con la solidarietà
e l’attenzione dovuta.
Non cadiamo
nell’indifferenza
che umilia,
nell’abitudinarietà
che anestetizza l’animo
e impedisce
di scoprire la novità,
nel cinismo
che distrugge.
Apriamo i nostri occhi
per guardare
le miserie del mondo,
le ferite
di tanti fratelli e sorelle
privati della dignità,
e sentiamoci
provocati ad ascoltare
il loro grido di aiuto.
Le nostre mani
stringano le loro mani,
e tiriamoli a noi
perché sentano il calore
della nostra presenza,
dell’amicizia
e della fraternità.
Che il loro grido
diventi il nostro
e insieme
possiamo spezzare
la barriera di indifferenza
che spesso
regna sovrana
per nascondere
l’ipocrisia e l’egoismo.
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Misericordiae Vultus 4
È mio vivo desiderio
che il popolo cristiano
rifletta
durante il Giubileo
sulle opere
di misericordia
corporale e spirituale.
Sarà un modo
per risvegliare
la nostra coscienza
spesso assopita
davanti al dramma
della povertà
e per entrare
sempre di più
nel cuore del Vangelo,
dove i poveri
sono i privilegiati
della misericordia divina.
La predicazione di Gesù
ci presenta queste opere
di misericordia
perché possiamo capire
se viviamo o no
come suoi discepoli.
Riscopriamo le opere
di misericordia corporale:
dare da mangiare
agli affamati,
dare da bere agli assetati,
vestire gli ignudi,
accogliere i forestieri,
assistere gli ammalati,
visitare i carcerati,
seppellire i morti.
E non dimentichiamo
le opere di
misericordia spirituale:
consigliare i dubbiosi,
insegnare agli ignoranti,
ammonire i peccatori,
consolare gli afflitti,
perdonare le offese,
sopportare pazientemente
le persone moleste,
pregare Dio per i vivi
e per i morti.
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Misericordiae Vultus 4
Non possiamo sfuggire
alle parole del Signore:
e in base ad esse
saremo giudicati:
se avremo dato
da mangiare a chi ha fame
e da bere a chi ha sete.
Se avremo accolto
il forestiero
e vestito chi è nudo.
Se avremo avuto tempo
per stare con chi è malato
e prigioniero
(cfr Mt 25,31-45).
Ugualmente,
ci sarà chiesto
se avremo aiutato
ad uscire dal dubbio
che fa cadere
nella paura
e che spesso
è fonte di solitudine;
se saremo stati capaci
di vincere l’ignoranza
in cui vivono
milioni di persone,
soprattutto i bambini
privati
dell’aiuto necessario
per essere riscattati
dalla povertà;
se saremo stati vicini
a chi è solo e afflitto;
se avremo perdonato
chi ci offende
e respinto ogni forma
di rancore e di odio
che porta alla violenza;
se avremo avuto
pazienza
sull’esempio di Dio
che è tanto paziente
con noi;
se, infine,
avremo affidato
al Signore
nella preghiera
i nostri fratelli
e sorelle.
In ognuno di questi
“più piccoli”
è presente
Cristo stesso.
La sua carne
diventa
di nuovo visibile
come corpo martoriato,
piagato, flagellato,
denutrito, in fuga…
per essere
da noi riconosciuto,
toccato
e assistito con cura.
Non dimentichiamo
le parole di
san Giovanni della Croce:
«Alla sera della vita,
saremo giudicati
sull’amore». [12]
Misericordiae Vultus 4
16. Nel Vangelo di Luca
troviamo un altro
aspetto importante
per vivere con fede
il Giubileo.
Racconta l’evangelista
che Gesù,
un sabato,
ritornò a Nazaret e,
come era solito fare,
entrò nella Sinagoga.
Lo chiamarono
a leggere la Scrittura
e commentarla.
Il passo era quello
del profeta Isaia
dove sta scritto:
«Lo Spirito del Signore
è sopra di me;
per questo mi ha consacrato
con l’unzione
e mi ha mandato
a portare ai poveri
il lieto annuncio,
a proclamare
ai prigionieri
la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà
gli oppressi,
a proclamare
l’anno di misericordia
del Signore» (61,1-2).
“Un anno di misericordia”:
è questo quanto
viene annunciato
dal Signore
e che noi
desideriamo vivere.
Questo Anno Santo
porta con sé
la ricchezza
della missione di Gesù
che risuona
nelle parole del Profeta:
portare una parola
e un gesto di consolazione
ai poveri,
annunciare la liberazione
a quanti sono prigionieri
delle nuove schiavitù
della società moderna,
restituire la vista
a chi non riesce più
a vedere
perché curvo su sé stesso,
e restituire dignità
a quanti
ne sono stati privati.
La predicazione di Gesù
si rende di nuovo visibile
nelle risposte di fede
che la testimonianza
dei cristiani
è chiamata ad offrire.
Ci accompagnino
le parole dell’Apostolo:
«Chi fa opere
di misericordia,
le compia con gioia»
(Rm 12,8).
Misericordiae Vultus 4
17. La Quaresima
di questo Anno Giubilare
sia vissuta
più intensamente
come momento forte
per celebrare
e sperimentare
la misericordia di Dio.
Quante pagine
della Sacra Scrittura
possono essere meditate
nelle settimane
della Quaresima
per riscoprire
il volto misericordioso
del Padre!
Con le parole
del profeta Michea
possiamo anche noi
ripetere:
Tu, o Signore,
sei un Dio
che toglie l’iniquità
e perdona il peccato,
che non serbi per sempre
la tua ira,
ma ti compiaci
di usare misericordia.
Tu, Signore,
ritornerai a noi
e avrai pietà
del tuo popolo.
Calpesterai
le nostre colpe
e getterai
in fondo al mare
tutti i nostri peccati
(cfr 7,18-19).
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Misericordiae Vultus 4
Le pagine
del profeta Isaia
potranno essere meditate
più concretamente
in questo tempo
di preghiera, digiuno
e carità:
«Non è piuttosto
questo il digiuno
che voglio:
sciogliere
le catene inique,
togliere
i legami del giogo,
rimandare liberi
gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse
nel dividere il pane
con l’affamato,
nell’introdurre in casa
i miseri, senza tetto,
nel vestire
uno che vedi nudo,
senza trascurare
i tuoi parenti?
Allora la tua luce
sorgerà come l’aurora,
la tua ferita
si rimarginerà presto.
Davanti a te
camminerà
la tua giustizia,
la gloria del Signore
ti seguirà.
Allora invocherai
e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto
ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai
di mezzo a te
l’oppressione,
il puntare il dito
e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore
all’affamato,
se sazierai
l’afflitto di cuore,
allora brillerà
fra le tenebre
la tua luce,
la tua tenebra
sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre
il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come
un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque
non inaridiscono» (58,6-11).
Misericordiae Vultus 4
L’iniziativa
“24 ore per il Signore”,
da celebrarsi nel venerdì
e sabato che precedono
la IV domenica di Quaresima,
è da incrementare nelle Diocesi.
Tante persone
si stanno riavvicinando
al sacramento
della Riconciliazione
e tra questi molti giovani,
che in tale esperienza
ritrovano spesso
il cammino per ritornare
al Signore,
per vivere un momento
di intensa preghiera
e riscoprire
il senso della propria vita.
Poniamo di nuovo al centro
con convinzione
il sacramento
della Riconciliazione,
perché permette
di toccare con mano
la grandezza
della misericordia.
Sarà per ogni penitente
fonte di vera pace interiore.
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Misericordiae Vultus 4
Non mi stancherò mai
di insistere
perché i confessori
siano un vero segno
della misericordia del Padre.
Non ci si improvvisa
confessori.
Lo si diventa quando,
anzitutto,
ci facciamo noi per primi
penitenti in cerca di perdono.
Non dimentichiamo mai
che essere confessori
significa partecipare
della stessa missione
di Gesù
ed essere segno concreto
della continuità
di un amore divino
che perdona e che salva.
Ognuno di noi
ha ricevuto il dono
dello Spirito Santo
per il perdono dei peccati,
di questo siamo responsabili.
Nessuno di noi
è padrone del Sacramento,
ma un fedele servitore
del perdono di Dio.
Ogni confessore
dovrà accogliere i fedeli
come il padre
nella parabola
del figlio prodigo:
un padre che corre
incontro al figlio
nonostante
avesse dissipato
i suoi beni.
I confessori
sono chiamati
a stringere a sé
quel figlio pentito
che ritorna a casa
e ad esprimere
la gioia
per averlo ritrovato.
Non si stancheranno
di andare anche
verso l’altro figlio
rimasto fuori
e incapace di gioire,
per spiegargli che
il suo giudizio severo
è ingiusto,
e non ha senso
dinanzi
alla misericordia del Padre
che non ha confini.
Non porranno
domande impertinenti,
ma come il padre
della parabola
interromperanno
il discorso preparato
dal figlio prodigo,
perché
sapranno cogliere
nel cuore
di ogni penitente
l’invocazione di aiuto
e la richiesta di perdono.
Insomma,
i confessori sono chiamati
ad essere sempre,
dovunque,
in ogni situazione
e nonostante tutto,
il segno del primato
della misericordia.
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[12] Parole di luce e di amore, 57.
Foto: Copertina di
Misericordiae Vultus
di Papa Francesco/
paolinestore.it