Yalta 4

Yalta 4 – Due tragedie in matita blu
Grecia e Polonia: Storie opposte e parallele
di due vittime di Yalta

 

La spartizione l’affidò all’Occidente.
Ma c’era chi non voleva:
il comandante Markos,
un grande comunista.
Citterich racconta

Yalta 4 – Qualche mese fa,
ad Atene,
incontro Markos Vafiàdis,
il leggendario capetàn Markos

che comandò
i partigiani comunisti
nella crudele guerra civile
che insanguinò la Grecia
dal 1945 al 1949.

Ha appena accettato di incontrare,
davanti alle telecamere del Tg 1,
il generale Trasibulos Tsakalòtos,
il suo più rude nemico
che sconfisse, alla fine,
quella dura ed ostinata guerriglia.

Un grande gesto
di riconciliazione.

Yalta 4

Markos è tornato
dal volontario esilio
di trent’anni
nell’Unione Sovietica.

Non è che lo Stato-guida
della rivoluzione
abbia trattato
molto onorevolmente
questo pur valoroso
combattente della causa.

Faceva l’orologiaio,
per campare,
in una piccola città
a 400 chilometri da Mosca,
direzione Siberia.

Capetàn Markos,
gli chiedo,
ma la spartizione di Yalta,
secondo lei,
proprio non c’entra?

Lo sguardo fiero
si intristisce
e quasi mi dispiace
di avergli posto
l’insolente domanda.

«So che nella fase finale
della Seconda guerra mondiale
in Europa c’era stata
una spartizione
di responsabilità militari
fra gli alleati,

qui gli inglesi, qui i sovietici,
e qui gli americani.

Se questo volesse dire
la definizione di sfere
di influenza politiche,
non lo so ancora.
È questione di ricerca,
è questione di studio…».

Caro, vecchio, rude,
coraggioso, crudele,
valoroso e tradito
capetàn Markos.

L’Unione Sovietica
non apre gli archivi
agli orologiai
confinati in provincia.
Nemmeno agli eroi greci.

La ricerca e lo studio,
in questi quarant’anni,
sono andati avanti
abbastanza per consentire
attendibili ricostruzioni.

E la storia,
approssimativamente,
è questa.

***

Yalta 4 – Prima di Yalta,
il 9 ottobre del 1944,
Churchill si reca a Mosca
per definire
la reciproca sistemazione
nei Balcani.

Egli stesso racconta
nelle sue famose Memorie:

«Scrissi su un foglio di carta:
Romania 90 per cento alla Russia
e 10 per cento agli altri alleati,
Grecia 10 per cento alla Russia
e 90 per cento alla Gran Bretagna,

Jugoslavia e Ungheria
50 per cento ciascuno,
Bulgaria 75 per cento alla Russia
e 25 per cento agli altri
(d’accordo con gli Stati Uniti).

Spinsi il foglio
sotto gli occhi di Stalin.
Ebbe come un attimo
di perplessità.

Poi
prese la sua matita blu,
vi fece un gran segno
di approvazione
e me lo restituì.

Il foglio di carta,
con quel segno blu,
stava al centro della tavola.

Finalmente dissi
dopo un lungo silenzio:

non v’è forse il pericolo
che questo modo
di sistemare i problemi,
da cui dipende la sorte
di milioni di esseri umani,

sarà, sarà giudicato un
po’ cinico?

Forse è meglio
bruciare questo foglio.

No, disse Stalin,
conservatelo».

Yalta 4

Churchill lo conservò,
insieme ad un’altra
promessa di Stalin
nei giorni successivi.

Il grande vecchio sovietico
prometteva al grande vecchio
dell’impero britannico

che la Polonia
doveva appartenere,
militarmente,
alla cintura esterna
della sicurezza futura dell’ Urss.

Ma non vogliamo
– disse Stalin a Churchill –
esportare i soviet in Polonia.

Prima ancora di Yalta,
sul finire del 1944,
avviene
una sospetta inversione
di tendenza.

Da cintura esterna
la Polonia viene
rudemente stalinizzata,
diventa un ghiacciaio interno,

proprio mentre in Grecia
l’ardimentoso Markos,
contro gli inglesi
del generale Scobie

che pretendevano
il 90 per cento
promesso da Stalin a Churchill
con la matita blu
su quel foglio da conservare,

promette il calore ribelle
di un’imminente
rivoluzione comunista.

***

Yalta 4
L’accurata documentazione
di un giovane storico greco
(Fivos Iconomidis,
I protettori, la vera storia,
Atene 1984,

permette di ricostruire
il parallelismo
fra gli eventi greci
e polacchi
di quarant’anni or sono.

In breve:
la stalinizzazione violenta
della Polonia

è parallela al soffocamento,
per mano britannica,
dei protagonisti
della Resistenza greca.

Infatti permane,
ancor oggi in Europa,
una Yalta
dell’anima europea.

I residui
della violenza staliniana
(Ungheria del ’56,
Cecoslovacchia del ’68,
Polonia degli anni Ottanta),

tracciano la continuità
della matita blu di Stalin
sui fogli di Churchill.

Cinismo della storia?
Può darsi.

Ma capetàn Markos
ha dato la mano
a Trasibulos Tsakalòtos,
il suo più rude nemico.

Speranza della riconciliazione,
segnale cristiano
di una storia riscattabile.

Vittorio Citterich, «Due tragedie
in matita blu», in “Il Sabato”,
9-15 febbraio 1985, p. 13.

Foto: C’era una volta
Churchill-Stalin
strette di mano
che fanno storia /
ilgiornale.it

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