Sudan 1

Sudan 1 – In cerca di una via d’uscita

 

Dopo quasi 10 mesi di guerra in Sudan
sono almeno 12.000 le vittime
e oltre 10 milioni i profughi e gli sfollati

Premessa

Sudan 1 – La guerra in Sudan,
che dal 15 aprile dello scorso anno
contrappone esercito di Khartoum
e paramilitari, ha superato
i 300 giorni di combattimenti.

Un conflitto di cui
«non si vede ancora una via di uscita»,
ha dolorosamente constatato
Papa Francesco nelle ultime settimane,
continuando a pregare
per una soluzione pacifica alla crisi.

I bilanci dell’Onu,
intrecciati a stime di ong
che monitorano i conflitti,
parlano drammaticamente
di almeno 12.000 morti
e oltre 10 milioni di profughi e sfollati,

con testimonianze di atrocità,
violenze su base etnica, stupri,
violazioni dei diritti umani.

La guerra provocata
dalla rivalità tra i generali
Abdel Fattah al-Burhan
e Mohamed Hamdan Dagalo
ha generato un

«caos le cui conseguenze
dureranno per molti anni», sottolinea
monsignor Luis Miguel Muñoz Cárdaba,
fino a poco fa nunzio apostolico
in Sudan ed Eritrea,

che al contempo ribadisce
come le aspirazioni
del popolo sudanese,
soprattutto dei numerosi giovani,
rimangano comunque libertà,
giustizia, democrazia.

In una parola: pace.

Da “L’Osservatore Romano”,
sabato 10 febbraio 2024, p. 1.

Sudan 1 – L’emergenza è ormai dilagante

Dopo 300 giorni
di combattimenti tra esercito e paramilitari

Sudan 1 – Uno scontro brutale
tra le principali fazioni
al potere a Khartoum,

l’esercito comandato dal generale
Abdel Fattah al-Burhan,
e i paramilitari delle
Forze di supporto rapido (Rsf)
guidate dal generale
Mohamed Hamdan Dagalo,

degenerato il 15 aprile 2023
in una guerra aperta.

Il Sudan è lacerato da quasi
dieci mesi di conflitto per il quale,
ha dolorosamente constatato
Papa Francesco nelle ultime settimane,
«non si vede ancora una via di uscita».

Dalla capitale sudanese
la guerra si è poi estesa
nell’ovest e nel sud del Paese
dell’Africa nord-orientale

e, più recentemente, verso l’est,
dove si trova Port Sudan,
unico scalo marittimo
e aeroportuale funzionante,
finora in parte risparmiato
dalle operazioni belliche.

La contesa tra i due generali,
cominciata con disaccordi
sull’integrazione delle varie forze

nell’ambito di un
mai avvenuto passaggio
a un governo civile dopo l’uscita
dalla scena politica nel 2019
di Omar al-Bashir,
per trent’anni al potere,

si intreccia alle lotte
– non solo nazionali –
per la gestione
delle ricchezze locali,
uranio, oro e petrolio,

nonostante Khartoum abbia perso
risorse ed entrate vitali
dopo la nascita del Sud Sudan
indipendente nel 2011.

Sudan 1
L’emergenza è ormai dilagante / osservatoreromano.va

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Sudan 1 – I bombardamenti aerei
dell’aviazione e dei colpi
dell’artiglieria sudanese
da una parte

e degli attacchi a basi militari,
sedi istituzionali e ospedali
attribuiti ai paramilitari dall’altra,
sono rimasti dunque
inizialmente circoscritti:

interessate l’area metropolitana
di Khartoum,
che comprende le città gemelle
al di là del fiume Nilo,
Bahri e Omdurman,
e la regione occidentale del Darfur,

mai risollevatosi dalle conseguenze
della disastrosa guerra
dei primi anni Duemila,
con un bilancio di 300.000 morti.

Ad essere colpita,
indistintamente,
la popolazione civile,
già tra le più povere del continente.

La prolungata carenza
di acqua ed elettricità,
oltre all’insicurezza
e alle prime denunce
di violenze generalizzate,

abusi sessuali,
scontri a base etnica
– proprio nel Darfur,
per il quale già a novembre
l’Onu aveva denunciato

«atrocità, stupri, sparizioni,
gravi violazioni dei diritti umani»,
evocando «dinamiche simili»
a quanto avvenuto
nella regione vent’anni fa –

hanno poi spinto gente
stremata e disperata

a fuggire in altre zone del Paese,
meno coinvolte dai combattimenti,
e oltre i confini nazionali,
verso Egitto, Etiopia, Ciad,
Sud Sudan, Repubblica Centrafricana.

Oggi le cifre
fornite dalle Nazioni Unite,
intrecciate a stime
della ong statunitense Acled,
che monitora i conflitti,

parlano di almeno 12.000 morti
e oltre 10 milioni di profughi
oltre che di sfollati.

Sudan 1

Il Programma alimentare mondiale
ha lanciato l’allarme
per 18 milioni di persone in tutto il Sudan
– su oltre 45 milioni di abitanti –
che soffrono attualmente
condizioni di fame acuta.

E l’ampliarsi dei combattimenti
anche nel granaio del Paese,
lo Stato di Gezira,
ha peggiorato la crisi,
ora dilagante.

«Dieci mesi di conflitto
hanno privato la popolazione
del Sudan di quasi tutto:
la loro sicurezza,
le loro case
e i mezzi di sostentamento»,

ha dichiarato
il sottosegretario generale dell’Onu
per gli Affari umanitari,
Martin Griffiths.

Le ostilità intense
continuano a danneggiare
le infrastrutture civili cruciali
negli Stati colpiti dal conflitto,
quindi pure in Kordofan
e nel Nilo Bianco.

Circa 19 milioni di bambini
sono al momento fuori dalla scuola.

È proprio per loro che l’Unicef
ha richiamato nelle ultime ore
l’attenzione internazionale,
per evitare una vera e propria
catastrofe generazionale.

La più grande crisi di sfollamento
di bambini al mondo – circa 3 milioni, oltre
ai 2 milioni generati da emergenze precedenti –
e un sistema sanitario in frantumi
minacciano di uccidere molti più minori
dello stesso conflitto armato,

ha riferito
il fondo Onu per l’infanzia.

Si prevede che quest’anno
3,5 milioni di piccoli
soffriranno di malnutrizione acuta.

Sudan 1

Oltre il 70%
delle strutture sanitarie
non è più in funzione
e due terzi della popolazione
non ha accesso all’assistenza medica.

Il numero di casi di colera
è più che raddoppiato a gennaio,
con oltre 10.000 casi sospetti
e 300 morti,
il 16% bambini sotto i 5 anni.

Ci sono stati anche
focolai di morbillo.

«La combinazione letale di malnutrizione,
sfollamento di massa, e malattie
cresce giorno per giorno
e abbiamo una finestra
estremamente breve per evitare
una massiccia perdita di vite»,

ha dichiarato Catherine Russell,
direttrice generale dell’Unicef.

«Abbiamo bisogno
di un accesso umanitario sicuro,
sostenuto e senza impedimenti
e abbiamo bisogno
di supporto internazionale»,
ha aggiunto.

Proprio l’accesso umanitario
per una distribuzione
degli aiuti internazionali
era stato al centro
di vari cicli di negoziati
per un cessate-il-fuoco,

mediati a Jeddah
da Arabia Saudita e Stati Uniti.

Dopo diverse tregue
mai del tutto rispettate sul campo,
con accuse reciproche
di violazioni agli accordi
tra esercito sudanese e paramilitari,
la guerra ha superato il trecentesimo giorno.

L’appello,
anche in questo momento,
non può che rimanere quello lanciato
più volte dal Pontefice,
affinché si favorisca
«l’accesso degli aiuti umanitari»

e si lavori
«alla ricerca di soluzioni pacifiche»,
procedendo sulla «strada del dialogo».

Giada Aquilino, «L’emergenza
è ormai dilagante», in
“L’Osservatore Romano”,
sabato 10 febbraio 2024, p. 2.

Foto: Cartina geografica del Sudan /
africarivista.it

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