Tragedia senza fine del Nord Kivu
Nella Repubblica Democratica del Congo
la popolazione è in fuga dalla guerra
Tragedia senza fine – «La guerra
di aggressione che stiamo vivendo
è cominciata da Rutshuru,
a nord di Goma,
il cui territorio è occupato
per gran parte dall’M23-Rdf
(Rwanda defense force).
I terroristi taglieggiano i passanti
e i veicoli che portano cibo
o altre merci in città, pretendendo
dai 300 ai 700 dollari americani».
È una tragedia senza fine
quella che sta avvenendo
nella parte sud della provincia
del Nord Kivu, nell’est
della Repubblica Democratica del Congo,
aggredita
da forze filo-rwandesi e rwandesi
che mirano
a occupare questo territorio
ricco di minerali.
Nella parte nord della provincia
imperversano altri gruppi,
in particolare le Adf,
nate in Uganda e stabilitesi
in territorio congolese nel 1995
dove si sono rese responsabili
del massacro di migliaia di persone.
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Tragedia senza fine – John
Banyene Balingene, presidente
dell’Ufficio di coordinamento
della società civile del Nord Kivu,
riferisce a «L’Osservatore romano»
di una popolazione devastata.
Omicidi, stupri e rapimenti
sono in costante aumento
e la pace sembra sempre più
una chimera.
«La città di Goma
è iper-militarizzata
– continua Balingene -.
Ma la situazione
è sempre instabile.
La gente viene uccisa
e le case sono saccheggiate
quotidianamente.
Da più di un anno,
la strada che collega
Goma al Nord,
via Rutshuru,
è bloccata
e questo ha determinato
un forte aumento
dei prezzi dei generi alimentari.
Per andare da Goma al Sud Kivu
si può passare solo per il lago
perché le strade
sono occupate dai ribelli
e i ponti non ci sono più».
Di fronte
a questa situazione drammatica,
fortunatamente,
«la popolazione del Nord Kivu
non ha incrociato le braccia,
continua a lavorare
e reagisce
con molta forza e determinazione.
Però,
le cose stanno peggiorando.
Migliaia di persone
si trovano nei campi profughi
e i loro figli
non vanno a scuola
da più di due anni.
Tutti sperano che
il governo neutralizzi
i gruppi terroristi».
Tragedia senza fine
Per cercare di risolvere la situazione,
Balingene ricorda che
«il governo ha cercato
di stabilire relazioni
con gli Stati confinanti.
Ci sono state molte iniziative
e tentativi di dialogo,
ma la verità è
che tutti bramano
le risorse naturali
del nostro Paese
e ci impongono la guerra
per continuare a trarne vantaggio.
Questa è la disgrazia
del popolo congolese,
particolarmente di quello dell’est».
Una possibilità,
continua,
è che «il governo
riformi i servizi di sicurezza
e organizzi un esercito forte
in grado di stabilire la pace
e garantire l’integrità territoriale.
Una serie di azioni
che miri a scoraggiare
il Rwanda e l’Uganda
dall’avventurarsi
nel nostro territorio.
In questo modo i Paesi
potranno rispettarsi a vicenda
e anche cooperare.
Il popolo ha bisogno della pace».
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Tragedia senza fine – Negli ultimi tempi,
la situazione è ulteriormente peggiorata.
La notte del 2 febbraio
ci sono stati intensi combattimenti
fra le forze armate congolesi (Fardc),
in collaborazione con le forze popolari
chiamate Wazalendo,
e i ribelli dell’M23.
La conseguenza è stata
una massiccia fuga
della popolazione locale
in cerca di riparo.
Goma
è quasi completamente isolata.
Solo le moto
e i mezzi a tre ruote
possono percorrere le strade
che arrivano in città
per portare generi alimentari.
I ribelli stanno avanzando
verso il Sud Kivu
e hanno occupato molti villaggi,
sparando e saccheggiando.
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Tragedia senza fine – Il 5 febbraio
sono cominciati i bombardamenti aerei
delle forze governative
sulle postazioni dell’M23 a Mweso,
nel territorio di Rutshuru.
L’Onu ha denunciato
la grave crisi umanitaria in atto.
La pace è ancora lontana,
anche perché le grandi potenze
vedono di buon occhio
l’occupazione di questa parte
della Repubblica Democratica del Congo
per i propri interessi.
Forse non è un caso
che il Rwanda,
nei giorni scorsi,
abbia firmato un accordo
con una società anglo-australiana
per la ricerca e l’estrazione del litio
(un minerale essenziale
per la fabbricazione di batterie
per macchine elettriche,
smartphone
e altri apparecchi elettronici)
che il Paese non possiede,
per lo meno
non in quantità significative,
e che si trova, invece,
in abbondanza nell’est congolese.
Marina Piccone, «La tragedia
senza fine del Nord Kivu», in
“L’Osservatore Romano”,
sabato 10 febbraio 2024, p. 5.
Foto: La crisi nel Kivu
diventa sempre più grave /
repubblica.it