Il Sacro

Il sacro. Antropoanalisi, psicosomatica, comunicazione

 

Erminio Gius, Raffaele Morelli, Carlo Tosetti,
Il sacro. Antropoanalisi, psicosomatica, comuni
Riza libri, L. 18.000

 

Il sacro – C’è un unico comun denominatore
che rende possibile una lettura unificante
della condizione umana esistenziale.
È la dimensione del sacro.

A partire da questa chiave di lettura
si può comprendere l’aspetto fisico
dell’uomo come quello psichico,
il suo linguaggio,
la salute e la malattia.

Questa è, in sintesi,
la tesi svolta in un’opera,
scritta a tre mani

da un medico, Raffaele Morelli,
direttore della rivista Riza Psicosomatica,
un mensile di «Medicina globale»
molto letto,
culturalmente provocatorio
e controverso;

da Erminio Gius, un sacerdote
che insegna psicologia sociale
all’università di Padova
e da Carlo Tosetti,
scienziato dell’informatica
e della comunicazione.

Proprio quest’ultimo,
partendo dall’analisi computerizzata
di un testo del 1100, una lettera
dell’abate Guglielmo di Thierry,

arriva a dimostrare l’esistenza
di un significato «criptico»,
di quello come di ogni altro testo,
che va ben oltre l’interpretazione
puramente letterale.

***

Il Sacro – L’inconscio,
o se vogliamo l’anima,
riuscirebbe ad esprimersi
anche al di là dei mascheramenti
più o meno volontari
operati dalla ragione e

questa manifestazione in noi del «sacro»
sarebbe rivelata soprattutto
da quello che è il ritmo di un testo.

Così,
paradossalmente smascherato dal computer,
il «sacro» viene riposto dal medico
al centro dell’esperienza esistenziale
di ogni uomo.

Morelli,
recuperando tutto il significato
del rito e del simbolo religioso
per l’uomo antico,

trae spunto
da questa sua rivalorizzazione
per criticare la scienza moderna,

la quale, a suo parere,
nel porsi di fronte alla realtà
usa «dissezionare» le cose
per poterne disporre
sul loro stesso piano.

***

Il Sacro – Togliendo al sacro
e al rito
la possibilità di incidere sulla materia,
e cioè di influire
sul corpo e sullo spirito,

il pensiero analitico positivista
ha distrutto la possibilità
di uno sguardo completo
all’uomo integrale:
in sostanza ne ha tagliati i rapporti
con l’assoluto.

Disorientato tra un Dio
che gli viene presentato
come fuori dal mondo,
come estraneo al suo stesso creato,

e una scienza
che si occupa della materia
ma non dell’anima
e del significato,

incapace ormai
di dare un senso alla nascita,
alla sofferenza e alla morte,

l’uomo giunge,
secondo Morelli,
paradossalmente
ad esprimersi
proprio con il suo stesso corpo,

inconsciamente,
in modo simbolico,

rivelando ancora una volta
l’insopprimibile presenza in sé
del sacro.

Il Sacro

Ecco svelato
un possibile significato della malattia:

in un senso lato
una disfunzione dermatologica
può assumere il valore
di un «cambiamento della pelle»,
ovvero dell’habitus,

o una patologia «colitica»
quello di una «purificazione»
(una purgatio dovuta
a sensi di colpa
per delle mancanze ritenute gravi);

un’«anoressia nervosa»
può assumere il significato
di un digiuno penitenziale.

***

Il Sacro – Ad Erminio Gius
tocca il compito
di trarre le conseguenze più radicali:

lo fa ricollegandosi alle tesi
di un notissimo psicoanalista tedesco,
Ludwig Binswanger,
del quale è un profondo conoscitore
ed un seguace.

Binswanger, sviluppando
la fenomenologia di Heidegger,
critica a fondo
la psicoanalisi di Freud,
che prende in considerazione
solo la psiche,

e ritiene
che la pulsionalità libidica
sia la prima
e la più importante
pulsionalità dell’uomo.

Fonda così l ‘«antropoanalisi»
che invece considera tutto l’uomo,
per la sua istintualità,

ma anche per il suo desiderio
di essere amato
e di vivere
un significato dell’esistenza.

***

Il Sacro – «Io sono me stesso»
scrive Gius
«autenticamente me stesso

quando sono,
per la mia oscura origine,
per il mio oscuro destino,
nel mistero che è racchiuso
nella mia esistenza».

L’uomo totale,
corpo e anima,
vive nella presenza,
in un esserci
che vuol dire prima di tutto
«essere con I ‘Altro».

Il tentativo di avvicinarsi
al senso dell’esistenza
porta Binswanger
e con lui Gius

a collegare i termini di amicizia,
comunità e comunione
al concetto di salute
intesa come pienezza dell’essere.

Accettare i propri limiti
acquista il significato positivo
di riconoscersi
per la verità
della propria natura.

Ancora di più così
il tema della salute fisica
e quello del significato dell’esistenza
sono posti inaspettatamente
su uno stesso piano.

Il Sacro

Una psicoterapia
costruita su questa premessa,
sostiene Gius,

diventa una sorta di riparazione
che aiuta il malato
a convivere con il sacro
che è in lui

e nello stesso tempo
ad accettarsi,
accogliendo innanzitutto
i propri limiti,
la propria incapacità
ed il bisogno di un Altro.

Il libro ha dunque il merito
di provocare un ripensamento
e soprattutto
di individuare un campo
su cui lavorare
all’interno delle scienze umane,

a cavallo
tra antropologia e medicina,
tra epistemologia e informatica,
e tra filosofia e religione,
veramente nuovo e meritevole
di essere dissodato anche da altri.

Alberto Bozzani, «Senza salute
e senza sacro», in “Il Sabato”,
3-9 novembre 1984, p. 27

Foto: Copertina de «Il Sacro.
Antropoanalisi, psicosomatica,
comunicazione» / ebay.it

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