Spirito e verità
Spirito e verità – Di fronte a una realtà
che ristagna, che a volte sembra arretrare,
a partire dalla quale si invoca il cambiamento,
l’incontro tra un uomo e una donna
ai bordi di un pozzo,
nei pressi della città di Sicar,
è in grado di dare prospettive nuove.
Ecco già una prima apparente contraddizione.
Come può esserci novità in un racconto
«vecchio» di quasi duemila anni?
Evidentemente la verità non invecchia.
Ciò che è autenticamente vero
ci si presenta nella sua durevole vitalità.
È qualcosa che «zampilla per la vita eterna».
Il testo di Giovanni contiene, tra le tante,
un’affermazione davvero sorprendente.
Il luogo dell’incontro tra l’uomo e Dio
è «spirito e verità».
Che cosa significa?
Forse è una di quelle espressioni
di cui prendere nota nel silenzio,
da capire un po’ alla volta.
E che poi,
col tempo e la vita,
aprono orizzonti smisurati.
***
Spirito e verità – «Aprirsi»,
ecco un aspetto di questo invito.
Cioè uscire dai templi
e dai luoghi sacralizzati,
abbattere le mura
delle quali si circondano
le nostre cosiddette «identità».
Siamo sordi e siamo muti
fino all’incontro con qualcuno,
capace di aprirci gli occhi
(«Effatà», «Apriti», Mc 7,34).
Si tratta di cercare, ognuno
a partire dalla sua cultura,
storia e tradizione
questo luogo
denominato «spirito e verità».
Nella Scrittura
«spirito» evoca l’amore
che fa vivere.
Indica il soffio della vita,
l’energia vitale creatrice,
quel vento che
«soffia dove vuole» (Gv, 3,8).
«Verità» è ciò che ci si presenta
in modo autentico,
ciò che è fedele a se stesso.
Nella Bibbia non c’è nulla di più vero,
ancora una volta,
dell’amore fedele di Dio per l’uomo.
E pure ciò che rende vere le nostre vite è,
in definitiva,
solo l’amore dato
e l’amore ricevuto…
***
Spirito e verità – Gli studiosi della Bibbia
suggeriscono che «”spirito e verità”
sono intrecciati tra loro
al punto di essere quasi sinonimi.
Lo “spirito” è il comunicarsi di Dio
che ha in Cristo la sua espressione perfetta,
e la “verità” è la Parola divina
che lo stesso Cristo annunzia».
Il “comunicarsi di Dio” è, appunto,
un atto di puro amore:
«Ha tanto amato il mondo,
da dare il suo Figlio…» (Gv 3,16).
I biblisti spiegano, inoltre, che
«”spirito e verità”
significano un amore vero.
Quand’è che l’amore è vero?
Quando l’amore è fedele».
Si può anche dire che
«lo spirito è la forza di amore
che può sollevare l’essere umano
nella sfera in cui è possibile
l’incontro con Dio.
Il luogo dello spirito è la verità».
E «la vera religione
può essere praticata solo
da chi sa amare, senza riserve…
Gesù ci libera,
perché ci riporta all’essenziale,
che è l’amore».
La novità consiste,
paradossalmente,
proprio nel ritorno all’essenziale…
L’acqua
Spirito e verità – Questo tipo di relazione
tra uomo e Dio, tra uomo e uomo,
«zampilla di vita eterna» perché,
come spiega Roberto Benigni
in uno dei suoi brillanti commenti a Dante,
«l’amore del Padre per il Figlio
(è così che egli definisce lo spirito),
il desiderio di amare
fanno sì che chiunque si ami,
quell’amore non andrà mai perso.
Non esiste amore sprecato…
Quell’amore che noi diamo
lo riceveremo di nuovo».
Il pozzo di Giacobbe
è un luogo di incontro e di scambio.
Incontro reale e scambio autentico.
Gesù non fa finta di avere sete.
Ha sete davvero.
Chiede da bere.
La donna, a sua volta,
è giunta alla fonte
per riempire la sua brocca.
È curioso notare
come alla fine della storia
Gesù non beva affatto,
né la Samaritana porti a casa dell’acqua.
Eppure,
in qualche modo,
la sete è passata.
Quei due avevano sete
l’uno dell’altra,
l’una dell’altro.
***
Spirito e verità – L’acqua è metafora
di quanto c’è di veramente vitale.
Di fronte alla sfida del cambiamento
tutti sono chiamati a interrogarsi,
su ciò che risulta superfluo,
e su ciò che si può buttare,
su ciò che invece conta davvero.
C’è un’acqua che disseta,
ma per poco.
C’è un’acqua che dà vita «per sempre».
C’è anche un’acqua,
a leggere Zygmunt Bauman
(ma forse non è acqua,
è un liquido d’altra natura),
nella quale tutto si perde.
Nella quale il cambiamento
non è una scelta dettata dal coraggio,
quanto piuttosto dalla paura:
è l’incubo di chi teme di non farcela.
L’antidoto alla società liquida
funzionale al consumo
sta proprio nell’incontro.
Nell’instaurare relazioni vere,
autenticamente umane tra le persone.
Anche in questo caso «in spirito e verità».
Il brano di Giovanni
propone agli uomini di oggi,
alle Chiese, alle comunità religiose
di provare a incontrarsi
sul piano delle relazioni vitali,
dell’amore vero e fedele,
del bene cui a ognuno,
in coscienza,
è dato di accedere.
«In spirito e verità», appunto.
Né su questo monte né a Gerusalemme.
Oppure, se vogliamo:
sia su questo monte che a Gerusalemme
che altrove.
Purché sia «in spirito e verità».
Messaggio
Spirito e verità – In riferimento
alla comunità cristiana
questo dialogo sorprendente
tra un uomo giudeo e una donna samaritana
suscita interrogativi e indica nuove prospettive
a proposito del ruolo della donna (e dell’uomo?)
al servizio della «buona notizia»,
in merito ai fondamenti della fede,
della comunicazione
tra diverse tradizioni religiose,
sul futuro della della religione stessa
e della missione.
Laddove non è più pensabile
andare da qualcuno a «dare da bere»
se prima non si è avuto il coraggio,
l’intelligenza, l’umiltà di «chiedere da bere».
Missione non sarà più «contare le conversioni»,
ma lasciarsi convertire,
non sarà più «portare il vangelo»,
ma mettersi in ascolto, anche lontano,
di una «buona notizia» che è già là.
Ci precede.
E a farlo «in spirito e verità»,
sapendoci mettere,
sono parole di Tonino Bello,
«di fronte all’alterità
con atteggiamento di gioia,
di accoglienza e di speranza».
Segnali in questo senso
Spirito e verità – Ci sono già,
in giro per il mondo,
i segni profetici di questo coraggio
(«viene l’ora, ed è questa»).
Nel febbraio 2012, in seguito
al perdurare delle violenze in Nigeria
e in altri Paesi africani
(attribuite a una matrice religiosa),
il vescovo di Koudougou,
Joachim Quédraogo,
ha promosso e firmato
(assieme all’amministratore diocesano
di Dori e ai grandi imam di Dori
e di Gorom-Gorom, in Burkina Faso)
una dichiarazione che,
alla luce della necessità di adorare Dio
«in spirito e verità»,
aveva questa significative premesse:
***
Spirito e verità – «Le nostre differenze,
siano esse di ordine religioso, culturale,
etnico o altro ancora
sono in primo luogo
espressioni della volontà di Dio.
Rifiutare queste differenze
significa mettere in discussione
Dio misericordioso, nostro creatore,
su cui si fonda la fede di tutti i credenti.
Convinti che nessuna religione
ha il monopolio di Dio
e che Lui solo ha il monopolio di se stesso.
È lui che ci ha voluto creare in modo differente
ed è sempre a lui che è piaciuto darci
un solo pianeta da essere condiviso.
Non perché lo si condivida nell’egoismo,
ma piuttosto perché lo possiamo rendere
un mondo degno di Lui e degno dell’Uomo.
Il credente è colui che accoglie la fede
dell’altro come volontà di Dio.
E poiché Dio è amore,
il credente è colui che accetta,
ama e rispetta l’altro
malgrado le sue differenze.
Il credente è infine colui
che sa vedere e attingere
ciò che c’è di valore presso l’altro.
Oggi essere religiosi
vuol dire essere interreligiosi.
Il nostro valore è
nella nostra differenza rispetto agli altri,
ed è determinato totalmente dagli altri,
fondamentalmente attraverso gli scambi
di cose vitali e di valore
che avviene tra di noi.
È sulla base di questo valore
che tutti i credenti si definiscono
e saranno giudicati nell’aldilà.
Questo è il messaggio trasmesso
sia dalla Bibbia che dal Corano».
«Zampilla per la vita eterna»
Spirito e verità – Ogni spiegazione
di un testo scritturistico
apporta sfumature nuove
e offre idee e chiavi interpretative
utili a capire sia il testo sacro
sia il tempo strano che stiamo vivendo.
Ci sono anche interrogativi
che rimangono in sospeso.
Ed è bene che sia così.
Se le proposte di lettura
avanzate in ogni omelia
esaurissero il potenziale di novità permanente
che scaturisce dell’incontro tra due soggetti
così diversi e così simili
come quelli che si sono dati appuntamento
al pozzo di Giacobbe, la storia finirebbe.
«Zampillare di vita eterna»
significa anche questo:
non sarà mai detto
tutto ciò che c’è da dire.
Paolo Bill Valente, «Spirito e verità», in
Paolo Bill Valente (a cura di), «Al pozzo
di Giacobbe. Il dialogo rivoluzionario
tra Gesù e la Samaritana», Casa editrice
Il Margine, Trento, 2013, pp. 9-15.
Foto: Gesù e la Samaritana
al pozzo di Giacobbe, Piatti dipinti
con scene evangeliche, Manifattura Ginori,
Doccia (Firenze) / anticoantico.com