Mt 14-13-21

Mt 14-13-21 – XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

 

Premessa

Mt 14-13-21 – Nessun miracolo di Gesù
è così ben registrato dai quattro evangelisti
come il presente miracolo
della moltiplicazione dei pani,
6 volte: Mt due volte (14,13-21 e 15,32-39)
Mc due volte (6,30-44 e 8,1-10)
una Lc (9,10-17) e una Gv (6,1-13).

Nessun miracolo più di questo
ha preziosi antecedenti storici:
la manna (Es 16 e Nm 11)
e la moltiplicazione dei pani
per opera del profeta Eliseo (2 Re 4,42-44).

Oggi seguiamo la prima versione di Matteo,
14,13-21.

«Avendo udito (della morte
di Giovanni Battista), Gesù partì di là
su una barca, e si ritirò
in un luogo deserto» (v. 13)

Mt 14-13-21 – È la notizia della morte
di Giovanni Battista ad opera di Erode Antipa
che induce Gesù a ritirarsi
in un luogo deserto (cf. Mt 14,1-12: i vv.
immediatamente precedenti il nostro brano).

Nei Vangeli,
quando Gesù si ritira in luoghi appartati,
significa che sente il bisogno
di stare raccolto in preghiera
davanti al Padre.

Gesù intravede nella morte del Battista
lo stesso rifiuto da parte degli uomini
che coinvolgerà anche
il suo annuncio del regno.

Per cui sente il bisogno di affrontare
questo momento di difficoltà interiore,
cercando di capire e fare propria
la volontà del Padre su di lui.

Prima osservazione

Mt 14-13-21 – È uno stile di vita
quello che Gesù ci vuole insegnare.

Un autentico discepolato si realizza
nella misura in cui c’è il coraggio di prendere
per le redini la propria vita,
fermandosi davanti al Padre per verificare
la propria adesione al progetto di Dio su di sé,
soprattutto quando risulta difficile
da comprendere e da attuare.

Seconda osservazione

Mt 14-13-21 – Sembra, dunque, che Matteo
abbia un particolare interesse a dirci
che il miracolo avvenne in un «luogo deserto»:
«Quando udì della morte di Giovanni il Battista.
Gesù… si ritirò in disparte in un luogo deserto».

Successivamente, si dice ancora che,
«sul far della sera, gli si accostarono i discepoli
e gli dissero: “Il luogo è deserto
ed è ormai tardi…» (v. 15).

Perché questa insistenza?

Quasi certamente perché Matteo,
che ha il gusto di rileggere i fatti cristiani
alla luce dell’Antico Testamento, vede in Gesù
il nuovo Mosè che guida il suo popolo
nel «deserto» e lo sfama con un miracolo
anche più grande che non quello della «manna»
(cf Es 16).

Subito dopo, Matteo descrive l’episodio di Gesù
che cammina sulle acque (14,22-33)
(sarà letto domenica prossima).
Anche qui c’è un confronto con Mosè che,
nella potenza di Dio, passa indenne
attraverso i flutti del Mar Rosso
con il suo popolo (cf Es 14,15-31).

«Ma le folle… lo seguirono a piedi dalle città.
Sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla,
sentì compassione per loro e guarì
i loro malati» (vv. 13-14).

Mt 14-13-21 – Il luogo, finora deserto,
si popola ben presto di gente desiderosa
di incontrare il Maestro, sempre prodigo
di attenzione per i più diseredati:
«guarì i loro malati».

È particolarmente significativo
il verbo «sentì compassione»
(greco splagknisomai: letteralmente
«si sentì commosso nelle viscere»)
che dice come Gesù si sa mettere
nei panni degli altri.

Anche il miracolo della moltiplicazione
dei pani, raccontato subito dopo,
avviene per questo senso di partecipazione
ai bisogni degli altri.

La com-passione, il patire-insieme ai fratelli
sono la forza che porta anche il discepolo
a impegnarsi nella costruzione
di una società nuova.
Solo chi ha assimilato la sensibilità
del Maestro è mosso a intervenire,
a compiere i suoi stessi gesti d’amore.

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti
che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5)
– raccomanda Paolo – . «Rallegratevi
con quelli che sono nella gioia,
piangete con quelli che sono nel pianto.
Abbiate i medesimi sentimenti
gli uni verso gli altri» (Rm 12,15-16).

«Sul far della sera… i discepoli
dissero a Gesù: “Il luogo è deserto
ed è ormai tardi, congeda la folla…» (v. 15).

Mt 14-13-21 – Il tempo trascorre veloce
e si fa tardi quasi senza rendersene conto.

L’incontro con Gesù,
uomo che capisce gli uomini,
Dio che con pazienza e tenerezza
fascia le loro ferite,
coinvolge a tal punto da far dimenticare
di provvedere a se stessi.

Ecco allora che i discepoli ricordano
al Maestro l’ora tarda, nonché la lontananza
del luogo dove si trovano dai centri abitati.

Il loro suggerimento «congeda la folla
perché vada nei villaggi vicini
a comprarsi da mangiare» appare ragionevole
e accettabile. Ognuno provveda da sé.

Si rispecchia in questa proposta
la normale logica umana.
Espresso in forma poco elegante e brutale,
il messaggio suonerebbe:
«Ognuno si arrangi»

«Non occorre che vadano;
voi stessi date loro da mangiare» (v. 16)

Mt 14-13-21 – Qual è la risposta di Gesù
alla fame della gente?

Se la soluzione fosse quella del miracolo,
il brano di oggi non avrebbe molto da dirci,
perché a nessuno di noi è concesso
di compiere simili prodigi.
Gesù indica ciò che ogni discepolo
può e deve fare affinché a nessuno
manchi il pane.

Egli non risolve il problema della fame
senza la collaborazione dell’uomo.

«Non abbiamo che cinque pani e due pesci…
Gesù disse: “Portatemeli qua» (vv. 17-18)

Mt 14-13-21 – Gesù chiede ai discepoli
di consegnargli ciò che hanno,
anche se a loro sembra poco.

Cinque pani e due pesci
– sette pezzi di alimento –
sono il simbolo della totalità.
Nulla va trattenuto, la generosità
deve essere senza limiti.
La condivisone dei beni
è la proposta di Cristo.

«Dopo aver ordinato alla folla
di sedersi sull’erba…» (v. 19)

Mt 14-13-21 – Segue l’ordine di far sedere
la folla nell’erba dei campi.
Più che il particolare dell’erba
che richiama il periodo primaverile,
conta quello del sedersi insieme.

Anziché una folla disordinata
e senza pastore, si offre il quadro
di un gruppo organizzato
che richiama il popolo ebraico
nel deserto, sotto la guida saggia
e sicura di Mosè (cf Es 18,21).

«prese i cinque pani e i due pesci,
alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,
spezzò i pani e li diede ai discepoli,
e i discepoli alla folla» (v 19)

Mt 14-13-21 – A questo punto Gesù
non intende solo sfamare una moltitudine,
intende piuttosto invitare al banchetto
che sta preparando per loro, segno e anticipo
del banchetto messianico alla fine dei tempi,
come predetto da profeta:

«Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli… un banchetto
di grasse vivande… di vini eccellenti»
(Is 25,6).

C’è da osservare anche un’altra cosa:
il miracolo è descritto con termini
e annotazioni che anticipano
l’istituzione dell’Eucaristia
durante l’ultima Cena.

«Tutti mangiarono a sazietà
e portarono via i pezzi avanzati:
dodici ceste piene» (v. 20)

Mt 14-13-21 – Il cibo benedetto
si moltiplica nella mani dei discepoli
che iniziano a distribuirlo ai presenti.
Sono testimoni diretti di un centuplicarsi
del prodotto iniziale.
La poca cosa è ora abbondanza
e non si arresta finché c’è richiesta.

Tutti mangiano a sufficienza, e lo dimostrano
le ceste avanzate, dodici come le tribù d’Israele,
come i mesi dell’anno, quasi a dire che di cibo
ce n’è per tutti e sempre.

I pezzi avanzati alludono al pane
ancora a disposizione per altri che verranno.
E il pensiero corre subito al pane eucaristico,
mai esaurito, dono perenne
alla comunità dei credenti.

Per il momento a essere sfamati
sono «circa cinquemila uomini», cifra tonda
che dà maggior risalto alla grandiosità
del miracolo, senza per questo impegnarsi
in un rigoroso conteggio aritmetico.
Si contano solo gli uomini,
secondo l’uso dell’Oriente Antico.

Foto: Giovanni Lanfranco,
Moltiplicazione dei pani e dei pesci
1624-1625, olio su tela (229 x 426 cm),
National Gallery of Ireland, Dublin /
wikioo.org

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