Mt 13-44-52

Mt 13-44-52 – XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

 

Contesto

Mt 13-44-52 – Il Vangelo di questa domenica
ci presenta le ultime quattro parabole
raccolte da Matteo nel capitolo tredicesimo,
detto appunto “discorso parabolico”,
discorso che abbiamo cominciato a leggere
due domeniche fa.

Come nelle precedenti parabole,
Gesù non fa ricorso a idee astratte
ma consegna delle immagini,
affinché gli ascoltatori
accolgano facilmente la parola,
la conservino nel cuore e, ricordandola,
la attualizzino nel loro quotidiano.

Le parabole di oggi sono brevissime:
la prima parla del tesoro nascosto, la seconda
della perla preziosa, la terza della pesca
e la quarta dello scriba che tira fuori
dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie.

Tutte e quattro, come le altre già viste,
sono accomunate dallo stesso inizio:
«Il Regno dei cieli è simile a…».

Delle quattro parabole odierne
le prime due sono inseparabili,
mentre la terza, a livello tematico,
sembra una ripresa della parabola
del buon grano e della zizzania
(cf. Mt 13,24-30.36-43).

Il tesoro e la perla

Mt 13-44-52 – Due parabole:
il tesoro nascosto nel campo
e la perla preziosa cercata da tanto tempo.
Due parabole per dirci un solo messaggio:
incontrare Dio è la cosa più bella
che ci possa succedere.

Le due parabole suggeriscono
due modalità diverse.

Un uomo, che non possiede la terra
e che, per caso,
senza averlo programmato,
inaspettatamente trova il tesoro.

Il mercante, invece, che è ricco,
appassionato delle cose più belle,
e che gira il mondo
per trovare la perla più bella,
finalmente, dopo una lunga ricerca,
la trova.

Sono le due modalità
presenti nell’esperienza di fede:
lo stupore di chi scopre
qualcosa di bello e d’inatteso,
quasi per caso

e la fatica di chi cerca,
nei contrasti dell’esistenza,
quello di cui ha bisogno il suo spirito.

***

Mt 13-44-52 – Il tesoro e la perla
hanno un grande valore
e sono qualcosa di prezioso,
che affascina.

C’è il tesoro che supera ogni altra attrattiva
e che cambia la vita.
C’è la perla unica al mondo,
che tutti vorrebbero possedere.

Tesoro e perla
sono i nomi bellissimi del vangelo
(ricordiamo l’esortazione
di papa Francesco: Evangelii gaudium),
o meglio ancora
sono nomi della persona di Gesù.

Chi cammina nella fede
scopre sempre meglio
che essere cristiani
non è seguire una dottrina,
una morale, un codice di condotta,
la frequenza a dei riti,

ma è seguire la persona di Cristo,
con la quale entrare in relazione
che fa crescere, maturare, arricchire.

I due protagonisti sono spinti
da una grandissima gioia

Mt 13-44-52 – Il primo scopre
qualcosa d’immaginabile,
è riempito di gioia incontenibile…
ed è spinto a fare delle scelte importanti:
raccoglie tutti i suoi risparmi
per avere il denaro sufficiente e compra il campo
nel quale è nascosto il tesoro.

Lo stesso avviene per il commerciante,
un esperto mercante, intenditore appassionato
e ostinato dietro il suo sogno:
trova la perla più preziosa al mondo,
entusiasta, vende tutto ciò che ha per averla.

La gioia spinge i due nella decisione,
li converte, li convince, fa cambiare la loro vita.

I due non dicono:
abbiamo lasciato, ma abbiamo trovato.
Non dicono:
abbiamo venduto, ma abbiamo scoperto.
Non dicono:
abbiamo perso, ma abbiamo investito.

Il Regno è paragonabile a una rete (vv. 47-50)

Mt 13-44-52 – si tratta di una rete grande
che si getta nel mare e che si tira.
E questa rete pesca.

Ora il pesce pescato dall’acqua muore,
l’uomo pescato dall’acqua vive.
Quindi questa rete che pesca gli uomini
– vi farò pescatori di uomini –
vuol semplicemente dire che
il Regno dei cieli è la salvezza di ogni uomo.

E ogni uomo è raccolto in questa rete,
che in fondo, è l’annuncio
della Parola di Dio proposta a tutti,
ed è la Chiesa, dove si accoglie tutti
in questa rete e non si sta a vedere
se uno è buono o cattivo:
la salvezza è per tutti.

E questo risponde alla parabola della zizzania:
se uno facesse distinzione
e non accettasse uno come fratello,
allora non sarebbe figlio lui,
manca di misericordia.

Una setta di giusti non è più cristianesimo,
è l’alienazione di Dio come Padre di tutti,
di Dio come amore.

***

Mt 13-44-52 – A questo punto
nasce il secondo problema:
se è per tutti, allora tanto vale,
sono già nella rete, sono già a posto.

No. Alla fine si conclude,
si tira la rete a riva.
E c’è una distinzione:
i primi sono raccolti, gli altri sono gettati.

Cosa si raccoglie alla fine?
Si raccolgono i pesci buoni.
E cosa sono o chi sono i pesci buoni?

I buoni non sono quelli che non sbagliano
e che giudicano gli altri che sbagliano.
I buoni sono coloro che si sanno peccatori
come tutti e non giudicano nessuno.

Non è però perché sono pescato
e credo in Cristo che allora tutto va bene.
No, se sono pescato e credo in Cristo
e Cristo è la misericordia del Padre,
allora cerco di vivere coerentemente
il tesoro che ho scoperto,
pur con i miei difetti, le mie cadute.

Avete capito tutte queste cose? Gli risposero: sì.
perciò ogni scriba… è simile a un padrone di casa

Mt 13-44-52 – Qui Gesù fa un piccolo esame
ai discepoli dopo le parabole.
È l’esame che ci possiamo fare anche noi

Ho capito queste cose? Tutte?
Perché in genere si comprende solo la metà,
quella metà che interessa, perché ci giustifica.
Non l’altra invece
che dovrebbe metterci in discussione

E Gesù continua: Lo scriba divenuto discepolo
è come il padrone di casa che tira fuori
dal suo tesoro… – si era partiti col tesoro,
si termina col tesoro – cose nuove e cose antiche.

Lo scriba è colui che trasmette ciò che ha capito.
Ognuno di noi, nella misura in cui ha capito,
deve vivere coerentemente e poi anche trasmettere.
E cosa trasmettere? Il tesoro.

C’è in giro troppa convinzione che il Vangelo
sia un giogo, annulli la nostra gioia, sia un peso.
Dio, invece, è presente, è sempre nuovo,
e non toglie nulla, ma dà tutto.

Quindi attenzione alla novità.
Questa cosa nuova,
che è poi il Cristo presente ora,
è il come vivere qui e ora,
la devo scoprire nella sua radice antica.

È, in fondo, ciò che fa Matteo nel Vangelo
che porta il suo nome: fa vedere la cosa nuova
che è Cristo, attraverso la promessa antica
dell’Antico Testamento.

È questo atteggiamento di capire ciò che c’è di nuovo,
sia attraverso la storia che c’è stata,
e attraverso la promessa di Dio,
capire il presente, essere aperto al futuro
è il grosso lavoro di responsabilità
e di discernimento che ciascuno di noi deve avere.

Foto: Parabola della rete
e cernita dei pesci /
upload.wikimedia.org

Lascia un commento