Temperanza – Il punto fermo
Temperanza – I filosofi antichi
esortavano ad agire con temperanza
intesa come il giusto punto di mezzo
tra due eccessi:
intemperanza da un lato
e insensibilità dall’altro.
L’oracolo delfico μηδέν άγαν
(nessun eccesso) e il principio
dell’aurea mediocritas di oraziana memoria
entrarono nella definizione cristiana
della virtù cardinale della temperanza
molto spesso ritratta nell’immagine di donna
che mescola acqua calda e fredda.
La temperanza designa ancora
la capacità di soddisfare
con moderazione
i propri istinti e desideri
e la si associa ancora all’equilibrio
e all’autocontrollo.
Ma più che in passato
è trascurata
o messa in discussione.
Questo perché gli stili di vita
che ci vengono proposti,
o indirettamente imposti,
sono essi stessi privi spesso
di equilibrio e di moderazione.
Capita perciò di essere sollecitati
– persino fortemente attratti – dagli eccessi
e di considerare la temperanza
come un vestito fuori moda.
Ma quali le conseguenze
del mancato autocontrollo,
e del mancato rispetto
della misura nell’uso dei nostri beni,
del nostro corpo, del nostro pianeta?
Dipendenze, abusi,
delitti e perversioni sessuali,
danni ecologici,
corruzione amministrativa e politica,
arroganza e supponenza,
piccole e grandi vendette
stanno sotto gli occhi di tutti.
Temperanza – Il punto fermo
Vale oggi come ieri, dunque, il richiamo
a esercitare temperanza e sobrietà.
Ma giova anche ricordare
che la temperanza, come le altre virtù,
si perfeziona nel momento in cui entra
in una dinamica spirituale profonda.
Se, infatti, temperare
significa disporre bene qualcosa
per il suo uso
– sì, proprio come si tempera
la matita per poterla usare bene –
diventa inevitabile interrogarsi
sul fine ultimo dell’esistenza.
E così ci è dato scoprire
che quel fine ultimo
non è il raggiungimento
del giusto punto di mezzo,
né l’ascetica crocifissione
della carne fine a se stessa
né la conformità a regole precostituite.
È piuttosto
la gioiosa risposta di ognuno a una chiamata,
avendo come centro,
come unico punto fermo, l’Amore,
e non tanto il giusto mezzo.
Da qui l’invito
a lasciare che la “giusta misura” (métron)
venga essa stessa “temprata” dall’Amore
e si trasformi in una danza armonica,
luminosa, dove nulla esiste più di rigido,
di freddo, di difensivo, di calcolato,
e di unilaterale.
Chissà se un grande poeta
intendesse proprio questo
quando scrisse:
«Se non fosse per il punto,
il punto fermo,
non ci sarebbe la danza,
e c’è solo la danza» (T.S.Eliot).
Francesca Bugliani Knox, «Il punto fermo»,
in “Donne Chiesa Mondo”, Mensile del
“L’Osservatore Romano”, ottobre 2019,
n. 83, p. 1.
Foto: Vitruvio Alberti, «Temperanza»,
(intenta a miscelare acqua calda e fredda).
Dettaglio da un affresco nello studiolo
della Madonna della Clemenza (angolo a volta)
di Palazzo Altemps, Roma – Marie-Lan Nguyen,
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