Benedetto XVI visto da Tarquinio
Il giusto posto di Ratzinger
Quel ragazzo che voleva farsi prete
Benedetto XVI visto da Tarquinio – Per lui,
ragazzo che voleva farsi prete,
non doveva proprio «esserci posto»
nel mondo nuovo progettato dai nazisti.
Joseph Ratzinger,
quasi ottant’anni fa,
se lo sentì dire in modo sprezzante
da un ufficiale hitleriano.
Si sbagliava quell’uomo,
mentre quel ragazzo sapeva dove andare
e Chi seguire.
Nelle ultime ore terrene,
mentre si accingeva all’incontro,
faccia a faccia,
con il Signore della vita,
di tutta la sua vita,
è possibile che anche questo ricordo
abbia fatto compagnia a Benedetto XVI.
Da sereno e forte oppositore
di ogni relativismo assoluto,
proprio lui ci ha insegnato
che nulla c’è di più relativo,
cioè di più fragile,
della titanica pretesa di “uccidere” Dio
e di sostituirlo con l’arrogante
e spesso violenta ambizione
dei poteri di questo mondo.
Per questo da gran teologo
e da pontefice
ha sempre invitato tutti
a vivere etsi Deus daretur,
come se Dio ci fosse,
smisurata «misura»
che ci aiuta contenere
e convertire il male, anche orribile,
di cui siamo capaci
e a fare il bene che ci sospinge a realizzare
la nostra personale e comunitaria umanità.
E a farlo con coraggio,
sapendo anche stare creativamente
in minoranza,
oltre gli slogan, il cinismo,
ogni strumentalizzazione
e manipolazione dell’umano.
Benedetto XVI visto da Tarquinio
Già, non doveva «esserci posto» per lui,
e per quelli come lui,
seguaci non di orgogliose
e terribili croci uncinate
o di altre feroci esaltazioni totalitarie,
ma dell’Uomo della Croce.
E, invece, per lui c’è stato posto,
e che posto!
C’è stato posto nella Chiesa
che ha amato con gioia senza riserve
ma anche con dolore per «tradimenti»
e «sporcizia» (dalla pedofilia al carrierismo).
E c’è stato posto nel mondo
a cui ha saputo parlare,
nonostante incomprensioni e pregiudizi
culminati nelle porte incredibilmente sbarrategli
dall’Università di Roma,
usando la sua immensa
e gentile forza intellettuale,
dedita alla chiarezza e al dialogo.
C’è stato posto, prima,
nella decisiva stagione conciliare,
e poi nel lunghissimo
e fedele servizio accanto
a Giovanni Paolo II.
C’è stato posto,
come padre e maestro di coloro
che sono tenaci nella Speranza che salva
e innamorati dell’Amore che è Dio
e senza il quale non c’è Verità.
Benedetto XVI visto da Tarquinio
I capisaldi, per il Papa
che si definì «umile lavoratore
nella vigna del Signore»,
di una fede cristiana
per sempre giovane
e che sarebbero diventati anche
titoli di sue Encicliche,
culmine di un lungo
e straordinario magistero.
Già perché quel giovane,
giudicato, con “profezia” lugubre,
«fuori posto» nella società perfetta
che i senza-Dio volevano edificare
imprigionando l’Altissimo
nella fibbia dei cinturoni delle loro divise
e in campi e laboratori
di distruzione sistematica dell’Altro,
il suo posto nel mondo l’ha scelto,
onorato e illuminato
con ogni parola e ogni atto
della propria esistenza.
Fino all’appartato studio
e all’incessante preghiera
degli ultimi dieci anni
vissuti al monastero Mater Ecclesiae,
nel cuore del Vaticano.
Come un’essenziale cripta
– vien da pensare –
nella gran cattedrale
che ha saputo costruire
da uomo di fede e di pensiero.
Benedetto XVI visto da Tarquinio
Joseph Ratzinger è stato laico fedele,
sacerdote, vescovo, cardinale
e Papa della Chiesa cattolica.
Il primo, da secoli,
a rinunciare al pontificato.
E a promettere «reverenza e obbedienza»
al proprio successore:
parole potenti,
su cui forse non tutti
hanno riflettuto a dovere,
emblematicamente identiche a quelle usate
da san Francesco d’Assisi nell’incipit
– filiale nei riguardi del «signor Papa» –
della regola che stava dando a sé
e ai suoi frati minori.
Quasi un preannuncio dello spirito
che, dopo papa Benedetto
e a partire dal suo lascito
centrato sulla certezza che la Chiesa serve,
e dunque vive e cresce «per attrazione»,
sta segnando la stagione di papa Francesco.
«Il posto del Papa – confidò Benedetto XVI
all’amico giornalista Peter Seewald – è la croce».
Joseph Ratzinger
ha saputo affrontare il potere
e rinunciare a esso,
pur in quella forma spirituale
e specialissima a cui era stato eletto
e che per otto anni ha incarnato.
Ma la Croce di Cristo
sino all’ultimo istante,
ne siamo certi e grati,
è stata e restata il “suo” posto
sulla nostra Terra senza pace
e affamata di giustizia e di verità.
Marco Tarquinio, «Il giusto posto di Ratzinger.
Quel ragazzo che voleva farsi prete», in
“Avvenire”, sabato 31 dicembre 2022, p. 1.
Foto: Benedetto XVI
(Joseph Aloisius Ratzinger) /
insiemenews.it