EliseoC – XIII Domenica del Tempo Ordinario – 1 Re 19,16b.19-21 – Anno C
Contesto della prima lettura
EliseoC – Elia, il profeta «simile al fuoco»,
la cui parola «bruciava come fiaccola» (Sir 48,1),
vive in tempi di grande benessere economico,
ma anche di preoccupante corruzione religiosa e morale
Il re Acab si è sposato con una principessa straniera
tanto bella quanto perfida,
che ha portato in Israele il culto dei suoi dei.
Ora la vocazione profetica di EliseoC,
di cui ci ragguaglia la prima lettura,
risponde alla volontà divina di ripristinare
l’alleanza con il suo popolo,
tradita dalla politica idolatrica condotta dal re Acab.
Elia è costretto a fuggire dopo aver sterminato
i profeti di Baal sul monte Carmelo (1 Re 18),
minacciato dalla regina Gezabele (1 Re 19,2)
e sfoga tutta la sua amarezza al cospetto di Dio,
perché gli Israeliti hanno accondisceso
all’idolatria regale e hanno eliminato tutti i profeti.
Rimasto solo, ha paura (1 Re 19,14).
Il suo lamento non resta inascoltato:
Yahweh gli ordina di partire dal monte Oreb
e di recarsi verso il deserto di Damasco
al fine di ungere Cazael come re di Aram,
Ieu come re d’Israele,
ed Eliseo come profeta al posto suo (1 Re 19,16).
È un progetto di restaurazione politico-religiosa,
in cui i re e i profeti avevano il delicato compito
di porsi alla guida di quel resto di Israele,
che non ha piegato il ginocchio in segno di adorazione,
né ha baciato gli idoli introdotti nel culto (1 Re 19,18).
Inizia un nuovo corso,
ed è indispensabile che le due sfere,
regale e profetica, concorrano
per ripristinare l’alleanza con Dio.
Testo
Così come chiestogli dal Signore,
Elia si dirige verso il deserto di Damasco
per ungere EliseoC (v. 16b),
il cui nome significa «Dio è salvezza».
Eliseo è figlio di Safat,
la cui radice semitica rimanda al verbo «giudicare»,
e proviene da Abel-Mehola (cf 1 Re 4,12; Gdc 7,22).
Prima dell’arrivo di Elia,
Eliseo sta arando con dodici paia di buoi;
egli stesso è alla guida del dodicesimo (v. 19b).
Elia passa accanto a Eliseo
mentre è intento ad arare
e gli getta addosso il suo mantello (v. 19c).
Eliseo si distacca dagli attrezzi di lavoro
ma prima di seguire Elia,
chiede di congedarsi dai suoi genitori.
Elia glielo consente.
Dopo essersi congedato dai suoi familiari,
Eliseo taglia ogni legame
anche con la sua precedente attività (v. 21):
Uccide una coppia di buoi e,
con la legna utilizzata per il giogo,
fa cuocere la carne
e la condivide con le persone presenti.
Poi segue Elia, entrando al suo servizio (v. 21).
EliseoC – Commento
Letto in se stesso,
l’episodio accredita presso il popolo ebraico
Eliseo come autorevole successore di Elia.
Anche letterariamente, siamo al passaggio
dal “ciclo di Elia” al “ciclo di Eliseo”.
Interpretato, invece, come contrappunto del Vangelo odierno,
il brano certifica che ogni autentica vocazione
richiede una libertà interiore
che sganci dalla vita precedente
e immetta nella nuova condizione.
Sono infatti richieste alcune condizioni,
anche se meno radicali di quelle proposte da Gesù.
Giustamente, perché siamo nell’Antico Testamento
e questo prepara il Nuovo Testamento.
Importante tuttavia notare
che siamo sulla medesima lunghezza d’onda.
Il brano è un bell’esempio di racconto di vocazione,
ricco di gesti simbolici che occorre decifrare
per il lettore moderno,
spesso spaesato a contato con la mentalità biblica.
Da quanto si evince Eliseo non è figlio di profeta,
né la sua famiglia si segnala per particolari titoli
oppure onorificenze, né proviene da un luogo rinomato;
la sua chiamata, pertanto, è una scelta di pura grazia
da parte di Dio.
Un primo dato di diversità rispetto
allo schema classico di chiamata
è che Dio agisce per interposta persona.
Contrariamente al suo stile di chiamare direttamente
coloro che intende arruolare al suo servizio,
qui agisce per mezzo del profeta.
È evidente che lui rimane la causa efficiente,
come ricorda il v. 16 nel quale il Signore
ordina a Elia di ungere Eliseo come suo successore.
La chiamata di Dio giunge nell’ordinarietà della vita,
perché Eliseo è intento ad arare.
Ne consegue che Dio non necessariamente si rivela
in luoghi prestabiliti (ad esempio, il tempio o il monte)
o secondo schemi convenzionali,
ma raggiunge i suoi eletti nelle circostanze
e nei luoghi della vita di tutti i giorni.
Elia aggrega Eliseo con un gesto simbolico,
consistente nel gettargli addosso il mantello.
Il mantello s’identifica con la persona
che lo indossa e con i suoi diritti.
Porlo sulle spalle di un altro esprime
un passaggio di consegne; nel caso specifico,
Elia trasferisce a Eliseo il suo carisma profetico.
Prima di seguire Elia,
Eliseo chiede di congedarsi dai suoi genitori;
le sue parole evidenziano la sua fedeltà
alla legge del Signore, che esige
di onorare il padre e la madre (Es 20,24).
Il gesto del bacio poi esprime
Tenero affetto e devozione filiale.
Elia glielo consente,
in ossequio alle normali consuetudini (Gn 31,28);
al contempo, gli ricorda l’importanza
del gesto di investitura appena compiuto
Il simbolismo di tutto ciò e di quello che segue,
è sì l’abbandono della precedente condizione
ma anche la disponibilità alla sequela.
Due volte infatti torna il verbo tecnico
“mettersi alla sequela” (cfr. vv. 20 e 21),
che concretamente significa essere al servizio di qualcuno.
È quanto afferma la frase conclusiva:
«Si alzò e seguì Elia,
entrando al suo servizio».
La sua vocazione di profeta
ha richiesto l’abbandono dello stato precedente
(lavoro, ambiente, famiglia).
In termini positivi, la nuova scelta
Esige tempo pieno;
non è ammesso il part time.
Foto: Elia getta il suo mantello
sulle spalle di Eliseo / br.pinterest.com