Carlo da Sezze

Carlo da Sezze (1613-1670) – Religioso dei Frati Minori Riformati – 6 gennaio

Carlo da Sezze, al secolo Giancarlo Melchiori,
nasce a Sezze (Latina) il 19 ottobre 1613
da Ruggero Melchiori (o Marchionne) e Antonia Maccione,
contadini pii e di buona condizione.

Carlo è battezzato il 22 dello stesso mese,
come risulta dall’unico registro contemporaneo
esistente tuttora presso la cattedrale di S. Maria.

Per motivi di salute deve sospendere gli studi elementari:
perciò dapprima fa il pastore e poi il contadino.

A diciassette anni,
dapprima fa voto di perpetua castità in onore della Vergine
poi, il 18 maggio 1635, a 22 anni, chiede e ottiene
di entrare nella provincia romana dei Frati Minori Riformati
(dal 1897 confluiti nella famiglia francescana dei Frati Minori,
grazie all’unione operata da Papa Leone XIII),
nel convento di San Francesco in Nazzano.

Dopo aver superato molte difficoltà,
alla fine emette la professione solenne il 19 maggio dell’anno seguente
con il nome di fra Carlo da Sezze.

Contro il parere dei genitori e dei parenti
che lo vorrebbero sacerdote,
preferisce, per spirito di umiltà,
rimanere semplice fratello converso,
di conseguenza svolge la sua attività come questuante, ortolano, portinaio, cuciniere, sagrestano.

Risiede dapprima nel convento di S. Maria Seconda in Morlupo,
in un secondo tempo in quello di S. Maria delle Grazie in Ponticelli,
poi in quello di S. Francesco in Palestrina,
successivamente in quello di S. Pietro in Carpineto Romano,
inoltre in quello di S. Pietro in Montorio e, infine, in quello di S. Francesco a Ripa Grande in Roma.

Inolttre, tra il 1640 e il 1642 dimora per breve tempo
nel convento di S. Giovanni Battista al Piglio
e poi in quello di S. Francesco in Castelgandolfo.

Il 1° ottobre 1648,
mentre partecipa alla Messa nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma,
al momento dell’elevazione,
il suo cuore rimane trafitto da un dardo di luce
partito dall’Ostia consacrata e ne rimane piagato per tutta la vita.

Ai lavori consueti del suo stato
unisce un’insospettabile attività letteraria:
per cui questo «scrittore senza lettere», come si definisce,
scrive molte opere,
in gran parte recentemente stampate,
altre inedite, altre andate perdute.

Tra quelle conservate e pubblicate si ricordano, per esempio,
«Le Tre Vie», «Il Sacro Settenario»,
«I Discorsi sulla Vita di Gesù», la sua «Autobiografia»,
scritta con serafico candore per ordine del suo confessore.

Carlo si distingue per l’umiltà, l’ubbidienza,
la pietà serafica e l’amore verso il prossimo.
Di fatto riesce ad unire alla più intensa vita interiore e contemplativa
una instancabile attività caritativa e apostolica
che lo conduce a Urbino, a Napoli, a Spoleto e in altre città.

Laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, cardinali e pontefici
si giovarono della sua opera.

Per esempio, un giorno riceve addirittura un ordine da papa Clemente IX (1667-69):
dicono che a Montefiascone (Perugia) ci sia una monaca santa,
fra Carlo vada lì e controlli.

Fra Carlo muore nel convento di San Francesco a Ripa Grande in Roma
il 6 gennaio 1670, circondato da una notevole fama di santità.

I processi per la definizione canonica della sua santità,
iniziati poco dopo la morte,
subiscono notevoli ritardi dovuti a contingenze storiche.

Dapprima Clemente XIV dichiara l’eroicità delle virtù il 14 giugno 1772;
poi Leone XIII, con breve del 1° ottobre 1881, lo beatifica il 22 gennaio 1882,
e, infine, Giovanni XXIII lo canonizza il 12 aprile 1959.

San Carlo da Sezze è l’unico santo canonizzato
ad avere ricevuto, in vita, durante l’adorazione dell’Eucaristia,
una ferita al cuore causatagli da un “raggio” proveniente dall’ostia consacrata.

La sua festa liturgica si celebra il 6 gennaio.
Insieme a san Lidano d’Antena (1026-1118)
è patrono della città di Sezze
e della diocesi di Latina-Terracina-Priverno.

Foto: Antonio Sicurezza, San Carlo da Sezze, Chiesa dell’Immacolata, Latina / it.wikipedia.org

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